News | 13 January 2015 | Autore: Francesco Giorgi

Storia dell’automobile: Autobianchi compie 60 anni

Dalla Bianchina, edizione "di lusso" di Fiat 500, alla Primula, prima vettura italiana a motore trasversale e trazione anteriore, alla iconica A112 fra i simboli degli anni 70 e 80, fino alla Y10 che protò al debutto il 999 cc Fire - Fully Integrated Robotized Engine: storia di un marchio all'avanguardia tecnologica

I programmi di espansione da parte di Fiat non sono soltanto storia dei giorni nostri, ma affondano le proprie radici nel passato industriale del nostro Paese. Un decennio prima che il Lingotto si spingesse nell’allora Unione Sovietica (prima azienda occidentale a spingersi oltre cortina) partecipando in prima persona alla creazione della Lada Vaz a Togliattigrad, Fiat partecipò, insieme a Pirelli, alla creazione di Autobianchi, marchio che tutti – giovani e meno giovani, più e meno intenditori – conoscono e ricordano attraverso alcuni dei suoi modelli più celebri: dalla A112 alla Bianchina.

Di Autobianchi, in questi giorni, ricorrono i sessant’anni dalla fondazione, che avvenne l’11 gennaio 1955 da un'idea dell'allora direttore generale della "Edoardo Bianchi" Ferruccio Quintavalle in un progetto che coinvolse la stessa Fiat e Pirelli. Obiettivo di Fiat era lo sviluppo di una Casa auto che fungesse anche da laboratorio di progetti e idee per il Lingotto, dove sperimentare nuove soluzioni tecnologiche da trasferire, una volta rodate, nella produzione di Torino.

Autobianchi era brianzola, e lo fu per quasi quarant’anni: gli impianti produttivi erano a Desio, nell’area Bianchi che per l’occasione venne adeguatamente ristrutturata e rimodernata. E fu proprio a Desio, che continuò a funzionare fino al 1992 quando le linee vennero trasferite ad Arese, che gli stabilimenti Autobianchi produssero la Bianchina (la “prima” Autobianchi), la sfortunata Stellina, la Primula, la poco capita berlina media A111, la A112 – bestseller di Desio e, in ultimo, la Y10, sua degna erede.

Una gamma di vetture “tresversali”, che accontentavano giovani, studenti, operai, impiegati, casalinghe, professionisti: le classi sociali di un’Italia all’indomani del boom economico a cavallo fra gli anni 50 e 60, l’Italia dell’espansione motoristica e del diritto di ciascun nucleo familiare a possedere una vettura. La meccanica delle Autobianchi era comune a quella delle vetture del gruppo Fiat, nel quale la fabbrica di Desio confluì interamente nel 1968. Tuttavia, ciò che per molti anni distinse la produzione Autobianchi fu l’attenzione alle novità tecnologiche, una strategia scelta da Fiat per sperimentare nuove soluzioni tecniche da “esportare”, una volta rodate, all’interno della produzione del Lingotto. Se, ad esempio, la Bianchina, in tutte le sue versioni (dalla prima “due posti” alla Giardiniera, dalla Panoramica – 4 posti alla cabriolet) era sostanzialemnte una versione un po’ più lussuosa e articolata negli allestimenti di Fiat 500, la Primula del 1964 (restata in produzione in due serie successive fino al 1970) fu un modello decisamente innovativo: è, infatti, la prima vettura costruita nell’orbita del Gruppo Fiat a possedere il motore montato in posizione anteriore – trasversale e la trazione anteriore: appunto, un laboratorio tecnologico sul quale sperimentare le soluzioni che, alla fine del decennio dei 60, sarebbero state trasferite sulla 128, prima Fiat a trazione anteriore. Lo stesso per la iconica A112, nata nello stesso anno di Fiat 128 (1969) e che anticipò nel segmento e nei contenuti ciò che, nel 1971, divenne la Fiat 127: la prima utilitaria di Torino “tuttoavanti”.

E’ con la A112, prima Autobianchi a superare il milione di esemplari prodotti in diciassette anni e sette serie successive di permanenza nei listini (1969 – 1986), che il marchio di Desio salì a vera icona nazionale. Una citycar piccola ma adatta a tutte le fasce di reddito, e particolarmente apprezzata anche dagli sportivi, con le leggendarie serie Abarth (58 CV prima, 70 CV poi; a 4 e, successivamente, a 5 marce): dire "A112" a un appassionato di motorsport vuol dire richiamare alla mente oltre quarant'anni di carriera sportiva, culminata nel fortunatissimo "Trofeo A112 Abarth" che dal 1977 al 1984 formò una intera generazione di giovani rallysti, poi proseguita fino ai giorni nostri nei rally, nelle cronoscalate, in pista e negli slalom.

Ultimo prodotto Autobianchi, nonché erede della “famiglia” A112, fu la Y10, che venne presentata al Salone di Ginevra di marzo 1985 per debuttare sul mercato nella stessa primavera, e restarci per dieci anni esatti: citycar già rivolta verso gli anni 90 dai contenuti tecnici altrettanto interessanti (la motorizzazione portante era il celebre 999 Fire – Fully Integrated Robotized Engine, che proprio a bordo di Y10 fece il proprio debutto) ancora oggi ricordata con affetto in Italia e all’estero.

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