Articoli | 01 September 2011 | Autore: Raffaella Tosoni

Sicurezza sul lavoro: parole e non fatti

Anche se il numero di incidenti sul lavoro (soprattutto mortali) diminuisce di anno in anno e molte aziende dichiarano di “mettere la sicurezza al primo posto”, la realtà dei fatti è un po' diversa, come dimostra un'indagine a livello europeo di DuPont Sustainable Solutions sulla percezione di questa tematica. Un tema che riguarda tutti e deve far riflettere.

Normalmente rispetto a un problema si chiedono fatti e non parole, ma per quanto riguarda la questione della sicurezza sul lavoro la realtà è costituita da parole soprattutto e da pochi fatti.
Un'indagine estensiva in questo senso è stata condotta da DuPont Sustainable Solutions, la società di consulenza di DuPont che supporta le imprese nel miglioramento di sicurezza, efficienza e sostenibilità. Sono state contattate 300 aziende leader in Europa, di dimensioni medio-grandi, appartenenti a differenti settori come petrolio e gas, edilizia, automotive, energia, servizi pubblici, alimentare, trasporti, siderurgia, logistica e industria manifatturiera in generale, e operanti in Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo e Spagna.
Lo scopo dell'indagine era capire quale fosse la percezione della problematica della sicurezza nel posto di lavoro analizzando le convinzioni, gli atteggiamenti e le strategie d'azione delle aziende. Il dato più allarmante, che ci porta a dire che stiamo parlando di tante parole e di pochi fatti è che esiste una sorta di "frattura concettuale" (come la definisce DuPont) fra ciò che viene dichiarato e ciò che viene attuato, come dire che si crede molto alla necessità di essere sicuri sul posto di lavoro, ma sono poche le misure messe in atto a questo scopo.
Vediamo cosa emerge in particolare per quanto riguarda il settore automotive in Italia, ricordando che anche se l'indagine riguarda più l'industria auto, è importante che questo tema sia sempre al centro delle attività di tutte le imprese, grandi o piccole, e che una valutazione sulla situazione sicurezza è importante non solo per la salute delle persone, ma ha anche ripercussioni positive sulla qualità del lavoro e del prodotto.

La sicurezza
a parole
In generale, benchè l'importanza e il peso della sicurezza siano ben compresi dagli intervistati, si riscontrano alcune lacune nel modo in cui la sicurezza stessa viene implementata sul posto di lavoro, da cui risulta un’avversione ad assumere piena responsabilità per la sicurezza, una scarsa diffusione di modelli di riferimento per l’implementazione, e, dato di particolare rilevanza, una scarsa presenza di strumenti per misurare sia quantitativamente sia qualitativamente le performance.
Secondo i dati della ricerca, infatti, sebbene numerose organizzazioni considerino la sicurezza come una tra le più importanti priorità aziendali, di fatto è raramente una delle questioni che suscitano maggior interesse per la mancanza di stimoli realmente motivanti.
Infatti, come motivazioni principali all’attuazione della sicurezza il 65% degli intervistati ha citato il rispetto delle leggi e l'immagine aziendale, mentre solo il 15% dei partecipanti ha parlato di aumento della produttività, riduzione dei costi o di miglioramento della qualità come possibili benefici, il che mostra quanto sia ancora scarsa la consapevolezza che miglioramenti nella sicurezza si traducono anche in miglioramenti nella complessiva performance aziendale.
In Italia, nell'industria automotive, solo il 36% degli intervistati ha dichiarato che la sicurezza è una priorità e che deve essere perseguita per la necessità di conformarsi agli obblighi di legge (49%) e per il giovamento che ne trarrebbe l'immagine aziendale (55%). Ciononostante ben il 94% delle aziende (e l'80% di quelle automotive) ha nominato la sicurezza sul lavoro come strategica.
Nonostante paia un obiettivo fondamentale, dunque, il comportamento aziendale sembra essere contraddittorio e soprattutto diffuso tanto a livello di dirigenza quanto di dipendenti, tanto che solo per il 30% delle aziende la sicurezza è uno sforzo di tutto il gruppo aziendale.
Inoltre, in questo panorama, ben il 30% delle aziende ha dichiarato di non avere  obiettivi specifici e di non essersene posti per quanto riguarda l'attuazione della sicurezza e anzi, tutto sommato, la maggioranza delle aziende ritiene di essere soddisfatta rispetto al livello di sicurezza nel posto di lavoro, tanto che a livello europeo quasi un'azienda su cinque non stabilisce alcun obiettivo di sicurezza specifico.

