Articoli | 01 February 2007 | Autore: Marco Ugliano

General Auto - Una crescita parallela per le due “gemelle” dell’aftermarket

Ai progetti di General Auto e del network Giadi, la recente Finanziaria e gli effetti della BER: ne parliamo con Ugo Carini, titolare di General Auto e General Parts, nonché presidente Giadi.

Un’azienda nata nel 1948, “sdoppiatasi” nel 1989 e che oggi costituisce una delle realtà più dinamiche e interessanti del panorama nazionale.
General Auto, importante distributore della realtà campana, con alle spalle ormai quasi sessant’anni di esperienza nel settore dei ricambi, continua a espandersi nel Sud Italia. L’importante crescita di fatturato in Calabria nell’ultimo triennio la rende uno dei più solidi punti di riferimento del mercato in tutto il Meridione.
Abbiamo incontrato, presso la sede napoletana di Casalnuovo, Ugo Carini, uno dei titolari, recentemente riconfermato presidente del gruppo Giadi, network che per il 2007 ha diversi obiettivi in programma nel piano di crescita nel mercato della riparazione indipendente.
Un’occasione per conversare a 360 gradi con il titolare di General Auto, partendo dall’azienda di famiglia per arrivare al mondo Giadi, con interessanti spunti che portano ad argomenti di attualità tanto cari a chi vive quotidianamente l’aftermarket indipendente.

I numeri di General Auto
Una panoramica sulla storia e le attività di General Auto, e sulla più recente nascita di General Parts (consorella che tratta marchi e prodotti diversi), è d’obbligo: nel 1948, anno della fondazione dell’azienda partenopea, quest’ultima era specializzata nella vendita di ruote, silenziatori, radiatori e guarnizioni. Con il passare degli anni i quattro cardini aziendali sono stati affiancati da ricambi meccanici, dal frenante all’ammortizzatore.
I numeri che contraddistinguono il gruppo sono significativi di una crescita costante nel tempo e consolidata negli ultimi anni: circa 75.000 codici disponibili, un magazzino di 4.000mq interni e 4.000 esterni, un’aula corsi per la formazione da 40 posti, un centro di diagnosi; e ancora 30 dipendenti e 14 agenti di vendita, 8 persone dedicate al call center, che gestisce oltre 800 telefonate al giorno. Una realtà, insomma, compatta e strutturata, capace di smistare ben 8.000 ricambi al giorno, per un totale di 1.700.000 all’anno, che ha condiviso in pieno il progetto Giadi, sposando l’idea di creare un circuito che unisca tutti partecipanti, per far sentire la propria volontà all’interno di un gruppo.
Nel biennio 2005-2006 sono stati diversi i progetti realizzati da General Auto: tra questi spiccano l’ottenuta certificazione ISO 9000 VISION 2000 e la riorganizzazione del magazzino. Su quest’ultimo aspetto si è lavorato per la totale automazione, con un chiaro e lungimirante riassetto della logistica: oltre all’acquisizione di un nuovo padiglione di 500mq si è deciso per la suddivisione degli articoli in classe A, B e C, organizzati in nuove scaffalature che si sviluppano in altezza e che rendono più semplice e intuitiva la ricerca dei prodotti, dai fast moving a quelli a bassa rotazione.

Tre domande su General Auto General Auto e General Parts viaggiano parallelamente con un trend di crescita assai simile: come viene gestita questa sorta di “concorrenza interna”?
La General Parts, consorella di General Auto, è nata con l’obiettivo di soddisfare maggiormente la nostra clientela; tratta marchi e prodotti diversi, vende e distribuisce attraverso una propria rete di agenti ed è gestita da un’amministrazione autonoma.
La nostra è una concorrenza che stimola entrambe le aziende; ogni cliente è visitato due volte dai nostri agenti, e ciò costituisce un vantaggio sia per i clienti sia per gli stessi agenti, che possono in questo modo specializzarsi su un numero minore di prodotti. Le due aziende hanno in comune i servizi di logistica di magazzino, il che consente a entrambe, in caso di non disponibilità momentanea di un codice, di “tamponare” la necessità con i prodotti della “consorella”.

Un dato molto interessante, e che sottolinea la propensione di General Auto all’innovazione, è l’aumento di ordini effettuati attraverso il commercio elettronico: in che percentuale l’e-commerce influisce sul fatturato totale?
L’area del sito internet di General Auto e General Parts dedicata al commercio elettronico, inaugurata nel 2004, ha registrato nel 2005 ben 163.000 accessi, che si sono tradotti in 132.000 righe d’ordine di e-commerce. Oggi il commercio elettronico costituisce il 32% del fatturato totale: un ordine su tre viene dunque effettuato tramite il sito internet, che necessita ovviamente di quotidiana manutenzione e costituisce uno dei fiori all’occhiello della nostra azienda. General Auto ha creduto e investito tanto in questa forma di commercializzazione, e i riscontri assai positivi di questi due anni ci hanno fin qui dato ragione: i nostri clienti ormai hanno preso confidenza con il sito, che in maniera molto intuitiva guida il ricambista in tutte le fasi che precedono l’ordine. Anche nell’e-commerce è evidente la forte coesione tra General Auto e General Parts: nel caso in cui un prodotto fosse “scoperto”, infatti, viene immediatamente proposta al cliente l’alternativa della seconda azienda, con l’eventuale differenza di prezzo e la disponibilità in tempo reale.

