News | 06 July 2018 | Autore: Giorgio Spolverini

Auto asiatiche e americane: Oriente e (un po’) d’Occidente… si fanno strada

Marche asiatiche e americane in Italia? Le prime si stanno diffondendo alla grande, specialmente le giapponesi e le coreane, grazie al forte lavoro svolto sulla qualità… Di americane che fanno numeri ne sono rimaste poche, praticamente Jeep, un colosso, e dall’altra parte Tesla, ancora “in erba”.
Ecco un quadro di quello che propone il mercato e quali modelli marcheranno più la scena.
 

L’offerta di modelli d’auto provenienti dall’Oriente è sicuramente più diffusa delle “Made in USA”, almeno qui in Italia, anche se non si può generalizzare troppo, perché ogni marchio fa caso a sé.
Per esempio, anche se presente con il grande gruppo General Motors, non può fare certo dato statistico un marchio di nicchia come Cadillac, seppur non importi più auto grandi e dai consumi esagerati come per esempio la SUV Escalade. La sua gamma è sì più vicina ai gusti europei, ma il vero freno all’acquisto è rappresentato da una rete vendita e assistenza praticamente inesistente.
Come Cadillac, ci sono anche altri marchi americani od orientali che non possono essere considerati per le suddette ragioni al fine di comprendere quanto effettivamente possa “pesare” questo tipo di mercato e incidere anche nel mondo dell’assistenza.
 

Il caso Jeep

Completamente diverso è però il discorso se si prende in considerazione un marchio “USA” come Jeep, che sta vivendo un momento molto felice. Però va subito chiarito che ci sono Jeep e Jeep. Ci sono quelle meno estreme, come Renegade e Cherokee (le più diffuse), e quelle un po’ di più, come i due grandi classici Wrangler (presenti di ogni età) e Grand Cherokee, che dispongono di cambi con ridotte e blocchi dei differenziali.

La Renegade, disponibile a 2 e 4 ruote motrici, anche se non una “vera” fuoristrada, è un’auto pensata bene e dal giusto prezzo, tanto che ha aiutato Jeep a più che raddoppiare le vendite in un anno: 7.481 Jeep vendute a oggi, contro 3.332 allo stesso periodo del 2017 (fonte Unrae).
 

La Kia che avanza

Dagli USA alla Corea, e pensi subito a Kia. Ovvio, in vent’anni questa casa automobilistica ha fatto tali passi da gigante che molti suoi modelli risultano addirittura alternative “migliori” rispetto a marchi generalisti europei come Opel, Volkswagen etc.
Il continuo perfezionamento a cui Kia non pone la parola fine, ha migliorato pure uno storico tallone d’Achille: il consumo di carburante, dovuto in passato anche a cambi automatici non tra i più moderni.

Risultato: anche Kia, sebbene presenti una rete di assistenza discretamente proporzionata al circolante, non può essere ovunque e anche in questo caso, stando agli ultimi rilevamenti, le vendite sono cresciute da 3.578 unità a 5.228. Inoltre, considerando la lunga copertura di garanzia, si prevede che i modelli Kia resteranno sulla scena ancora per parecchi anni dopo i 7 canonici e quindi saranno destinati a una sicura e continua manutenzione.
 

Hyundai e le ibride

Hyundai, anch’essa coreana e alternativa ormai storica di Kia, è ben presente in Italia, ma non tutte le Hyundai sono sempre da comprare a occhi chiusi. Di i30, un’antiGolf, se ne vedono tante, ma di ibride plug-in Ioniq, avversaria di Toyota Prius, non si può parlarne molto bene.
Rispetto alla giapponese è ormai noto che costa sì di meno, ma è anche meno efficiente e meno scattante e manca del tasto per procedere solo in modalità elettrica, secondo la volontà di chi guida.

Inoltre, l’andamento del tetto molto spiovente obbliga a chinare il capo ai più alti e questo ai tassisti, ormai fidelizzati agli ibridi Toyota, piacerà poco.
Valide la nuova Kona e la Tucson, mentre la Santa Fe sente il peso degli anni. Immatricolazioni dell’ultimo periodo intorno alle 4.500 unità, leggermente in calo rispetto allo scorso anno.
 

Toyota e Nissan “spopolano”

Passando ai marchi giapponesi, sicuramente Toyota e Nissan la fanno da padrone, seguite da Suzuki e tutte le altre.
Per certi versi, Toyota è una sicurezza perché è un costruttore abile nel dare sempre quello che il consumatore cerca, dal fuoristrada al Pick-up, dall’utilitaria “risparmiosa” all’ibrida, passando dalla monovolume e quant’altro, anche sfruttando le defaillance dei rivali.

Un po’ di anni fa negli USA puntò sull’affidabilità a buon prezzo, cosa che i costruttori americani non riuscivano a fornire. In tempi più recenti, ha investito sul sistema ibrido, così da arrivare a proporre un’alternativa valida sul tema delle alimentazioni efficienti, e oggi trae grande beneficio, complici scelte politiche che favoriscono tali tecnologie.
Tra i modelli in forte crescita c’è la C-HR, ma anche la Auris e la Rav 4 sono veri e propri cavalli da battaglia, oltre alle “piccole” di casa Aygo e Yaris, che consumano niente e non bruciano nemmeno una lampadina.
Le immatricolazioni dell’ultimo anno sono cresciute da 6.768 unità a 7.641.

