Articoli | 01 April 2006 | Autore: Monica Mistretta

Tailandia: la tigre asiatica dei Pick Up

Secondo le previsioni dell’OICA, entro il 2009 il numero di veicoli prodotti ogni anno in Asia sarà pari a quello dell’Europa. E questo non meraviglia più nessuno. La sorpresa è che, dopo Cina e India, il terzo protagonista sarà la Tailandia.

Quest’anno Automechanika, una delle principali manifestazioni fieristiche internazionali dedicate all’industria automotive, sbarca per la prima volta in Tailandia, un paese noto soprattutto come una delle più ambite mete del turismo occidentale. Ma se l’organizzazione di Messe Frankfurt ha deciso di entrare nel mercato locale, deve avere avuto motivazioni più che convincenti.

La Detroit dell’Asia
Forse non tutti sanno che la Tailandia è il secondo produttore di Pick Up al mondo dopo gli Stati Uniti e che, con oltre un milione di veicoli prodotti nel 2005 e prospettive di crescita annua del 15%, il paese è destinato a conquistare il tredicesimo posto nella classifica mondiale dei mercati auto entro la fine del 2006, passando così in testa alla Russia. Tra i progetti a breve termine del governo locale, tra l’altro, figura quello di trasformare la nazione in una “Detroit dell’Asia”, raddoppiando entro il 2010 i livelli attuali di produzione di veicoli. I mezzi per raggiungere l’ambizioso obiettivo sono promettenti: incentivi fiscali ai produttori auto, sgravi per l’acquisto di nuovi veicoli, investimenti nella costruzione di strade e infrastrutture e sviluppo delle tecnologie. Non mancano, però, gli ostacoli da superare, a partire dalla ridotta disponibilità di ingegneri qualificati e dalla scarsa conoscenza della lingua inglese anche a livello manageriale. Eppure, i produttori stranieri prevalgono di gran lunga su quelli locali e la Tailandia è uno dei pochi paesi asiatici ad aver resistito alla tentazione di sviluppare un marchio auto nazionale. I siti produttivi di veicoli appartengono tutti a costruttori internazionali. Ad attrarre la maggioranza degli investitori esteri, provenienti soprattutto dal vicino Giappone, sono, oltre ai bassi costi produttivi, i numerosi accordi commerciali di libero scambio, i free trade agreement, stipulati finora con Cina, India, Nuova Zelanda e Giappone, mentre sono ancora in fase di trattativa gli Stati Uniti; queste convenzioni fanno della Tailandia una base ideale per la conquista dei mercati internazionali. Primo fra tutti, quello del Sud Est asiatico, rappresentato dalle nazioni associate all’ASEAN, di cui anche la Tailandia fa parte: in questa area, caratterizzata da standard automotive armonizzati, è previsto il progressivo abbattimento delle tariffe doganali entro il 2010. Per queste ragioni, degli 1,15 milioni di veicoli prodotti in Tailandia nel 2005, circa 450.000 erano destinati alle esportazioni.
Questo non significa che il mercato auto locale non sia interessante: anche se il parco circolante, pari a 83 veicoli ogni 1.000 abitanti contro i 235 di Taiwan e i 232 della Malaysia, è piuttosto ridotto, il potere di acquisto della popolazione è in costante aumento. La cosiddetta classe media, concentrata soprattutto nella capitale Bangkok e nelle adiacenti province del sud, dispone di entrate relativamente alte, in grado di alimentare anche la domanda di veicoli di lusso, quali i SUV, largamente diffusi nel paese. Secondo i dati forniti dalla associazione automotive locale, la Thai Automotive Industry Association, inoltre, nel 2005 sono stati venduti 703.432 veicoli nuovi contro i 626.041 del 2004 (vedi tabella 1).
Si tratta dunque di un mercato relativamente giovane, che deve fare i conti, come tutti, con la competitività della vicina Cina, ma sul quale, però, le cifre invitano a scommettere.

