Opinioni | 06 October 2023 | Autore: David Giardino

L'editoriale di David Giardino: "Chi può salvi il pianeta"

La filiera della riparazione indipendente di autovetture è, come a tutti è noto, una comunità economica fortemente collegata e condizionata dalla natura del parco circolante, dalla tipologia di motorizzazioni, combustibile e dalla età delle vetture.

A seconda delle volontà delle aziende costruttrici di veicoli di vendere automobili nuove, vengono insinuate nei principali mezzi di comunicazioni informazioni che amplificano strumentalmente la realtà dei fatti, come per esempio trasformare artificialmente il parco circolante italiano classificandolo come il più vecchio di Europa.

Le conseguenze di tali affermazioni senza contraddittorio, portano inesorabilmente verso la necessità assoluta e pressante per salvare l’ambiente di fare ricorso a ecoincentivi e rottamazioni di massa; chi si prende la responsabilità e ha la capacità economica di contraddire tali informazioni?

Tanto per condividere almeno una verità nella nostra comunità, il parco circolante italiano ha l’età media di 12 anni, 12 anni che è esattamente la media Europea!

Non serve quindi svecchiare nulla, non vi è nessuna anomalia, non vi è un rischio imminente di una deriva sud americana del nostro circolante.

D’altra parte, se svecchiare il parco auto fosse davvero utile all’abbassamento dell’inquinamento, i risultati sarebbero stati tangibili durante i blocchi dello stesso proposti nel tempo, o la chiusura dei centri storici delle città al traffico privato. Tutti questi provvedimenti hanno sempre dimostrato la loro inutilità, mai il contrario, ma quando una amministrazione pubblica deve affrontare il problema polveri sottili, anziché lavare le strade come si faceva una volta a Milano, preferisce prendere la strada più economica e demagogica; blocchiamo i veicoli (non certo però le loro NCC).

Capitolo a parte, ma fortemente collegabile a quanto sopra, è la deriva elettrica della motorizzazione, dove per ragioni ancora per me del tutto ingiustificabili, si è voluto guardare alle emissioni del veicolo al “tubo di scappamento” e non a quelle generali generate dal prodotto considerando tutto il ciclo produttivo sino alla rottamazione e riciclo dello stesso.

Ci accontentiamo così di inquinare meno localmente, ignorando volontariamente l’impatto di inquinamento complessivo per il pianeta della elettrificazione, che non potrà mai essere inferiore alla possibilità di mantenere efficiente l’attuale parco circolante.

Se si vuole far girare l’economia, che almeno non sia per salvare il pianeta.


 


 

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