Articoli | 01 November 2007 | Autore: Cristina Palumbo

R2RC - Riparazione, un diritto per tutti

R2RC: un’iniziativa a favore dell’intera filiera dell’aftermarket promossa a livello internazionale. Le ragioni di questa campagna per il diritto alla riparazione e l’opinione di Bruno Beccari, presidente di A.D.I.R.A.

Una nuova sigla è apparsa nel mondo della riparazione indipendente, un simbolo che ci auguriamo possa divenire familiare ai più e farsi strada in tutta Europa: R2RC, Right to Repair Campaign, ovverosia la campagna per il diritto alla riparazione lanciato a Equip Auto lo scorso ottobre.
L’iniziativa è stata promossa congiuntamente da alcune organizzazioni di categoria che rappresentano tutti i diversi operatori dell’aftermarket, fino a comprendere anche l’utente finale: l’autombilista.
In prima linea troviamo Figiefa (la Federazione internazionale dei distributori di aftermarket, che in Italia ha trovato il suo riferimento in A.D.I.R.A.), che per l’occasione si è unita a Egea (European Garage Equipment Association, l’associazione europea dei produttori e importatori di strumenti di diagnosi e attrezzature per l’officina); Airc, che rappresenta la categoria delle carrozzerie; Cecra, l’associazione che dà voce agli interessi di ricambisti e autoriparatori (indipendenti e autorizzati) in 22 paesi europei, e infine Fia, Federazione internazionale dell’automobile, che raduna i diversi automobile club d’Europa che svolgono anche azioni di supporto e soccorso agli automobilisti.

I perché di questa campagna
Come mai queste associazioni hanno deciso di lanciare ufficialmente una campagna per il diritto alla riparazione? La risposta è semplice: da qui a poco (2010) scadrà la direttiva europea nota con il nome di BER 1400/2002 e non si hanno ancora notizie relative a un suo eventuale rinnovo. D’altronde si sa che i tempi della burocrazia sono lunghi e dunque è necessario muoversi per tempo per evitare un vuoto normativo che potrebbe condizionare pesantemente il settore dell’aftermarket nel suo complesso.
Se poi si considera quante difficoltà questa normativa incontri ancora oggi nell’essere realmente messa in pratica da tutti, a maggior ragione il timore delle varie associazioni di categoria appare fondato. Durante la presentazione della R2RC, infatti, tutti i rappresentanti delle organizzazioni che si sono succeduti sul palco hanno lamentato la scarsa applicazione della legge Monti e chiesto a gran voce alla Commissione europea di agire, agire e ancora agire, tenendo sotto controllo le case auto e il loro modo di operare quando rendono “disponibili” le informazioni tecniche.
La questione della reperibilità delle informazioni tecniche coinvolge, infatti, l’intera filiera dell’aftermarket indipendente, perché allo stesso modo ricambisti, produttori di strumenti di diagnosi e autoriparatori hanno bisogno di conoscere questi dati per poter scegliere il ricambio più idoneo e procedere con gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Allo stesso tempo, garantire a tutti gli operatori del settore la possibilità di lavorare con gli strumenti (nel senso più ampio del termine) adeguati rispecchia la motivazione di base che ha portato alla formulazione della BER: la libera concorrenza fra gli operatori del mercato (case auto e indipendenti) e il diritto di scelta del consumatore finale, l’automobilista.

Un “aiutino” viene dall’Euro 5
Approvato a giugno di quest’anno dal Parlamento europeo, il regolamento 715/2007, noto come normativa “Euro 5” e che diverrà applicativo dal 2009, oltre a indicare i parametri di legge per l’omologazione dei veicoli in base alle emissioni (standard Euro 5 ed Euro 6), dà anche precise indicazioni rispetto all’accesso alle informazioni necessarie per la riparazione e manutenzione dei veicoli.
In particolare, la normativa cita in dettaglio la tipologia di dati che i costruttori devono rendere disponibili e specifica che il formato dei documenti deve rispettare uno standard comune (formato Oasis).
Tutto ciò è sicuramente in linea con quanto previsto dalla direttiva Monti e certamente rappresenta un valido sostegno all’aftermarket indipendente, ma ha anche un limite. Infatti, poiché si riferisce ai veicoli immatricolati Euro 5, tutti gli obblighi indicati non riguardano i mezzi che rispettano gli standard di emissione precedenti. Come dire che il grosso delle vetture che entra in un’officina indipendente, cioè quelle che hanno già qualche migliaio di chilometri sulle ruote, sarà escluso da questa condivisione di informazioni. Quando la BER non sarà più in vigore, dunque, è fondamentale che ci sia una nuova direttiva che possa comprendere tutto il circolante, indipendentemente dall’omologazione del veicolo.

Cosa propone la R2RC
La campagna per il diritto alla riparazione nasce proprio allo scopo di sensibilizzare i legislatori, spesso persone non pienamente a conoscenza degli aspetti specifici dell’aftermarket indipendente, affinchè possano emanare una nuova direttiva che includa alcuni requisiti fondamentali per l’intera filiera.
Innanzitutto, è necessario che fin da ora le informazioni tecniche siano rese disponibili, in un formato standard, in base alle modalità richieste dal singolo operatore. Per esempio, è impensabile che un piccolo autoriparatore debba scaricare dal sito internet e pagare un manuale tecnico di 1.800 pagine con tutti i cablaggi quando per riparare il sistema di illuminazione gli basta un’informazione molto più semplice e ridotta. Diverso il caso di un costruttore di strumenti di diagnosi, che invece può essere interessato a ricevere tutte insieme le informazioni tecniche riguardanti un determinato modello di veicolo.
In questo senso, perciò, le associazioni che hanno lanciato la R2RC chiedono che la “nuova BER” possa contenere regole specifiche per il settore che garantiscano realmente la libera concorrenza e la libertà di scelta per l’automobilista. Per ottenere questo è necessario creare una “cultura dell’aftermarket”, che faccia del “diritto alla riparazione” un concetto diffuso a livello europeo e locale, che permetta di aumentare la visibilità e la conoscenza del settore e renda evidente l’importanza dell’aftermarket indipendente per le economie nazionali.

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