
Negli Stati Uniti eBay introduce i resi gratuiti per i ricambi auto: una scelta che divide gli operatori e riporta al centro la questione della sostenibilità dei modelli digitali.
La scorsa estate la notizia è passata quasi inosservata in Europa, ma negli Stati Uniti ha aperto un dibattito acceso, seppur limitato agli addetti ai lavori. La decisione di eBay di introdurre i resi gratuiti per i ricambi auto è stata un passo importante per il colosso americano e offre un’occasione per osservare da vicino come si stiano evolvendo i modelli di e-commerce nel mondo, tra sfide di sostenibilità economica e nuove strategie di fidelizzazione.
Negli Stati Uniti, infatti, non esiste una norma federale che imponga il diritto di recesso per gli acquisti online: le condizioni di reso sono definite dai singoli venditori e variano da stato a stato. Offrire la gratuità del reso è quindi una leva commerciale, non un obbligo legale.
In Europa, al contrario, il diritto di recesso è sancito dalla Direttiva 2011/83/UE, recepita nei vari codici nazionali (in Italia nel Codice del Consumo), e garantisce al consumatore la possibilità di restituire un prodotto entro 14 giorni per qualsiasi motivo. Tuttavia, la gratuità del reso non è obbligatoria e, per beni tecnici come i ricambi auto, possono esistere eccezioni. In particolare, la direttiva europea prevede che i costi diretti della restituzione possano essere a carico del consumatore se il venditore lo specifica chiaramente nei termini di vendita.
Inoltre, il diritto di recesso non si applica ai beni personalizzati o confezionati su misura, ai prodotti deperibili o ai servizi già completamente eseguiti con il consenso del consumatore prima della scadenza del periodo di recesso.
Il caso europeo
Proprio qui sta il nodo: la politica dei resi, soprattutto se gratuiti, può aumentare la fiducia del cliente, ma rischia di minare l’equilibrio economico di e-commerce e marketplace se non è supportata da dati di applicabilità precisi, filiere logistiche efficienti e margini di servizio adeguati. In Europa, infatti, la storia dell’e-commerce dei ricambi racconta un’altra verità: i resi possono diventare il tallone d’Achille del modello. L’online ha certamente ampliato l’accesso al catalogo, ma ha anche moltiplicato gli errori di compatibilità, generando una reverse logistics (più banalmente come nota come gestione dei resi) costosa e complessa.È accaduto ai pionieri francesi del settore: piattaforme come Oscaro e Mister-Auto che, dopo una fase di forte crescita, hanno dovuto affrontare crisi di marginalità e reputazione proprio per l’impatto di resi, gestione dei crediti e complessità operative.
Oscaro è stata per anni il simbolo dell’e-commerce automotive europeo. Dopo un’espansione internazionale rapida – con picchi di fatturato vicini ai 300 milioni di euro – l’azienda ha incontrato difficoltà finanziarie legate all’eccessiva esposizione sul credito e alla gestione dei resi, che in alcuni periodi superavano il 15-20% degli ordini. Nel 2019 è stata rilevata dal gruppo PHE (Parts Holding Europe), entrando in un percorso di ristrutturazione volto a razionalizzare il modello operativo e migliorare la gestione logistica.
Mister-Auto, fondata nel 2008 e acquisita da PSA Peugeot Citroën nel 2015 (oggi Stellantis), ha rappresentato un primo tentativo di integrazione verticale tra costruttore e distribuzione digitale. Il suo modello, incentrato su una vasta offerta e sulla leva prezzo, ha dovuto però ridimensionarsi per l’elevato costo dei resi e la difficoltà di mantenere margini sostenibili. A partire dal 2020, Mister-Auto ha registrato un progressivo calo dei volumi e della redditività, con una riduzione stimata nel 2023 del 20% dei ricavi rispetto ai picchi del 2018.
Autodoc, un modello europeo e il mercato italiano
Nel panorama dell’e-commerce automotive, Autodoc rappresenta oggi uno dei pochi esempi di stabilità e crescita sostenuta. Con ricavi 2024 pari a circa 1,56 miliardi di euro e un EBITDA rettificato di 151 milioni (margine del 9,7%), l’azienda tedesca ha consolidato la propria posizione come leader continentale (fonte: Autodoc Group Annual Report 2024). Anche nel primo semestre 2025 i risultati restano positivi, con un aumento di fatturato di oltre il 20% e una redditività in linea con l’anno precedente (fonte: Autodoc Financial Update, agosto 2025).L’eventuale IPO a Francoforte, rinviata nel giugno 2025, testimonia la volontà del gruppo di misurarsi con il mercato dei capitali ma anche la prudenza di fronte a condizioni finanziarie globali più incerte. Il modello di Autodoc resta fondato su efficienza logistica, profondità di gamma e capacità di adattarsi ai mercati locali, mentre la nuova divisione Autodoc Pro punta a rafforzare la presenza nel B2B con servizi mirati alle officine e alle reti indipendenti.
