News | 14 June 2019 | Autore: Redazione

Anfia e Convey a convegno per parlare di lotta alla contraffazione su internet
Cresce a vista d’occhio, interessa tutti i settori e non solo quello del lusso e soprattutto si evolve rapidamente in base alle azioni messe in atto per contrastarlo.
Stiamo parlando del mercato del falso, un business che vale circa il 3,3% del commercio globale per una cifra che sfiora i 510 miliardi di dollari (dati riferiti al 2016).

Che si tratti di una borsa, di un orologio o di un ricambio auto, il prodotto di eccellenza ha un forte richiamo sul mercato della contraffazione e il commercio online non ha fatto altro che favorire la proliferazione di piattaforme BtoB e BtoC in grado di vendere merce contraffatta in tutto il mondo.

Visto che la contraffazione interessa trasversalmente tutti i settori economici, ricambi auto compresi, lo scorso anno Anfia ha iniziato una collaborazione con Convey, una società torinese operante nella lotta alla contraffazione in internet e nella tutela online dei diritti di proprietà intellettuale (IPRs). Con Convey, ha avviato un progetto pilota denominato “Lotta alla contraffazione online su piattaforme e-commerce B2B e B2C", riservato agli associati della sezione Anfia Aftermarket.

I risultati della prima fase del progetto, cui hanno aderito 11 aziende, sono stati illustrati in anteprima nel convegno che si è tenuto lo scorso 11 giugno presso la sede Ucimu di Cinisello Balsamo (MI). Oltre a portare l’esperienza diretta di Convey in questo ambito, è stata l’occasione per dare voce alle testimonianze di un gruppo di imprese (tra cui UFI Filters), operanti in ambiti diversi, che hanno implementato l’intero ciclo “intelligence & enforcement”, caratterizzato una strategia sistematica ed efficace di contrasto al fenomeno della contraffazione online.

Convey: come arrivare a rimuovere un’inserzione illecita

Come contrastare questo fenomeno? Ci sta provando con buoni risultati Convey, grazie alle sue soluzioni tecnologiche di “Internet Intelligence” e di “Business Intelligence”, nonché al suo solido know-how legale/procedurale di “IPRs Online Protection”.

Come ha illustrato Michele Provera, direttore servizi anticontraffazione online di Convey, la metodologia utilizzata non può essere di tipo tradizionale. Infatti, il successo del contrasto alle inserzioni “fake” in internet non può che basarsi sull’inversione del paradigma tradizionalmente adottato: l’attenzione del titolare di intellectual property rights (IPRs) non deve essere puntata solo sui “contraffattori” (potenzialmente milioni) ma sui cosiddetti “proxi”, ovvero quei soggetti che, tramite le proprie strutture telematiche e relativi servizi offerti a un pubblico internazionale, rendono possibili le attività di commercio elettronico che veicolano il falso.


Obiettivo prioritario è quindi ottenere dai “proxi” – a seguito di puntuali notifiche dei diritti violati – l’immediato “take-down” dell’offerta illecita e, in caso di recidiva, anche la chiusura definitiva dell’account del seller/contraffattore.

Il quadro giuridico sotteso a quest’approccio è quello delle recenti normative, condivise a livello internazionale, sulla co-responsabilità degli Internet Service Providers (ISPs) nell’e-commerce in caso non intervengano a seguito di documentate notifiche da parte dei titolari degli IPRs o di loro procuratori.

Solo una corretta individuazione, misurazione e analisi del “fake online” consente di scegliere la migliore strategia di repressione delle situazioni illecite e di focalizzare l’attenzione sui seller/contraffattori più pericolosi, cioè quelli che vendono i volumi più elevati in uno o più mercati serviti dai suddetti marketplace.

Esperienze di successo: il caso UFI Filters

Per dimostrare quanto il fenomeno sia trasversale e riguardi anche settori cosiddetti “tecnici”, Michele Provera, ha introdotto cinque aziende di diversi comparti, che hanno raccontato la loro esperienza (di successo) portata avanti da alcuni anni proprio con il supporto di Convey.

Tra queste, UFI Filters, da sempre impegnata attivamente nel campo della proprietà intellettuale, a partire dalla registrazione dei suoi marchi UFI e Sofima a livello internazionale, così come dei suoi prodotti più innovativi (è il caso di “Argentium” l’innovativo materiale filtrante appena presentato alla fiera Autopromotec, la cui domanda di brevetto è già stata depositata).

Essendo il mercato del “fake” su scala globale e vista la presenza dell’azienda e dei suoi prodotti su scala mondiale, per contrastare la contraffazione alla fonte, sulle piattaforme e-commerce sviluppate soprattutto in Cina e Turchia, circa quattro anni fa l’azienda ha iniziato la collaborazione con Convey.

