Articoli | 03 August 2016 | Autore: Tommaso Caravani

Il futuro dell’autoriparazione? Un punto di domanda

Si è svolta lo scorso 8 e 10 giugno la prima edizione di “Autopromotec Conference – Stati Generali 2016”, un momento per riflettere sul futuro dell’automotive e dell’industry dell’autoriparazione e della manutenzione.

 

Circa 350 aziende presenti e un parterre di relatori da tutto il mondo, e da tutti i settori, che in qualche modo hanno a che fare con l’auto: dalle case produttrici alla logistica, fino ai nuovi player, come Google, e nomi altisonanti della ricerca, come il MIT di Boston o il Boston Consulting Group (BCC). L’obiettivo? Comprendere quale saranno gli scenari futuri dell’autoriparazione, del post vendita e della manutenzione dei veicoli, che nei prossimi anni si scontreranno con una evoluzione tecnologica mai vista prima, dall’internet delle cose alla guida autonoma.
 
L’auto autonoma è tra noi
E proprio su questo punto si è focalizzata l’attenzione di Carlo Ratti, Professore al Massachussets Institute of Technology di Boston e direttore del MIT Senseable City Lab che ha affascinato e al contempo spaventato la platea dell’Opificio Golinelli, sede della conferenza.
Affascinato perché la visione che ha proposto il professore ha sbalordito per l’analisi dello stato dell’arte della tecnologia, molto più avanzata rispetto a quanto si pensi: dai primi 20 taxi a guida autonoma (attivi a Singapore) ai dati sulla mobilità, ricavati dai dati delle auto connesse, che permetteranno di ridurre, grazie al car sharing, il numero delle auto sulle strade. Senza contare che proprio i dati scambiati tra le auto permetteranno un netto miglioramento dei flussi del traffico, che con la guida autonoma permetterà addirittura di far sparire i semafori. Visioni utopiche? Non proprio, le simulazioni ci sono già, afferma il professore, e basta vedere gli esperimenti fatti con l’analisi dei dati ricavati a New York con Uber per rendersi conto che probabilmente il futuro è già presente.
Un intervento che ha anche spaventato però, perché, se le auto guideranno da sole, chi controllerà i dati controllerà anche la manutenzione. La visione più spaventosa? Alla domanda su come sarà gestita la riparazione delle auto del futuro il professore risponde: “Mi immagino delle auto che vadano da sole nel centro di assistenza, una sorta di Apple Store delle auto”. Come dire: la libera impresa uccisa in due parole.
Eppure il futuro non è detto che sia così drammatico, anche perché gli attori che vogliono mettere le mani su questo business sono molti e molto agguerriti. Così si scopre (con i dati del BCG) che il maggior numero di brevetti depositati per la guida autonoma è di Google, seguita da Daimler e poi da Bosch. Due delle tre principali aziende che investono, insomma, non sono produttori di auto. Destinata a cambiare, d’altronde sembra essere tutta la catena del valore dell’auto. Se oggi si ha il componentista e il produttore (ossia i vari fornitori Tier 1 e Tier 2) domani la battaglia sarà molto più ampia, con un ruolo fondamentale nei fornitori di hardware, i componentisti OEM (come oggi), le società di telecomunicazioni (sempre più cruciali), i grandi data center che manterranno tutti i dati delle auto e dei “service provider” che permetteranno di analizzare questi dati per offrire servizi.
Insomma, un mondo sempre più in mano all’informatica, tanto che è stato chiamato sul palco anche Dipak R. Pant, Head-Interdisciplinary Unit for Sustainable Economy dell’Università Carlo Cattaneo, che nel suo intervento ha sottolineato come non si può prescindere dai fenomeni sociali per prevedere lo sviluppo tecnologico. Uno sviluppo imprevedibile in realtà, ma che dovrà per forza tenere conto di alcuni cambiamenti sociali, come l’invecchiamento della popolazione e un crescente bisogno di mobilità intermodale e “on demand”.
Ma se il futuro si avvicina a grandi passi, il presente richiede già un impegno incredibile per restare al passo con i tempi. A ricordare a tutti come molte cose che già si utilizzano nella vita comune fanno fatica a essere declinate in ambito lavorativo, ci pensa il secondo giorno Angie Cucco, Automotive Industry di Google US: basti pensare a quante poche aziende siano poco e male indicizzate, quanti non hanno un sito mobile e non sono perciò rintracciabili online quando, è un dato di fatto, la prima ricerca in caso di un problema avviene proprio dallo smartphone. Non solo, cresce la domanda di video, che sono uno dei canali migliori per promuovere la propria attività. Come consumatori, insomma, ci aspettiamo tutti di avere costantemente risposte alle nostre necessità di informazione, ma nel mondo dell’auto tali risposte rimangono spesso inevase.
 
Aftermarket: una sfida a tutto tondo
Due interventi rispetto agli altri si concentrano in particolare sull’attività della manutenzione: quelli di Bosch e Magneti Marelli. Il primo ha mostrato come sarà il processo di manutenzione di un’auto connessa, con prenotazione online dell’intervento e un monitoraggio costante dell’avanzamento lavori, mentre Magneti Marelli ha spiegato come il mondo della distribuzione ricambi sia destinato a una rivoluzione nella rivoluzione, con grandi player della distribuzione che sempre più punteranno a dominare il mercato. Certo, il futuro è ancora incerto, ma anche in questo caso la certezza è una sola: chi controllerà le informazioni vincerà la sfida dell’autoriparazione.
 

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