I Tailandesi si muovono in Pick Up
Il veicolo più utilizzato dai 70 milioni di Tailandesi non è l’autovettura, ma il Pick Up, che nel 2005 ha rappresentato il 62,4% delle immatricolazioni locali, pari a circa 471.000 unità (un incremento del 21,5% rispetto al 2004). Toyota e Isuzu dominano oltre il 72% di questo mercato; la quota rimanente è suddivisa tra Mitsubishi, Nissan, Chevrolet, Ford e Mazda. I produttori giapponesi sono dunque i protagonisti incontrastati dell’industria automotive tailandese. Un dato confermato anche dalle vendite di autovetture, che rappresentano solo il 25,9% del mercato e sono capitanate da Toyota e Honda.
Ma il governo locale non è disposto a trasformare il paese in una sorta di mercato di nicchia dei Pick Up. Per questo, ha recentemente avviato un progetto, che porta il nome di Best little car, con il quale intende creare un nuovo segmento, alla portata delle tasche di tutti i consumatori tailandesi, allo scopo di rilanciare la produzione locale di autovetture.
L’altro grande protagonista delle strade tailandesi è il SUV. Nel 2005 sono state vendute circa 40.000 unità, pari al 5,9% del mercato, con una crescita del 136,5% rispetto al precedente anno. Anche in questo caso il leader di mercato è Toyota, che con il modello Fortuner detiene il 78,6% delle quote di mercato con oltre 29.000 veicoli venduti nel 2005.

Produrre in Tailandia per esportare nel mondo
È inutile sottolinearlo: la competitività dei prezzi dei componenti e ricambi prodotti in Tailandia è difficile da raggiungere per i produttori europei. Per questo, l’unica strategia efficace per conquistare il mercato locale è quella di aprire impianti produttivi nel paese, magari in partnership con aziende locali. Attualmente, in Tailandia ci sono circa 700 fornitori di componenti e 1.000 produttori di ricambi. Se è vero che i giapponesi dominano anche questo mercato, nei prossimi anni si prevede un aumento della presenza di fornitori europei e nordamericani: Visteon e Delphi hanno già aperto impianti produttivi in loco.
Le esportazioni incidono con forza anche sul mercato dei componenti, in particolare per quanto riguarda i motori Diesel, i cavi iniezione, i pneumatici radiali, l’illuminazione, le ruote, i radiatori e le parti freno: nel 2004 le esportazioni totali di componenti hanno raggiunto i 5 miliardi di dollari (vedi tabella 2).
Sono però in aumento anche le importazioni, a testimonianza di un’eccessiva concentrazione della produzione locale su alcuni tipi di componenti: i produttori presenti in Tailandia, infatti, forniscono circa l’80% dei componenti destinati ai Pick Up e il 55% di quelli destinati alle autovetture; il resto viene importato. Nel 2004 il valore delle importazioni ha raggiunto i 28 milioni di dollari, il 13% in più rispetto al precedente anno: i sistemi antifurto, elettronici e trasmissione, le pompe carburante e gli iniettori sono i componenti maggiormente richiesti.
Per supplire alla mancanza di ingegneri qualificati nel paese e incentivare la presenza di produttori stranieri, il governo locale ha recentemente creato un centro di ricerca e sviluppo, che si occuperà della formazione di oltre 100.000 professionisti da inserire nell’industria automotive locale nei prossimi cinque anni.

Automechanika Thailand: arrivano gli europei
A portare gli espositori europei in Tailandia ci ha pensato l’organizzazione della tedesca Messe Frankfurt. E non è un caso. Bmw e Mercedes, infatti, sono gli unici produttori europei presenti nel paese con impianti produttivi e significative quote di mercato (per quanto insieme non raggiungano un decimo delle vendite dei produttori giapponesi); tedeschi sono anche i più importanti fornitori europei di componenti in loco.
La prima edizione di Automechanika Thailand si terrà a Bangkok dal 10 al 13 maggio 2006. All’appuntamento sono attesi 400 espositori internazionali e 10.000 visitatori professionali. L’obiettivo primario dell’organizzazione è la creazione di un punto di incontro fra il mercato orientale e occidentale e, inoltre, tra i diversi centri produttivi nazionali asiatici.

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