Nell’orbita Toyota c’è anche il brand tecnologico e di lusso Lexus, anch’esso in crescita, seppur fortemente di nicchia.
Nissan invece per molti anni ha basato il proprio successo sulla piccola Micra, alla quale si è aggiunto quello della Qashqai e della Juke. Il buon rapporto tra qualità e prezzo, non sempre mantenuto a sfavore della prima voce, com’è il caso della Micra prodotta in India, ha dato i suoi risultati con vendite in aumento e veicoli sempre più diffusi.
 

Suzuki e le altre

Subito dopo Toyota e Nissan, una casa giapponese interessante è Suzuki, produttore di auto intelligenti e con rapporti prezzo/contenuti vincenti. Nota per i suoi 4x4 (quindi molto apprezzata nelle zone di montagna), la sua prima fuoristrada risale al 1970, la Suzuki LJ.

Oggi la Jimny è una vera e propria icona e praticamente uno degli ultimi veri fuoristrada rimasti a listino e che non conosce pubblicità per essere venduto.
A parte questo, ce n’è per tutti i gusti, come la piccola Ignis, la conveniente Celerio, la Baleno, scelta per abitabilità, la S-cross e la SUV Vitara.
Anche Suzuki poi sta puntando sull’ibrido. 2.890 esemplari venduti nell’ultimo anno. In crescita, quindi.
Dopo i “big” asiatici considerati finora e sempre più diffusi, è la volta di quelli dal circolante nettamente più ridotto, non per questo imputabile a valutazioni negative.
Mazda, tra tutti, è quella che segna il passaggio dalle giapponesi più diffuse a quelle un po’ meno. Negli ultimi anni i prodotti di questa casa auto sono migliorati sotto tante voci. Tra le auto più intriganti, la CX 3, valida alternativa alla Nissan Juke e alla Jeep Renegade, per capirsi. Altri veicoli interessanti in gamma sono la Mazda 2, dai consumi davvero ridotti e quindi interessante per il mercato, la roadster MX-5 e la CX-5, dotata di raffinati Diesel e soluzioni ricercate come i doppi vetri per offrire più silenzio soprattutto a chi si muove tanto in autostrada.

A oggi sono state vendute circa 780 unità in un anno, risultato in leggera crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Più o meno anche Honda ottiene gli stessi numeri di Mazda. Meritano rispetto i prodotti di questa casa giapponese nonostante le forme tormentate delle carrozzerie. Quasi tutte hanno un asso nella manica, per cui il mercato le assorbirà sempre.
La Jazz, che non costa poco perché costruita in Giappone, è un’utilitaria richiesta perché affidabile e spaziosa. La Civic, oltre che affidabile, è altamente tecnologica. Interessanti, anche se non molto diffuse in Italia, le HR-V e le più presenti CR-V, veri mostri sacri di affidabilità e tecnologia, a patto di eseguire regolare manutenzione.
Le Mitsubishi, anche se si piazza sulle 420 unità vendute nell’ultimo anno, dispongono di una meccanica raffinata. Tanto che, diverse case automobilistiche europee hanno stipulato svariati accordi con questa casa giapponese, come Volvo, Mercedes, PSA, FCA etc.
Strategia di vendita anche questa e che è bene sapere al momento di assistenza di un modello interessato dalla condivisione con gli altri marchi.
Subaru, in crescita anche lei in quest’ultimo anno, produce auto uniche perché hanno soluzioni diverse da tutte le altre: una su tutte, l’abbinamento del motore anteriore boxer (Diesel o benzina che sia) alla formidabile trazione integrale Symmetrical. E sono tanti quelli che sanno che questa soluzione tecnica garantisce comportamento e mobilità fuori dal comune per il massimo bilanciamento delle masse.
Pertanto c’è chi considera le Subaru come le migliori automobili del mondo, anche se i dati di produzione e vendita non parlano di leadership di mercato.
In USA le Subaru sono molto apprezzate e hanno più successo che in Europa. Questo però si deve alla politica commerciale della casa che non considera il Vecchio Continente molto remunerativo in termini di marginalità.
Forester, seguita da XV, sono le auto più sicure e affidabili della propria categoria e le vendite in crescita, anche se fatte non da molti numeri, lo confermano. Inoltre, presentando un’incredibile longevità, sarà molto difficile che i modelli anche ultradecennali saranno mai rottamati...
Tutte le altre come SSangyong, Infiniti, l’elettrica Tesla e la cinese Great Wall, al momento rappresentano solo piccolissimi numeri in Italia, qualcuna anche in fortissima crescita, ma si parla comunque di poche unità.
 

La manutenzione: una “forma mentis”

Però, su alcuni marchi giapponesi in particolare, come per esempio Subaru, bisogna dare atto della cultura dell’assistenza che la casa genera verso i propri clienti: i tagliandi, per assicurare la massima longevità del modello, non solo devono essere eseguiti regolarmente per tutta la vita del veicolo (non solo in periodo di garanzia, quindi), ma anche a intervalli massimi di 15.000-20.000 km e non 30.000-35.000 km come fanno altri...

Questo significa che mediamente un automobilista che guida un’auto giapponese in particolare, anche dopo lo scadere della garanzia, è più mentalizzato a curare frequentemente l’aspetto della manutenzione ordinaria, senza dimenticarsene e magari causare danni che costringono alla fine a rottamare la vettura: un aspetto da non sottovalutare.
Inoltre, di conseguenza, c’è da considerare che l’usato di molte auto giapponesi in particolare, anche per questo, mantiene un valore più alto della media al momento della rivendita, per non parlare di quelle che sono diventate o stanno diventando storiche, per cui gli appassionati sono disposti a spendere un occhio della testa per ogni minimo particolare o intervento. 
 

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Tags: veicoli asiatici

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