Proprio il modello B2B di Autodoc Pro, rappresenta una delle più grandi sfide per il colosso tedesco. Sebbene sia difficile immaginare che un privato possa acquistare una frizione o un parabrezza, l’accesso diretto ai ricambi tecnici da parte dei privati ha creato in alcune aree d’Europa vere e proprie zone grigie: clienti che acquistano i pezzi online ma si rivolgono poi a operatori non ufficiali o non dichiarati per l’installazione, con possibili distorsioni sul mercato e rischi per la tracciabilità dei componenti e la sicurezza delle installazioni. Senza contare che anche gli stessi autoriparatori potrebbero decidere di far acquistare i ricambi dal cliente per non risultare nella transazione finale.
Come funziona nel mondo
In Italia il commercio elettronico dei ricambi auto rappresenta ancora una quota limitata del mercato aftermarket, stimata intorno al 5-7% del valore complessivo (fonte: Netcomm 2024, Politecnico di Milano – Osservatorio eCommerce B2c Automotive), ma è in crescita costante a doppia cifra. Autodoc, presente stabilmente nel Paese dal 2017, figura tra i principali operatori con oltre 3 milioni di clienti registrati e un catalogo localizzato in lingua italiana di più di 5 milioni di articoli (fonte: Autodoc Italia, 2025).Ma se questo è il nostro paese cosa succede nel resto del mondo?
Negli Stati Uniti, oltre a eBay, operano piattaforme come RockAuto, CARiD e PartsGeek, che hanno consolidato la loro posizione grazie a cataloghi vasti e a un’elevata integrazione con i sistemi di ricerca VIN. Tuttavia, la concorrenza di Amazon Auto Parts, grande assente in questa analisi, che meriterebbe un approfondimento apposito, è in forte espansione dal 2023 e sta cambiando gli equilibri, introducendo politiche di prezzo aggressive e un servizio logistico più rapido.In Cina, il commercio elettronico dei ricambi è dominato da colossi come Alibaba, JD.com e Tuhu, quest’ultimo in forte crescita anche sul fronte dei servizi di installazione, grazie ad accordi con le officine locali. Qui il modello punta sull’integrazione verticale: i marketplace collaborano con reti di officine partner per offrire montaggio e assistenza in tempo reale, riducendo quasi a zero il rischio di resi.
In India, piattaforme come GoMechanic e Boodmo hanno creato ecosistemi digitali che collegano fornitori, officine e clienti finali, sostenuti dal boom del parco circolante e da una rete di distribuzione sempre più digitalizzata. Il modello indiano si distingue per la rapidità di adattamento e per l’uso di soluzioni di pagamento locali integrate, che favoriscono la fiducia degli utenti.
In Russia, nonostante le difficoltà geopolitiche, marketplace come Exist.ru e Emex restano punti di riferimento per la vendita di ricambi online, beneficiando di una forte domanda interna e di una logistica nazionale strutturata.
In America Latina, il mercato è in rapida espansione grazie a player come Mercado Libre in Brasile, che stanno portando modelli ibridi B2B2C, dove le piattaforme mettono in relazione i produttori e i grossisti con le officine locali, che a loro volta vendono e installano i ricambi per i clienti finali. Questo sistema consente di mantenere margini equilibrati e ridurre i tempi di consegna, integrando il canale professionale e quello consumer.
In Oceania, l’Australia guida l’e-commerce dei ricambi con piattaforme come Sparebox e Repco, mentre in Africa, il Sudafrica si distingue con progetti emergenti come Motomatch e Carparts.co.za, che stanno digitalizzando la distribuzione locale .
Ordini di grandezza e tendenze
Secondo diverse fonti di analisi internazionali, tra cui Statista, Mordor Intelligence, Research and Markets e ACEA, il valore globale dell’e-commerce dei ricambi auto si colloca tra i 60 e i 90 miliardi di euro all’anno, considerando il solo segmento B2C e marketplace. L’Asia-Pacifico rappresenta circa il 40-45% del totale, il Nord America il 35-40%, mentre l’Europa oscilla fra il 20 e il 25%, con America Latina, Africa e Oceania in espansione più disomogenea, ma sostenuta.Le stesse ricerche indicano che, dove il dato di compatibilità è strutturato – grazie a strumenti come la ricerca tramite VIN, guide applicative e installazione in una rete affiliata – il tasso medio di reso scende fino al 5-7%, contro picchi oltre il 15% per i marketplace con dati di applicabilità poco affidabili.
