News | 16 July 2025 | Autore: Alessandro Margiacchi

​Sentenza storica per l’aftermarket: accolto il ricorso di ADPA e GVA contro BMW

La giustizia tedesca interviene a tutela dell’aftermarket indipendente: accolte le contestazioni di ADPA e GVA contro le clausole restrittive imposte da BMW.


Negli ultimi anni, il mercato aftermarket ha assistito a importanti battaglie legali volte a garantire l’accesso libero, equo e non discriminatorio alle informazioni tecniche necessarie per la manutenzione e riparazione dei veicoli.

Dopo la storica sentenza del 5 ottobre 2023 della Corte di Giustizia Europea, che ha visto Carglass® e il network tedesco ATU prevalere contro il Gruppo FCA (oggi Stellantis), obbligando il costruttore a garantire l’accesso illimitato e standardizzato ai dati di bordo (OBD) e alle informazioni di riparazione, un’altra importante vittoria legale arriva oggi contro un altro costruttore, BMW.

La sentenza della Corte Regionale di Monaco, che ha accolto in larga parte il ricorso presentato dalle associazioni ADPA (associazione degli editori di informazioni tecniche per la riparazione e manutenzione dei veicoli) e GVA (associazione tedesca dei distributori indipendenti di ricambi), si inserisce in questo solco giuridico e rappresenta un ulteriore passo avanti nella tutela degli operatori indipendenti e nel contrasto alle pratiche restrittive imposte dai costruttori automobilistici.
 
Per ADPA e GVA non è una novità collaborare in difesa dell’aftermarket: la loro alleanza, infatti, ha già segnato una tappa importante nel 2019 contro il Gruppo PSA; una vicenda che ripercorriamo più nel dettaglio in chiusura di questo articolo.
In generale, dunque, questi casi confermano una volta di più la centralità del tema dell’accesso ai dati tecnici per garantire una concorrenza leale e una mobilità sostenibile, a vantaggio non solo delle imprese aftermarket, ma soprattutto dei consumatori finali.

ADPA e GVA contro BMW

Come anticipato, ADPA e GVA hanno ottenuto una vittoria legale contro BMW, accusata di imporre clausole contrattuali inique che ostacolavano l’accesso alle informazioni tecniche.

Negli ultimi anni, il costruttore tedesco ha cercato di introdurre vincoli severi per gli operatori indipendenti, aggravando le condizioni di accesso a dati fondamentali per la manutenzione dei veicoli, soprattutto in un contesto di crescente complessità tecnologica. Tali informazioni sono essenziali per garantire sicurezza, efficienza e continuità d’uso durante l’intero ciclo di vita del veicolo.

Secondo quanto riportato nel comunicato stampa ufficiale diffuso da ADPA, le associazioni hanno contestato:
    • Il forte aumento dei costi delle informazioni tecniche;
    • Le difficoltà di accesso ai dati relativi al VIN;
    • Le restrizioni imposte agli editori nell’utilizzo dei propri prodotti informativi.


La sentenza del 27 giugno 2025 ha accolto tre delle quattro principali mozioni di ADPA e GVA:
    • BMW dovrà cessare l’addebito per ogni singola richiesta di informazioni relative al VIN;
    • Il costruttore non potrà più rivendicare in modo indiscriminato i diritti sui prodotti informativi degli editori (posizione che la stessa BMW aveva già rivisto);
    • Le tariffe applicate per l’accesso ai dati tecnici violano la normativa europea sull’omologazione.


Anche se la decisione potrà essere oggetto di appello, rappresenta comunque una vittoria storica per l’intero comparto aftermarket. Per i membri ADPA si apre poi la possibilità di richiedere il rimborso delle tariffe indebitamente pagate.

Le dichiarazioni dei protagonisti

Pierre Thibaudat, Direttore Generale di ADPA, ha dichiarato: "Ancora una volta, siamo stati costretti a rivolgerci alla Corte, e ancora una volta la Corte ha chiarito che i costruttori di veicoli non devono ostacolare l’accesso alle informazioni tecniche da parte dell’aftermarket automobilistico indipendente. Ora è il momento di lavorare insieme per trovare soluzioni praticabili e costruire relazioni commerciali sostenibili".

Thomas Vollmar, Presidente di GVA, ha aggiunto: "La vittoria netta che abbiamo ottenuto non è positiva solo per ADPA e GVA, ma per l’intero aftermarket indipendente e, soprattutto, per i consumatori, che potranno contare su soluzioni competitive, accessibili e innovative per la manutenzione dei propri veicoli – un aspetto fondamentale, soprattutto considerando l’attuale costo della mobilità su strada".

Infine, Marcus Sacré, partner di Osborne Clarke e legale rappresentante delle due associazioni, ha concluso: "La normativa europea, così come l’intento dei legislatori europei, è sempre stata chiara. La sentenza storica ottenuta da ADPA e GVA conferma, in modo inequivocabile, che i costruttori di veicoli non possono – e non devono – limitare unilateralmente la concorrenza".

Una battaglia che parte da lontano

Questa vittoria contro BMW si inserisce in un percorso di lungo periodo che ha già visto ADPA e GVA agire congiuntamente per tutelare gli operatori della riparazione indipendente. Nel 2019, ad esempio, le due associazioni avevano già intrapreso un’azione legale contro il Gruppo PSA (oggi parte di Stellantis), accusato di imporre tariffe eccessive per l’accesso alle informazioni tecniche tramite i portali destinati ai riparatori.
 
Le contestazioni si basavano sul Regolamento europeo sull’omologazione dei veicoli (UE 2018/858), che garantisce agli operatori indipendenti, inclusi gli editori di dati, un diritto di accesso non discriminatorio, proporzionato e trasparente alle informazioni sulla riparazione e manutenzione.

La Corte di Giustizia Europea, coinvolta tramite rinvio pregiudiziale dal tribunale regionale di Colonia, si è pronunciata poi nel 2022 accogliendo diversi punti sostenuti da ADPA.
 
In particolare, ha stabilito che:
    • Il diritto di accesso alle informazioni tecniche riguarda anche i veicoli omologati prima del settembre 2020;
    • Gli editori indipendenti non devono sottoscrivere licenze aggiuntive per utilizzare i dati raccolti dai portali dei costruttori;
    • Le tariffe devono essere ragionevoli, basate su criteri oggettivi (come il tempo di accesso o il volume di richieste), e non possono scoraggiare l’uso dei dati.


Questa sentenza rafforzò il ruolo strategico degli editori indipendenti nell’ecosistema della manutenzione multi-brand e ha rappresentato un precedente giuridico fondamentale, contribuendo a contenere le pratiche monopolistiche dei costruttori. La causa contro BMW, dunque, non rappresenta un episodio isolato, ma si colloca in un quadro di azioni coerenti volte a garantire una concorrenza reale e sostenibile nel settore aftermarket europeo.

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Tags: accesso ai dati

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