Articoli | 01 June 2009 | Autore: Tommaso Caravani

Ricambi rigenerati... dalla crisi

Il mercato dei ricambi rigenerati continua il suo percorso di consolidamento e, oramai sdoganati, questi ricambi rappresentano spesso un’alternativa al nuovo.

Che il mercato dei ricambi rigenerati rappresenti un buon antidoto contro la crisi lo dimostra il grande interesse che tutti manifestano: dalle case auto ai vari componentisti. Ma tra un'elettronica sempre più onnipresente e tolleranze di lavorazione sempre più ridotte all'osso, il lavoro dei rigeneratori è sempre più difficile, al punto che si stanno concentrando le lavorazioni in quelle officine meccaniche dotate di un know-how importante, quando addirittura a rigenerare i componenti non ci pensano direttamente i produttori (di auto e dei componenti stessi).

La precisione: nuove frontiere di riparazione
Il problema delle tolleranze è sempre più sentito da chi desidera intraprendere il mestiere del rigeneratore: lavorare con possibilità molto basse di errore nei processi meccanici richiede grandi investimenti e difficilmente una piccola officina meccanica può permettersi attrezzature come una camera pulita o macchine a controllo numerico. Tuttavia, il vantaggio è che gli operatori sono sempre più preparati e chi sopravvive raggiunge ottimi livelli di precisione. Basti pensare a casi emblematici come i nuovi ricambi della linea BDC Premium proposti da Bosch. La peculiarità di questi ricambi è che, non solo sono rigenerati, ma lo sono direttamente dai Bosch Diesel Center, ossia la rete di officine Bosch che si occupa di riparazioni di impianti Diesel. Questi operatori hanno raggiunto un tale livello di preparazione che oggi possono offrire senza problemi iniettori e pompe di alimentazione (sia di bassa sia di alta pressione) perfettamente rigenerati, garantiti e con il benestare della casa costruttrice stessa.

Elettronica la nuova frontiera
Ma se i componenti meccanici o elettromeccanici (dai giunti ai motorini di avviamento per intenderci) rappresentano il grande del mercato, secondo molti il futuro è destinato a nuove forme di rigenerazione. L'APRA, ad esempio, l'associazione americana dei ricostruttori di componenti per il settore automotive, prevede a breve un nuovo tipo di rigenerazione, cioè quello delle centraline elettroniche delle vetture. Centraline che sono ovviamente legate ai veicoli su cui sono montate, ma che, grazie a un processo di rimappatura, potrebbero funzionare anche su un'altra vettura dello stesso modello (o magari anche un'altra con lo stesso codice motore o con gli stessi impianti di sicurezza, dipende da cosa è deputata a fare la centralina in questione). La rigenerazione potrebbe quindi, secondo l'APRA, passare da un livello meccanico a un livello elettronico e di software.

Reintegrare i "nuovi" rigenerati
Ma se rigenerare le centraline è un argomento che rappresenta il futuro della rigenerazione, l'elettronica pone molte sfide già nel presente. Così, spesso per installare nuovi ricambi, è necessario riprogrammare la centralina che comanda quel componente. Oggi, infatti, l'eletronica è già parte integrante dei mezzi in circolazione e risulta sempre più complesso far riconoscere un componente, specie se rigenerato, alle varie centraline. Fortunatamente, i vari produttori provvedono già a risolvere in partenza questo tipo di problema e, nonostante siano necessari dei distinguo a seconda del tipo di ricambi, non è azzardato affermare che, oggi, installare un ricambio rigenerato si rivela praticamente uguale a installarlo nuovo.

