Articoli | 01 May 2006 | Autore: Tommaso Caravani

Speciale freni - Dischi e pastiglie: una responsabilità da condividere

Tamburi, dischi o pastiglie, il frenante è uno dei settori maggiormente redditizi per l’aftermarket indipendente; ma non bisogna mai sottovalutare la qualità, perché tutti ne sono responsabili.

Ogni parte di una vettura, se non di qualità o non montata correttamente, può potenzialmente essere pericolosa per l’incolumità dei passeggeri, eppure alcune di queste meritano un’attenzione superiore alla media, perché a loro è affidata in maniera attiva la sicurezza della vettura. Tra le più importanti figurano sicuramente i freni, e tutti i componenti di quello che è l’impianto frenante. Abbiamo coinvolto alcuni tra i più importanti produttori presenti sul mercato per cercare di capire le differenze tra un prodotto di qualità e uno scadente, con tutte le conseguenze che questi ultimi comportano alla filiera del ricambio, dal distributore fino all’officina.

La filiera “dipendente”
Le recenti normative sulla garanzia e sulla sicurezza dei prodotti, di qualunque genere esse siano, hanno reso responsabili del prodotto commercializzato tutti gli elementi della filiera distributiva. Questo sta a significare che non è solo il produttore ad avere la responsabilità di eventuali difetti di produzione, ma anche il distributore, il dettagliante e l’eventuale installatore.
Nel caso dell’automotive aftermarket la normativa si traduce in responsabilità per l’autoriparatore, il ricambista, il distributore regionale e, ovviamente, il produttore, ognuno chiamato a vegliare l’operato degli altri per evitare eventuali conseguenze e reclami.
Nel caso della filiera aftermarket è quindi fondamentale poter risalire a tutti i passaggi che un determinato ricambio ha effettuato prima di essere installato sulla vettura del cliente. Solo in questo modo, infatti, si può risalire, in sede giudiziaria, alla reale responsabilità in caso di malfunzionamento: sia esso dovuto a difetti di montaggio o di produzione, ma anche di stoccaggio e movimentazione.

Stampigliato o inciso, l’importante è che sia marchiato
Nel caso in cui si presenti un problema, quindi, come nel malaugurato caso di un incidente dovuto al malfunzionamento dell’impianto frenante, l’organo inquirente cercherà di risalire la filiera fin dove gli è possibile e cercherà di trovare un responsabile all’interno di essa. Per questo motivo chiunque maneggi un prodotto freno deve poter contare in ogni istante almeno sulla certezza della fabbrica produttrice del ricambio. Per quanto banale possa sembrare è il marchio, o meglio, la marchiatura che indica l’origine del prodotto. Oggi esistono diversi metodi utilizzati dalle aziende produttrici per identificare i propri prodotti: stampigliatura, verniciatura, incisione.
L’importante è che effettivamente il marchio sia stampato in maniera indelebile, non modificabile e non riproducibile facilmente.
L’indelebilità è, in particolare, una delle caratteristiche più importanti; si pensi ad esempio a una pastiglia freno: dopo migliaia di chilometri, durante i quali il piattello struscia contro i cilindretti freno, la marchiatura può essere erosa e in questo caso il nome del produttore può non essere più leggibile.

Packaging
Ma se la stampigliatura del nome del produttore è una garanzia della provenienza del prodotto, anche il packaging, cioè la confezione che contiene i prodotti frenanti, è di fondamentale importanza. Non è solo una questione estetica: il packaging dei prodotti freno riveste un ruolo strategico nella qualità del prodotto. Se si pensa a una pastiglia, per rimanere nell’esempio precedente, tutti sanno che il materiale di attrito è particolarmente delicato (in quanto composto da polveri compresse e quindi friabili). L’urto accidentale di questo materiale, durante la movimentazione, magari con le piastrine della pastiglia stessa, potrebbe danneggiarlo ancora prima di essere montato. Anche i dischi non sono immuni da eventuali graffi, e un disco rigato significa minor efficienza, maggior rumorosità e usura precoce delle pastiglie. Il packaging deve quindi garantire la sicurezza del prodotto durante lo stoccaggio e il trasporto. I produttori di alta qualità tendono a proteggere il più possibile i propri ricambi, proprio per evitare il problema dei resi e garantire un buon servizio al cliente.

