Articoli | 01 April 2009 | Autore: Stefania Antonelli

Filtri abitacolo - Che aria tira nell’abitacolo?

Un componente recente, il filtro abitacolo. Con un’importanza forse ancora troppo poco conosciuta dall’automobilista. Ma qualcosa si sta muovendo, grazie anche alla comunicazione da parte delle aziende.

In attesa che le auto diventino più ecologiche e che le emissioni inquinanti diminuiscano, rendendo più pulita l’aria che respiriamo, iniziamo a rendere più respirabile l’aria all’interno della nostra auto. Un compito importante, svolto dal filtro abitacolo. E pensare che fino a qualche anno fa questo componente non esisteva, dato che è stato introdotto insieme ai primi impianti di condizionamento. Ancora oggi ci sono auto che ne sono prive, non avendo il condizionatore installato. Trattandosi di vetture che – vuoi per gli incentivi, vuoi per gli standard di emissioni a cui adeguarsi, vuoi per semplice anzianità – vanno verso la sostituzione, si capisce come l’andamento del mercato aftermarket dei filtri abitacolo abbia prospettive rosee anche in futuro, almeno potenzialmente. Sì, perché non è detto che poi la sostituzione del filtro avvenga sempre ogni 15.000 km, come consigliato. Ma questo è un problema di comunicazione che affronteremo poi. Inoltre non dimentichiamo che l’attuale situazione economica sta toccando pesantemente il settore automotive: la riduzione di automobili prodotte non potrà che far sentire i suoi effetti sull'aftermarket. La maggior parte dei produttori di filtri abitacolo, quando interrogata sulle tendenze future, si è mostrata ottimista. Il mercato dei filtri abitacolo oggi quanto vale? è difficile stabilirlo. I dati forniti dalle aziende stesse sono discordanti in questo senso. Il range delle cifre è compreso tra i 5 milioni e i 10 milioni di pezzi all'anno. L'OES e l'IAM se la giocano quasi alla pari, con una preponderanza del primo sul secondo.

Quali filtri?
Tra i filtri abitacolo semplici e quelli combinati con carboni attivi, sono sicuramente i primi a fare la parte del leone. Solitamente, infatti, l'aftermarket si attiene alla tipologia installata in primo impianto: i filtri combinati sono stati sviluppati successivamente e sono quindi presenti in un numero minore di auto. Sono stati installati, inoltre, prevalentemente su auto di grossa cilindrata, dove non si bada a spese, mentre nelle utilitarie si tende a montare il filtro semplice, più economico. Qual è la differenza? Mentre il filtro semplice blocca le particelle liquide e solide, come polvere o pollini, quello a carboni attivi aggiunge una protezione contro gli inquinanti gassosi, bloccando non solo i cattivi odori, ma anche i gas nocivi per la salute, come i diossidi. A causa delle crescenti reazioni allergiche, il primo impianto tende a spostarsi sempre più verso i filtri a carboni attivi, per i quali si prevede un incremento considerevole. Alcuni produttori hanno iniziato a estendere infatti la produzione dei filtri combinati anche per auto di fascia media e c'è chi propone entrambe le categorie per ogni modello. Il filtro abitacolo può anche essere montato in retrofit: alcuni produttori sviluppano filtri per veicoli che ne sono sprovvisti in origine, quando cioè lo stesso impianto A/C è stato installato in aftermarket. Questo richiede un certo studio per poter collocare il nuovo componente all'interno di una struttura inizialmente non prevista. Fermo restando che un buon filtro deve avere un'alta capacità filtrante pur non bloccando la portata d'aria, i materiali e le tecniche usate variano a seconda del produttore e dei filtri. C'è chi aggiunge uno strato di microfibra con capacità elettrostatiche per maggiore resistenza all'umidità; c'è chi usa un triplo strato di materiale lanuginoso oltre allo strato dei carboni attivi; c'è chi applica una guarnizione fusa al telaio per sigillare bene il filtro al suo vano alloggio; chi usa collanti atossici e chi si avvale di tecnologie di saldatura a ultrasuoni; ci sono filtri con un telaio intero e filtri sostenuti da due barre laterali. La diversificazione, dunque, va ben al di là della semplice divisione tra presenza o assenza di carboni attivi. In primo impianto, i filtri sono progettati in collaborazione con le case auto, poiché ogni veicolo ha le sue specificità, esigenze diverse relativamente alla struttura del telaio, e richiede quindi filtri costruiti con materiali e tecnologie ad hoc. Di conseguenza si può dire che non esiste un filtro standard.

Più importante di quanto si creda
Il filtro abitacolo, questo sconosciuto. Sarà perché fino a qualche tempo fa neanche esisteva, sarà perché si dà tutto per scontato. Fatto sta che l'automobilista medio non sa di avere un filtro abitacolo e tanto meno si preoccupa del suo stato. Eppure la sua importanza non è trascurabile: in assenza di un filtro efficace, l'abitacolo può raggiungere gradi di inquinamento anche cinque volte superiori rispetto all'ambiente esterno, favorendo l'insorgere di patologie polmonari o disturbi allergici; uno starnuto porta a un istante di guida cieca, che si traduce in qualche metro di strada, soprattutto alle alte velocità. In caso di filtro intasato, inoltre, i vetri si appannano più facilmente, disturbando la visibilità. Come si vede, non è in gioco solo la propria salute, ma anche la sicurezza stradale. La sostituzione periodica è quindi fondamentale, ogni 15.000 km o due volte all'anno, a seconda dell'uso che si fa dell'auto. Da segnalare come errata la consuetudine di cambiare il filtro solo nelle stagioni calde: innanzitutto perché il climatizzatore, a differenza del condizionatore, viene usato anche in inverno; in secondo luogo perché il filtro depura l'aria anche quando il climatizzatore non è in funzione. Sarebbe necessaria una legge che ne obbligasse la sostituzione? Se alcuni produttori abbracciano questa ipotesi (I.F.A. Filtri addirittura ha inviato una richiesta in questo senso in collaborazione con l'Università di Napoli), altri non sono d'accordo, sia per non imporre un ulteriore obbligo all'automobilista, sia perché lo stato del filtro abitacolo dipende da come e quanto viene usata ogni auto. Più che a un obbligo alla sostituzione, qualcuno sarebbe favorevole all'imposizione di standard qualitativi o all'indicazione di linee guida. In Germania, per esempio, il TUV ha definito le modalità sperimentali per la certificazione di filtri abitacolo ad alta efficienza contro i pollini e le polveri fini.

Comunicare per sensibilizzare
Ciò che si può fare è una comunicazione mirata. Sia alle officine, in modo che propongano il cambio filtro spiegandone la necessità, sia all'utente finale. Quelli che seguono sono solo alcuni esempi. Molte aziende si affidano alle pubblicazioni su riviste specializzate, altre alle proprie house organ (Bosch, Magneti Marelli After Market Parts and Services), altre, come Mann+Hummel, Freudenberg e la rete Denso Clima Service, si rivolgono direttamente ai propri ricambisti e alle loro officine con incontri di formazione e informazione diretta. CTR Group ha stampato un poster da esporre in officina che, elencando i controlli periodici sul climatizzatore, suggerisce la sostituzione del filtro abitacolo ogni 10.000 km. Delphi propone invece un catalogo solo di filtri destinato in particolar modo alle officine non specialiste dell'aria condizionata e alle stazioni di rifornimento carburante. Al momento comunque la comunicazione più efficace nei confronti dell'automobilista resta quella empirica: mostrare il filtro appena sostituito, per far capire quanti agenti inquinanti sono stati catturati.

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