Prevenzione degli incidenti
Una annotazione importante a questo riguardo è cosa pensano le aziende e i dipendenti relativamente alla possibilità di prevenire gli incidenti sul lavoro. Alla domanda “Si possono prevenire tutti gli infortuni?” le risposte sono state discordanti, ma è interessante vedere in cosa.
Le aziende dell'Europa nordorientale, infatti, dove il livello di automazione industriale è più elevato, tendono a ritenere che non tutti gli infortuni siano prevenibili. In Europa meridionale, invece, dove prevalgono settori industriali ad alta intensità di lavoro in cui la sicurezza comportamentale ha un ruolo più importante, si ritiene con maggiore frequenza il contrario. In Spagna tale opinione è così diffusa che ben il 96% degli intervistati ritiene che tutti gli infortuni siano evitabili. In Italia, invece, per il 58% delle aziende gli infortuni possono essere evitati con adeguate prevenzioni; nell'industria automotive, però, il 60% degli intervistati sostiene che ciò non è possibile.
D'altro canto, se tra gli operai - specialmente in determinati settori - è opinione diffusa che un certo numero di incidenti sia accettabile, e la direzione non esprime un parere diverso, è inevitabile che tutte le parti in causa tenderanno a dedicarsi meno alla sicurezza. Ecco spiegato quindi dove risiede la contraddizione o "frattura concettuale" di cui si parlava all'inizio; l'atteggiamento nei confronti degli incidenti sul lavoro ben lo spiega.
Questa ricerca mostra come tali atteggiamenti siano diffusi nelle aziende, manifestandosi in una mancanza di chiarezza sulla piena responsabilità individuale verso la sicurezza, che influenza negativamente il coinvolgimento di ogni singolo individuo quando assiste ad azioni rischiose. Infatti, un operaio su tre in Francia non ritiene di essere autorizzato a interrompere operazioni per prevenire infortuni, e ugualmente riluttanti a farlo sono gli operai di Portogallo e Italia, secondo i partecipanti all’indagine. In Spagna, invece il 70% delle aziende intervistate considera la sicurezza come il risultato di uno sforzo collettivo; dello stesso parere il 30% degli intervistati in Italia e il 25% in Germania.
Si può sostenere che incentivare la sicurezza sia uno dei mezzi più efficaci per migliorarne le prestazioni. Tuttavia, meno della metà delle aziende intervistate tende a incentivare la sicurezza, e, dato interessante, quelle che lo fanno sono ubicate prevalentemente nell'Europa meridionale.  

Sicurezza e performance aziendali
Il risultato dell'indagine evidenzia che la sicurezza è generalmente subordinata ad altre esigenze produttive e che la maggior parte delle aziende non si dedica adeguatamente a questo problema. Anche se gli elementi basilari di un'efficace gestione della sicurezza sono presenti, senza stimoli adeguati i risultati nella sicurezza non arrivano; senza un approccio coordinato e rigoroso alla gestione della sicurezza, infortuni e incidenti mortali continueranno ad affliggere le aziende di tutta Europa, minando la loro capacità operativa e quindi di generare valore per la società.
Se infatti risultasse più chiaro che la sicurezza sul lavoro porta come risultato anche una miglior performance aziendale, forse la questione verrebbe affrontata in maniera diversa. O meglio: l'opinione del 95% dei partecipanti è che un miglioramento in tema di sicurezza porta a una migliore performance aziendale. Ma se, come dicevamo, questa opinione non si traduce in fatti, il risultato non cambia. É invece chiaro che certe carenze possono indebolire il sistema, diminuendone l’efficacia generale, con il risultato di incrementare la frequenza di incidenti e infortuni.
In Italia, solo il 48% delle aziende sostiene che la sicurezza è direttamente collegata alle prestazioni generali dell'azienda oltre che personali (per esempio stipendio e carriera), ma questa percentuale scende al 20% per l'industria automotive. Questa distanza fra i due obiettivi della sicurezza e dei risultati in termini di prestazioni aziendali fa sì che l'idea di investire in questo senso non venga molto considerata. Solo il 60% delle aziende italiane pensa che aumenterà gli investimenti per la sicurezza, mentre il dato cala al 20% per le industrie automotive. C'è da dire che il comparto auto è generalmente molto avanzato a livello tecnologico e quindi si pensa che grazie all'automazione di certe fasi della lavorazione ci siano meno possibilità di incidenti.

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