Quali sono i punti di forza di General Auto e General Parts?
Possiamo dichiarare con orgoglio che i servizi che quotidianamente offriamo alla nostra clientela ci hanno consentito di registrare un’importante crescita: il nostro è un gruppo emergente, e i grandi risultati fin qui raggiunti nel Sud Italia ci danno ragione. L’ampia disponibilità di tutti i prodotti a magazzino ci permette di guadagnare ogni giorno la fiducia dei ricambisti, che con noi instaurano un vero e proprio rapporto di partnership. Noi forniamo al nostro cliente tutto il supporto necessario per fargli acquisire valore aggiunto e renderlo partecipe di una crescita: il nostro obiettivo non è quello di scavalcarlo, ma di lavorare insieme per raggiungere i risultati prefissati.
Altra caratteristica del nostro gruppo di lavoro è la volontà di svilupparci aggiornandoci: il nostro personale è il primo a ricevere formazione, condizione imprescindibile per poter dare le giuste indicazioni ai nostri partner; anche se ci definiamo ancora un’azienda a conduzione familiare lavoriamo con una mentalità sempre aperta a nuovi scenari: è questa la nostra forza.

Tre domande su Giadi Quali sono le ultime novità riguardanti il network Giadi e i suoi principali obiettivi per l’imminente futuro?
La nomina di Fausto Ferri come direttore commerciale e l’apertura della nuova sede logistica di Padova daranno nuova linfa e nuovo impulso alle politiche del nostro gruppo. Giadi in questo momento si sta dando delle scadenze a medio termine e si prefigge importanti obiettivi per il prossimo triennio.
Sono sempre più numerosi i produttori che vedono Giadi come un gruppo caratterizzato da una rete di riferimento stabile, a cui fanno capo dodici piattaforme distributive forti sul mercato, capaci di fornire servizi ad alto livello e sviluppare fatturati elevati.
Fino a oggi abbiamo scelto di non investire troppo sulla visibilità in termini di campagne pubblicitarie e di comunicazione, e abbiamo invece preferito concentrarci sul nostro lavoro e puntare sulla concretezza dei risultati. Adesso è arrivato il momento di illustrare a tutti gli addetti ai lavori, in maniera sempre più forte, ciò che abbiamo fatto e ancora stiamo facendo; la nostra recente convention Giadi ha raggruppato ben 600 persone, tutti operatori del settore, riuscendo a coinvolgere un target mirato e ben definito.
Stiamo attualmente lavorando per lo sviluppo del progetto officine: il nostro non è un investimento a pioggia, ma un discorso più di qualità che di quantità; in tal senso ci stiamo concentrando su un numero selezionato di officine, solo su quelle che hanno davvero voglia di investire in nuove attrezzature e informazioni, per non disperdere il nostro lavoro. Oggi Giadi può ragionare a livello nazionale, grazie a una copertura di oltre il 90% del territorio nazionale, e sta raccogliendo i frutti di un progetto non troppo appariscente ma molto concreto che, dalle attuali 600 officine, tutte con la “O” maiuscola, punta ad arrivare alle 1.000 affiliate nel 2007.

Gli incentivi alla rottamazione previsti dalla recente Finanziaria sono l’ennesimo segnale dello scarso peso politico del settore dell’aftermarket indipendente in Italia: qual è la ricetta affinché ci sia una svolta positiva?
Le rispondo in maniera diretta: ritengo che oggi sia necessaria e fondamentale l’iscrizione ad ADIRA, che allo stato dei fatti è l’unico organo ufficiale che rappresenta il nostro settore. Tutti danno per scontata l’esistenza di ADIRA, ma sono davvero pochi gli iscritti: se si pensa che in Italia il numero di ricambisti è di circa 4-5.000 unità, è davvero inspiegabile che i soci di ADIRA siano solo poco più di 70. Tale situazione è dettata da una scarsa conoscenza e da una mancanza di volontà di informarsi a dovere da parte di tutto il settore: proprio a tal proposito nel 2007, attraverso riunioni regionali, si cercherà di coinvolgere un numero sempre maggiore di imprenditori per avere il supporto necessario per presentarsi alla classe politica come una vera e propria “lobby”, capace finalmente di far valere le proprie ragioni.
I recenti incentivi alla rottamazione non costituiscono che l’ultimo colpo inferto al nostro settore: mi chiedo se tale soluzione sia davvero la più utile per salvaguardare l’ambiente, o sia semplicemente il frutto di studiati accordi tra il Governo e le case automobilistiche mirati a svecchiare il parco circolante. Per esempio, intervenire sul retrofit di tutte le autovetture Diesel in circolazione, e rendere obbligatorio alle case auto l’installazione del filtro antiparticolato in primo impianto, costituirebbero una soluzione alternativa, attenta alle problematiche ambientali, ma al tempo stesso non penalizzante nei confronti del nostro settore, che rappresenta un anello fondamentale della catena produttiva/commerciale della società italiana.

A quattro anni dall’entrata in vigore della BER, cosa è cambiato sul fronte della corretta informazione a favore dell’utente finale?
Purtroppo bisogna ammettere che le lacune sono ancora molte, e di questo vuoto informativo si stanno avvantaggiando, paradossalmente, proprio le case auto, che hanno reagito in maniera aggressiva al potenziale pericolo, estendendo la garanzia sui veicoli. La maggior parte degli organi di comunicazione fa poca corretta informazione, e in tanti casi la disinformazione generale consente alle case auto di vendere pacchetti di servizi talvolta quasi inesistenti.
Oggi l’automobilista medio è ancora convinto che, rivolgendosi a un’officina indipendente, perderà la garanzia sull’auto, e spesso le informazioni errate, fornite da alcune testate giornalistiche destinate al grande pubblico, aumentano la confusione. Diventa perciò importante che gli operatori del settore possano per primi avvalersi di informazioni corrette e di fonti attendibili, per dare a loro volta la giusta assistenza all’utente finale.

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