Articoli | 30 November 2010 | Autore: Cristina Palumbo

Aprire un centro di revisione

Per aprire un centro di revisione cosa bisogna fare? E, soprattutto, quando vale la pena farlo? Cercando informazioni su internet si trova di tutto, incluse informazioni poco attendibili. Insieme a DEKRA revisioni, società di servizi che ha un suo network di centri revisione, abbiamo cercato di rispondere a queste domande.

A seconda delle fonti che si consultano e soprattutto degli anni presi in considerazione, aprire un centro di revisione può sembrare una opportunità da prendere al volo o da scartare. Perché i dati possono essere così diversi? “Bisogna saperli interpretare” ci spiega Andrea da Lisca, direttore generale di DEKRA Revisioni Italia, una persona che crede profondamente nel proprio mestiere e che non ha paura di parlare apertamente, perché convinto che una buona revisione significa soprattutto sicurezza sulla strada. Ma andiamo con ordine e vediamo quali sono i parametri da tener presenti per una valutazione di questa opportunità di business, che ad oggi coinvolge circa 6.500 centri.
 
Perché aprire un centro?
Innanzitutto, prima di considerare qualsiasi numero o statistica, è necessario identificare le proprie esigenze, soprattutto per chi ha già un’officina avviata.
La valutazione primaria è quella di capire chi è il target di riferimento: i clienti o i potenziali clienti. Scegliere di affiancare alla propria attività di meccanico quella di centro autorizzato per la revisione significa decidere di diversificare il proprio business e allo stesso tempo richiamare nuovi clienti sull’officina per gli interventi di pre-revisione (o di riparazione in caso di “bocciatura” del mezzo). Si tratta perciò di una scelta strategica, che può essere fatta “in proprio” o “in consorzio” con altre officine.
Oppure si può decidere di avviare una attività tout court, magari fungendo da punto di riferimento per le officine della zona, ma occorre valutare bene le reali opportunità per capire se l’investimento si può ripagare. In passato, questa era la scelta preferibile per DEKRA, che credeva nel tenere separate l’attività di revisione da quella di riparazione. Oggi, anche a causa del numero di centri attivi e della situazione economica del settore, DEKRA non spinge più sulla univocità dell’attività, ma ritiene che la diversificazione sia la scelta migliore.
Un altro stimolo ben presente tra i professionisti della riparazione, ma forse non tra i più “paganti”, è quello della “volontà di non collaborazione”. In altre parole, a causa di rapporti di “cattivo vicinato”, molti autoriparatori hanno pensato di allestire una linea di revisione nella propria officina, per non doversi più appoggiare a un collega con il rischio che possa “sottrarre” clienti.
La scelta, dunque, è del tutto personale, ma deve essere ben ponderata, perché l’investimento richiesto non è da poco.
 
Leggere i numeri
Secondo gli ultimi aggiornamenti (luglio 2010) il numero dei centri di revisione in Italia è pari a circa 6.500, anche se si tratta di una stima, in quanto la regione Sicilia si è “staccata” dal sistema nazionale di registrazione dei dati e pertanto i dati relativi alle sue province rappresentano un’ipotesi più che una certezza.
Detto questo, occorre fare due precisazioni: la prima è che qui parliamo solo di auto, perché i dati relativi alle due ruote non sono attendibili e dunque abbiamo scelto di non menzionarli (esistono sulla carta molte più moto e motorini di quanti ne arrivano su una linea di revisione).
La seconda considerazione è che le cifre possono essere lette secondo due diverse modalità, ovverosia paragonando anno su anno (vedi i dati dell’Osservatorio Autopromotec spesso citati nella nostra rivista) o biennio su biennio (anni pari e anni dispari, come preferisce fare DEKRA). La comparazione è importante ai fini della valutazione, per capire se il trend di crescita del numero di centri e delle revisioni eseguite è reale. Infatti, considerando che le auto vengono sottoposte a revisione ogni due anni (a parte le nuove, che arrivano dopo quattro), il parco delle vetture “papabili” è diverso e cambiano perciò i volumi di fatturato (cosa che peraltro l’Osservatorio Autopromotec segnala sempre nelle sue analisi).
Ci vorrà ancora qualche anno (e senza incentivi alla rottamazione) perché i valori degli anni pari e dispari si allineino. Nel frattempo, in questo articolo, abbiamo deciso di “sposare” la lettura a biennio, perché ci sembra più pratica ed efficace ai nostri fini.
La prima considerazione da fare, infatti, è sapere quanti centri di revisione sono attivi nella zona che ci interessa, quanti hanno aperto o chiuso negli ultimi due anni e capire così se rispetto al circolante da revisionare ci sono possibilità di lavoro per un nuovo centro. Rispetto ai dati pubblicati da DEKRA è evidente come alcune aree geografiche siano più “fortunate” di altre. Per esempio, Liguria e Toscana sembrano essere “isole felici”, dove il numero dei centri di revisione è ben proporzionato rispetto ai veicoli presenti. Ci sono altre zone dove, invece, la chiusura o apertura di un centro di revisione ha portato grandi cambiamenti nelle attività dei colleghi.
Per esempio: il dato in crescita di Verbania, dove nell’ultimo biennio sono stati aperti quattro nuovi centri di revisione (+57,1% nel raffronto 2008/2010) è in realtà destinato a diventare negativo in termini di quantità di revisioni effettuate (-33,8%) per due motivi: il numero dei veicoli in revisione dal 2008 al 2010 è calato di circa 600 e dunque più centri avranno ancora meno revisioni da spartirsi.
Se perciò la motivazione che spinge ad aprire un centro di revisione è di tipo strategico, cioè la diversificazione del proprio business, e si conta di guadagnare in maniera importante, è bene leggere le cifre con un occhio critico. Vedere che hanno aperto dei nuovi centri in zona non necessariamente significa che le cose vanno bene e “c’è da mangiare per tutti”. Riassumendo, si deve tener conto dei dati di crescita (in termini assoluti e relativi) del numero di centri e del quantitativo medio di revisioni all’interno della propria provincia o città. Inoltre, bisogna verificare dove sono esattamente questi centri già aperti, perché una distanza di molti chilometri potrebbe comunque giustificare l’apertura.
Diverso il caso, invece, di chi vuole semplicemente “arrotondare” un po’ e offrire un servizio extra ai clienti, senza puntare al guadagno: con un investimento contenuto possono bastare “poche revisioni” per andare a costo zero.
 
