Opinioni | 06 April 2022 | Autore: David Giardino

L'editoriale di David Giardino: "I carri davanti ai buoi"
Mi sono sino ad oggi astenuto dall’utilizzare come argomento per editoriale e convegno il driver della rivoluzione della auto a trazione elettrica e del suo impatto sul mondo della produzione e riparazione dei veicoli endotermici; non perché non fossi preoccupato degli effetti di una simile trasformazione, anzi, ma soprattutto perché non mi tornavano perfettamente i conti e non mi è mai piaciuto essere complice della diffusione di informazioni con caratteristiche più dogmatiche che fattuali.

Rifiutavo - e rifiuto ancora oggi - la presunta ineluttabile migrazione del trasporto delle persone e delle cose verso l’utilizzo come fonte di energia delle batterie al litio, che hanno la presunzione di emettere meno CO2 nell’ambiente, ma di contro sono fortemente instabili al calore, offrono prestazioni dubbie e ricarica incerta.
Se ormai è chiaro a tutti che sposare una tecnologia “alloctona” è estremamente pericoloso, data l’instabilità dimostrata del modello offerto dalla globalizzazione, non ci entusiasma passare dalla dipendenza del petrolio (comunque offerto da più nazioni) a una schiavitù del litio, dove la Cina detiene più del 75% delle risorse ed è leader per tecnologia.
Se fosse per salvare il pianeta dalla CO2 potremmo anche inchinarci a tale nobile scopo, se invece poi scoprissimo che non solo non si salva, ma anzi si peggiora il bilancio delle emissioni rispetto a un motore endotermico di ultima generazione, allora saremmo davvero contrari, e lo siamo.

Il mix con il quale si genera l’energia elettrica in Europa, escludendo i paesi scandinavi che hanno invece un ottimo apporto dalle rinnovabili, il pareggio delle emissioni di CO2 con un veicolo elettrico (considerando sia il ciclo produttivo sia di utilizzo), confrontando gli stessi parametri con un analogo Euro 5 (la ricerca autorevolissima a cui faccio riferimento è datata 2018; per consultare il documento: Scarica file), si avrebbe sopra i 60.000 km, sempre che l’energia utilizzata per le ricariche del veicolo elettrico fossero provenienti in parte consistente da fonte rinnovabile, mentre salirebbe sopra i 120.000 km con un mix simile a quello italiano, mai con elettricità proveniente al 100% da fonti fossili.
Aspettando prima gli investimenti e la realizzazione massiccia di impianti di energia rinnovabile, una domanda mi nasce spontanea nel frattempo: un veicolo elettrico arriverà mai ad avere un’età superiore ai 4 anni e una percorrenza superiore ai 60.000 km?!

I veicoli a trazione elettrica faranno parte del circolante italiano ed europeo, avranno quote di mercato coerenti con le loro prestazioni e i luoghi dove è importante trasferire lontano l’inquinamento diretto; ci auguriamo che non abbiano un ruolo imposto da scelte irrazionali e irresponsabili, obbligando le aziende a disinvestire in ciò che funziona già meglio oggi e che potrà solo migliorare nel futuro.

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