Come ha illustrato nel suo intervento Luca Autelli, general counsel di Ufi Filters, l’analisi preliminare aveva rivelato la presenza di circa 10.000 inserzioni sulle piattaforme cinesi. Da cui è scaturita la necessità di azionare non solo i diritti derivanti dai marchi registrati, ma anche quelli assicurati dai brevetti per invenzione in essere, ottenendo in tal modo un fatturato potenziale bloccato dalla contraffazione di maggiore entità.
La cancellazione di inserzioni contraffatte, ottenuta anche tramite l’azionamento di brevetti, ha riaperto il mercato potenziale, portando a un incremento dei fatturato (prima bloccato) e assicurando la crescita della qualità del prodotto originale sul mercato.

A conclusione del suo intervento, Luca Autelli ha sottolineatp come “In un mercato globale, un’azienda che vuole confrontarsi sul mercato deve innanzitutto credere nel valore dei propri assets: i propri marchi e i propri brevetti. Investire in questo non è mai una spesa inutile. Se UFI Filters non avesse creduto in questi valori, non avrebbe avuto gli strumenti per contrastare in modo efficace il crescente problema della contraffazione, anche nel mondo internet”.
 

La prima fase del progetto: i risultati

Avviato nel secondo semestre del 2018, il progetto sta dimostrando quanto sia importante che un’associazione di categoria in campo tecnico (quale Anfia) si faccia portavoce dei problemi di un intero settore, coinvolgendo un nutrito gruppo di aziende associate. E i risultati non fanno che confermare che la direzione intrapresa è quella giusta, perché ciascuna azienda che ha aderito al progetto ha ora chiara la dimensione del fenomeno in cui è direttamente coinvolta.

Al momento, infatti, il progetto ha affrontato la macro-fase preliminare di “internet intelligence”, con gli obiettivi di accrescere la sensibilità delle aziende sulle criticità create dal commercio elettronico (e in particolare dai grandi marketplace di Cina e Far East, da cui proviene oltre l’80% della produzione mondiale di contraffazioni); realizzare una prima mappatura delle contraffazioni e degli abusi dei titoli di proprietà intellettuale (marchi, modelli di design, brevetti, copyright), nonché fornire una prima quantificazione del danno subito.

Giuseppe Provera, amministratore unico di Convey, ha presentato una sintesi dei risultati del progetto pilota, che ha coinvolto 11 aziende associate ad Anfia.
L’azione di controllo (internet intelligence) è stata effettuata su 22 piattaforme e-commerce BtoB e BtoC, nelle quali sono state individuate oltre 2 milioni di inserzioni. Di questi, circa 30.000 (pilotate da un totale di circa 1.500 seller o contraffattori) sono state classificate come molto sospette.
I prodotti coinvolti in queste situazioni sospette sono circa 6 milioni, per un volume di affari (illecito) di circa 32 milioni di euro.
Le principali tipologie di problematiche riscontrate online riguardavano le violazioni di marchi registrati, l’infringement di modelli di design e l’uso non autorizzato di materiali protetti da copyright.

Va sottolineato il fatto che il contraffattore evolve in base alle azioni messe in atto per contrastare il suo business. Si sta infatti assistendo a uno spostamento del baricentro dell’illecito, che se in una prima fase riguardava soprattutto il marchio, ora riguarda principalmente violazioni sui modelli di design e di copyright.

Considerazioni finali

Vista l’entità del fenomeno, il problema non è affrontabile con metodi e soluzioni tradizionali (cioè per via giudiziale), efficaci invece nel commercio offline.
Come è stato ben sottolineato nel corso del convegno, l’associazione potrebbe avere un ruolo trainante e innovativo, sia per aiutare le imprese a comprendere il fenomeno a livello qualitativo e quantitativo, sia facendole capire che le metodologie esistono. Ma purché queste metodologie siano efficaci, le aziende devono essere in possesso di un buon portafoglio di titoli di tutela della proprietà intellettuale, che spazia dalla tutela del marchio ai brevetti, del design al copyright.
Un portafoglio di titoli che deve quindi essere “azionato” in maniera dinamica, con l’aiuto di specialisti come Convey, nell’ambito di un piano sistematico e concreto di lotta alla contraffazione.


 

Anfia e l’impegno nella lotta alla contraffazione

Andrea Debernardis, responsabile del Gruppo Componenti Anfia, ha aperto i lavori raccontando il ruolo e gli obiettivi dell’associazione nella promozione della cultura della P.I. (proprietà intellettuale) e la sua difesa in Internet.
In particolare, ha sottolineato l’importanza della collaborazione di Anfia-Aftermarket con il Nucleo Anticontraffazione della Guardia di Finanza per la promozione del SIAC (Sistema Informativo Anticontraffazione) e ha ricordato il successo del Vademecum “Io non voglio il falso” realizzato nel 2012 insieme al Ministero dello Sviluppo Economico e rivolto proprio al comparto ricambi automotive.
Risale invece a un anno fa la collaborazione con Convey, sviluppatasi attraverso un percorso comune partito nell’aprile del 2018 e terminato nel marzo del 2019, che ha portato a un’azione di controllo su dieci piattaforme online del Far-East e altrettante della Cina.
 


 

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