Quanto costa aprire un centro?
L’investimento in attrezzature e nelle necessarie opere murarie d’officina per l’apertura di un centro di revisione si aggira attorno ai 50/60.000 euro, una cifra che può variare a seconda dei fornitori scelti e della qualità delle attrezzature.
Ci sono poi diverse possibilità, anche e soprattutto a seconda della scelta di business che si fa. Se si tratta di un’attività collaterale su cui si punta poco, infatti, si può cercare una linea di revisione usata, magari di un centro che chiude. Oppure se si opta per l’opzione consorzio, dividendo le spese fra i soci, l’investimento ovviamente diminuisce.
In ogni caso, bisogna tener presente che è in fase di attuazione il protocollo MCTCNet2, per cui è bene dotarsi di attrezzature che siano compatibili al nuovo sistema di collegamento con la Motorizzazione. Alla domanda “Cosa si può salvare della dotazione normale di un’officina?” Andrea da Lisca risponde: “Forse solo il ponte sollevatore o la fossa per le ispezioni.” La questione delle attrezzature è però complessa, perché al momento, con i ritardi che si stanno verificando nelle fasi di applicazione del sistema MCTCNet2, i produttori di attrezzature non sono ancora in condizioni di esprimersi in maniera completa, soprattutto per ciò che riguarda l’adeguamento delle attrezzature già commercializzate e non ancora omologate MCTCNet2.
Altre fonti di costo sono le spese burocratiche: poche centinaia di euro se si fa tutto da soli, mettendo però in conto di perdere diverso tempo nei meandri della burocrazia provinciale, fino a un massimo di 1.500 euro se ci si rivolge a un’agenzia specializzata. Con DEKRA, invece, sono possibili più opzioni: le pratiche sono seguite gratuitamente per chi sottoscrive l’affiliazione; mentre sono a pagamento con tariffa oraria se si richiede una consulenza (a scelta, con o senza svolgimento delle pratiche burocratiche).
Come in ogni caso di burocrazia, i tempi per l’ottenimento delle autorizzazioni sono molto variabili: da due a sei mesi per il “fai da te”, meno se ci si affida a un “esperto” in burocrazia, che già sa a chi rivolgersi e come.
Il fattore tempo, secondo noi, è fondamentale, soprattutto per chi vuole fare del centro di revisione un’attività primaria. Infatti, prima di poter richiedere l’autorizzazione all’ufficio provinciale della Motorizzazione, è necessario avere già non solo tutta l’attrezzatura completa e installata a norma, ma anche aver nominato il Responsabile Tecnico, regolarmente assunto. Insomma, si tratta di un bel po’ di soldi messi lì a “dormire” senza alcun guadagno e non è una cosa che chiunque si possa permettere.
L’ultima spesa da affrontare è quella del Responsabile Tecnico: un corso obbligatorio, fornito da diversi enti (tra cui anche DEKRA), che ha un costo che si aggira attorno ai 500- 600 euro. La figura del Responsabile Tecnico può essere ricoperta sia dal titolare sia da un dipendente, ma deve essere qualificata tramite il superamento dello specifico corso e dunque fa parte dei prerequisiti necessari per l’apertura di un centro di revisione.
 
