Articoli | 01 September 2011 | Autore: Tekné Consulting

Cambio automatico: corretta manutenzione

L’evoluzione dei cambi automatici nel tempo ha permesso di rendere più efficienti le loro prestazioni, aumentare il piacere di guida e diminuire i consumi di carburante. Vediamo come funzionano e perché un’accurata manutenzione, comprensiva di lavaggio, è fondamentale.

I cambi automatici vanno a sostituire la macchinosità di guida delle autovetture equipaggiate con un cambio manuale; grazie alla loro evoluzione, si è modificato il pensiero relativo ad alcuni fattori che portavano alla considerazione negativa dei cambi automatici, a causa della diminuzione delle prestazioni e di un leggero aumento dei consumi.
Il cambio automatico più diffuso è quello che per il funzionamento utilizza dei rotismi epicicloidali (treno planetario di tipo Ravignaux), che permettono la costituzione dei vari rapporti di trasmissione, e un convertitore di coppia che funge da collegamento tra albero motore e cambio.
La variazione del rapporto tra le velocità angolari dei due alberi è consentita dalla gestione elettronica dei gruppi epicicloidali, bloccando, a seconda del rapporto che si vuole generare, la corona esterna, il gruppo satelliti oppure il pignone centrale (si veda la figura 2).
Il bloccaggio delle ruote dentate del gruppo avviene per mezzo di pacchi frizione che vanno ad agire, a seconda del rapporto che si vuole innestare, sui tre alberi concentrici facenti capo al pignone, alla corona, o alla gabbia portasatelliti.
Il collegamento tra l’albero motore e l’albero d’ingresso del cambio stesso non è meccanico, bensì idraulico, e avviene interponendo tra di essi una macchina idraulica denominata convertitore di coppia. Nel convertitore di coppia è presente olio che, quando sottoposto alla differenza dei regimi di rotazione dell’albero motore e del cambio, si comporta pressoché come un giunto meccanico, assicurando una trasmissione quasi senza slittamento.
Il convertitore di coppia può essere “libero”, quando cioè non stabilisce mai un collegamento “rigido” tra albero motore e cambio, e ingenera quei fastidiosi effetti di “frizione che slitta” tipici di auto di qualche anno fa, oppure “bloccabile”, in genere nelle marce superiori, utile per diminuire i consumi e aumentare il piacere di guida.
I primi cambi automatici avevano bisogno, per garantire un buon funzionamento, di circuiti in pressione molto elevata, e ciò comportava un decadimento delle prestazioni dovuto all’alto assorbimento in cavalli che questi sistemi causavano.
Gli automatici di nuova generazione invece utilizzano pressioni dell’olio meno elevate, assorbendo meno energia e di conseguenza meno cavalli; in più il convertitore di coppia è quasi sempre bloccabile in tutti i rapporti, cosa che elimina l’effetto “slittamento” citato precedentemente. Inoltre, i nuovi cambi automatici sono governati dall’elettronica, che nella maggior parte delle volte provvede a eliminare i difetti tipici dell’automatico convenzionale (primo tra tutti l’inserimento di un rapporto superiore in frenata o quando si alleggerisce il gas).
Questi cambi possono prevedere 5, o anche 6 rapporti: in questo caso è previsto l’inserimento manuale delle marce, spostando la leva sul rapporto desiderato. Ci sono inoltre anche quelli a inserimento “sequenziale”, che permettono l’utilizzo in “manuale” con inserimento dei rapporti mediante pressioni in avanti sulla leva per innestare il rapporto più lungo, e verso dietro per scalare; sono così i cambi “Tiptronic” Porsche, gli automatici Audi e VW di grossa cilindrata, e alcuni cambi automatici Mercedes.

L’importanza della
pulizia interna
Contrariamente a quanto viene detto da talune voci più o meno attendibili, per un cambio automatico è di fondamentale importanza effettuare una regolare e approfondita pulizia interna, la quale non va a sostituire ma a integrare il normale cambio dell’olio e del filtro.
Tale procedura, detta anche di “lavaggio”, è una validissima opera di prevenzione contro il danneggiamento della trasmissione automatica, e va eseguita, come detto, a ogni cambio dell’olio effettuato secondo le normali scadenze del piano di manutenzione, dove previsto o vivamente consigliato a ogni 60.000 chilometri circa, oppure per risolvere in maniera efficace eventuali problemi alla trasmissione.
La semplice sostituzione del lubrificante infatti non va a eliminare eventuali morchia e residui metallici (smeriglio), che possono essere fonte di malfunzionamenti del cambio automatico (vettura che “strappa”, marce bloccate, eccetera), e che inevitabilmente si accumulano con il tempo, come mostra l’immagine in figura 3 del fondo della coppa olio del cambio automatico di una BMW X5.

La necessità di strumenti specifici
Per il lavaggio occorre un’attrezzatura specifica, simile a una stazione di manutenzione per impianti di climatizzazione, costituita da un’apparecchiatura che effettui preventivamente il recupero dell’olio esausto, permetta il lavaggio del cambio con apposite sostanze (additivi e detergenti), e infine immetta il quantitativo di lubrificante corretto.
Inoltre, solo con tale attrezzatura è possibile recuperare e smaltire anche l’olio che durante la normale manutenzione rimarrebbe nel convertitore, con innegabili migliorie in termini di pulizia: lo sporco presente in questo lubrificante verrebbe infatti rimesso in circolo, vanificando così i benefici del cambio olio e di un eventuale lavaggio.

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