Certificazione: il vantaggio dei grandi produttori
Il più grande vantaggio della rigenerazione è rappresentato da un basso costo del ricambio (o quantomeno un risparmio accettabile rispetto allo stesso componente nuovo). Secondo alcune stime, con i ricambi rigenerati è verosimile stabilire che si può arrivare a risparmiare anche il 30% rispetto a quelli della filiera indipendente e circa la metà del componente arginale con il marchio della fabbrica (valori da considerare come media di tutti i prodotti rigenerati). Se si guardasse solo a questo fattore, quindi, viene da chiedersi come mai tutti non utilizzino esclusivamente ricambi rigenerati. La verità è che uno dei più grandi limiti alla diffusione di questo tipo di ricambi proviene dalla mancanza di norme e procedure certe per la rigenerazione di ogni singolo componente.
Il processo di rigenerazione, infatti, è affidato alla società che si occupa di rimettere a nuovo il prodotto, ma non esiste, almeno in assoluto, una linea guida che certifichi l'effettuazione del lavoro a "regola d'arte". In realtà, alcuni grandi produttori di componenti hanno dei disciplinari interni per autocertificare e "autocontrollare" la qualità dei propri rigenerati e questo è il motivo per cui, a volte, i loro listini assomigliano più a quelli dei ricambi nuovi piuttosto che a quelli dei rigenerati. è bene però ricordare che la garanzia commerciale tra due aziende è di solo un anno, mentre quella destinata al consumatore è di due. Per questa ragione, al meccanico, conviene utilizzare rigenerati solo di produttori di cui conosce le capacità (non necessariamente i grandi nomi dell'aftermarket, ma con l'accortezza di verificare bene l'azienda di provenienza e le capacità che possiede). Tuttavia, proprio a causa della crisi economica mondiale, molti autoriparatori stanno riscoprendo questo genere di ricambi e il mercato continua a essere trainante.

Gestione del reso: un problema ancora irrisolto
L'altro grande limite che ostacola la diffusione dei ricambi rigenerati è la restituzione della carcassa. Tutto il processo di rigenerazione è virtuoso solo nel caso che le vecchie carcasse siano riconsegnate al produttore o al rigeneratore in cambio di un nuovo revisionato. Questo dato fa riflettere quindi sulla disponibilità del rigenerato: è possibile avere a magazzino i rigenerati di tutte le marche? Ovviamente no. Quindi se per alcuni ricambi di scarso valore e alta rotazione è possibile allestire un buon magazzino, per lavori più complessi e ad alto valore aggiunto, spesso si procede ancora on-demand. è il caso dei motori completi o di componenti complessi come cambi e differenziali.

Il mercato del futuro, tra elettronica e veicoli industriali
Nonostante tutte le considerazioni fatte, tuttavia, quello che si nota nel mercato dei ricambi rigenerati è che comunque si profila un netto cambiamento di merceologia. I componenti meccanici stanno lentamente perdendo terreno, specie sulle autovetture, per due principali motivi: da una parte i nuovi materiali permettono ai componenti una maggiore vita utile; dall'altra, le case automobilistiche e gli stessi componentisti stanno effettuando continue limature ai listini dei ricambi, rendendo, di fatto, molto spesso antieconomiche le operazioni di rigenerazione. Già oggi, nel settore dell'auto, si sta sempre più puntando alla rigenerazione di componenti con sempre maggiore elettronica per fare fronte al costo del nuovo (basti pensare agli iniettori Diesel, appunto, o a componenti come i debimetri). Nel mondo delle lavorazioni meccaniche, invece, tiene ancora il settore dei veicoli industriali. In questo caso, i ricambi nuovi hanno, infatti, costi proibitivi per molti autotrasportatori, schiacciati anche dalla crisi economica, per cui rigenerare conviene. Certo, in questi casi la tempestività è d'obbligo, nessun trasportatore vuole sostenere le spese di un fermo macchina prolungato.

In Italia c'è la FIR
La FIR Federazione Italiana Rettificatori e Ricostruttori di Motori nasce a Torino il 4 Aprile 1969 per volontà di un gruppo di rettificatori, che vedeva la necessità di incontrarsi per discutere e approfondire i vari temi inerenti la revisione del motore e per fornire consulenza e assistenza alle aziende che, nell'ambito del territorio nazionale, esercitavano la ricostruzione di motori endotermici e il ricondizionamento di loro singole parti. Alla fine del 1979 la sede dell'associazione è stata trasferita a Bologna. Oggi la FIR conta su 219 aziende associate considerate tra le più rappresentative della categoria, dislocate su tutto il territorio nazionale, a cui si affiancano come soci aderenti 16 aziende commerciali, che seguono con competenza e disponibilità il lavoro svolto nelle officine, suggerendo informazioni sia tecniche che commerciali. Scopo dell'associazione è tutelare gli interessi della categoria ponendosi come referente nei confronti del mondo dell'autoriparazione e della ricostruzione del motore, attraverso attività di consulenza e promozione, rappresentando la categoria nei confronti delle istituzioni pubbliche e delle altre realtà imprenditoriali del settore automotive. L'associazione si confronta anche con altre associazioni estere e aderisce alla F.I.R.M., l'associazione internazionale dei rettificatori e ricostruttori di motori che ha sede a Brussels.

Approfondimenti:

www.fir-rettificatori.it

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