Cosa bisogna fare per aprire un centro?
Che si scelga la via del “fai da te burocratico” o dell’agenzia, è bene sapere quali sono i requisiti richiesti per l’apertura di un centro, onde evitare di farsi inutili illusioni se non si hanno per esempio gli spazi adeguati.
Sul sito del ministero, sfogliando il nuovo Codice della Strada e tutte le sue modifiche e appendici e circolari integrative, si trovano le indicazioni necessarie per quanto riguarda le dimensioni dei locali, l’elenco delle attrezzature omologate, i certificati e le certificazioni che devono essere prodotti a supporto della domanda (dalle categorie merceologiche dell’azienda alla sua solvibilità finanziaria, dall’agibilità dei locali alla prevenzione incendi).
Per praticità segnaliamo solo alcune informazioni, rimandando alla normativa completa per tutti i dettagli. Innanzitutto, il locale adibito al centro deve avere una superficie minima di 120 mq per la linea di revisioni auto (80 mq per la linea moto) se si tratta della singola officina o una superficie di 80 mq per i consorzi; la larghezza dell’ingresso deve essere di almeno 2,5 metri e inserito in un muro non più corto di 6 metri (4 per i consorzi) con un’altezza della porta di minimo 3,5 metri. Verificate le dimensioni, bisogna accertarsi che la propria azienda sia iscritta alla camera di commercio nelle quattro categorie di gommista, elettrauto, meccanico, carrozziere. Nel caso del consorzio è importante che le varie società siano iscritte nel registro delle imprese con almeno una delle quattro categorie e che insieme le abbiano tutte e quattro.
La domanda va presentata all’ufficio provinciale della Motorizzazione; un ispettore uscirà per verificare la veridicità di quanto dichiarato e, se la valutazione sarà positiva, la provincia rilascerà l’autorizzazione.
 
Aprire un centro conviene?
Visto l’investimento e la burocrazia inclusa in questa attività, come capire se vale la pena aprire un centro di revisione? Insieme ad Andrea da Lisca abbiamo cercato di stabilire un break even, cioè un punto di riferimento in numero di revisioni che possa portare i conti a pareggio e permettere di guadagnare.
Il fatturato minimo, per ripagarsi dell’investimento e dei costi affrontati per l’apertura e il mantenimento del centro, deve aggirarsi attorno ai 100.000 euro, pari a circa 2.000 revisioni all’anno. Questo per ciò che riguarda il centro “puro”. Chi invece ha già un’attività avviata, potrà probabilmente accontentarsi di qualcosa meno, anche perché altrimenti non si capirebbe come farebbero i centri esistenti a sopravvivere.
“È importante però sottolineare che vanno considerati tutti i costi e le spese, non solo quelli immediatamente calcolabili - spiega da Lisca. Non mi stancherò mai di ripeterlo: un imprenditore deve mettere in conto il tempo che può perdere o impiega diversamente rispetto alla sua fonte di reddito. Faccio un esempio: una lunga attesa agli uffici della Motorizzazione per avere delle informazioni è oggettivamente un costo, non posso non calcolarlo; così come l’essere proprietario dei locali non significa che non abbia spese per questo, per quanto minime le devo considerare tutte”.
In questo conteggio non bisogna dimenticare di valutare i maggiori introiti che la linea di revisione potrebbe portare al lavoro di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’officina, anche se si tratta di stime difficili da fare prima dell’apertura. Sicuramente i centri in Italia sono numerosi e sembrano al momento sufficienti a coprire il fabbisogno del mercato: mettersi in concorrenza con un nuovo centro deve perciò essere una scelta ben ponderata.

Approfondimenti:

Lo stato dell'arte su MTC2-NET

CENTRI DI REVISIONE ATTIVI

Il portale dell’automobilista, gestito dal dipartimento dei trasporti per conto del relativo ministero. La ricerca può essere fatta per provincia, comune o cap: bisogna avere la pazienza di contare a mano.
www.ilportaledellautomobilista.it - sezione centri revisione
 
Sito DEKRA Revisioni
http://www.dekra.it/centri-di-revisione
 
 
NORMATIVE E REQUISITI PER I CENTRI DI REVISIONE
 
http://www.mit.gov.it
 
http://www.dekra.it/revisioni

 
MCTCNET2
http://www.mit.gov.it/mit/site.php?p=cm&o=vd&id=651)
 
 
STATISTICHE SUL CIRCOLANTE
 
www.anfia.it
 
http://www.mit.gov.it
Nell’area stampa vengono pubblicati ogni mese i dati relativi alle immatricolazioni e ai passaggi di proprietà.
 
www.ilportaledellautomobilista.it
Nella sezione cittadino (previa registrazione) è possibile verificare i dati di immatricolazione per casa auto e alimentazione.

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