Un mercato in continua evoluzione
Oltre però a queste importanti considerazioni, la vera differenza in termini qualitativi è proprio l’efficienza dei materiali di attrito. Gli impianti frenanti, da questo punto di vista, hanno fatto negli anni passi da gigante, arrivando a risultati un tempo impensabili. Basti pensare alle temperature di esercizio, o alla resistenza a pressioni sempre più elevate. Secondo la logica, quindi, il mercato aftermarket di dischi e pastiglie sembrerebbe in declino, o meglio, destinato a una progressiva riduzione. Fortunatamente, basta osservare un qualunque autoricambista o meccanico, per constatare che i volumi di vendita di ricambi del sistema frenante sono stabili e tendono semmai a crescere.
Sono, infatti, molteplici i fattori che intervengono in questo complicato mercato e ne condizionano l’andamento. In primo luogo l’aumento della massa media delle vetture. Se vent’anni fa una utilitaria media aveva le dimensioni e i pesi di una Fiat Uno, oggi la Grande Punto rappresenta il nuovo standard per questo settore. C’è poi da considerare l’aumento del chilometraggio medio annuale di ogni vettura, arrivato oramai a quasi ventimila chilometri l’anno. Una percorrenza circa raddoppiata in poco più di quindici anni.
Più chilometri vuol dire più controlli e anche in questo caso è intervenuta la legge a far sì che ogni veicolo sia obbligato alla revisione periodica, durante la quale l’impianto frenante è proprio una delle maggiori discriminanti tra il passaggio dell’esame e la sua ripetizione. Proprio le revisioni rappresentano però una delle opportunità meno sfruttate; la legislazione ha infatti imposto tale controllo, ma non si è poi impegnata nel verificare la reale effettuazione delle revisioni. A scoraggiare questo tipo di controlli è anche il prezzo praticato, bloccato da anni e sempre meno conveniente per i centri revisione.

I concorrenti del pedale
Eppure la vera differenza in termini di consumo di materiale frenante non è rappresentata nè dall’aumento dei chilometri percorsi ogni anno, nè dell’aumento della massa dei veicoli. Il vero grande balzo è stato segnato dall’evoluzione tecnologica.
Non è più il solo pedale a consumare i freni; oggi, infatti, sempre più sono i sistemi elettronici ad avere la responsabilità dell’usura di dischi e pastiglie. Basti pensare all’ABS, oppure ai sistemi antipattinamento, o di controllo della stabilità: tutti impianti che agiscono sull’impianto frenante senza che il conducente se ne accorga. Il risultato è che i freni di una moderna autovettura hanno un coefficiente di utilizzo, cioè la percentuale di tempo durante la quale sono impiegati, molto maggiore.
Altro problema legato ai sistemi di stabilità (ASR, TCS, ESC, ESP, ABS eccetera) è la capacità che questi hanno di intervenire anche sulle singole ruote. Frenando in maniera scomposta l’autovettura, questi impianti riescono a stabilizzare la vettura in caso di sbandata e a riportarla sulla retta via. Tuttavia, quello che succede è che non tutti i dischi e le pastiglie sono consumati in maniera uniforme.

La qualità dei materiali
L’uso prolungato dell’impianto frenante, quindi, richiede a tutti i componenti una resistenza sempre maggiore. In quest’ottica diventa sempre più centrale l’importanza di utilizzare prodotti di qualità. Il mercato è, infatti, letteralmente invaso da prodotti commercialmente molto convenienti, ma dalla qualità non sempre verificabile. Utilizzare un prodotto non certificato (ad esempio ECE R90) può voler significare mettere a repentaglio l’incolumità dei passeggeri. Sono in particolare le temperature di esercizio a mettere in crisi i prodotti scadenti, quindi il pericolo maggiore che corre un autoriparatore è di montare un prodotto che ha una discreta funzionalità alle normali temperature tra i 30 e 300 gradi centigradi, ma va in crisi oltre tale intervallo. Il decadimento strutturale del materiale di attrito può, infatti, far comparire un rilevante effetto fading, con una notevole perdita di attrito e la conseguente perdita di controllo della vettura. Ad aggravare la situazione è la condizione di utilizzo dei ricambi montati. Quando il sistema arriva alle condizioni limite sopraindicate, temperature e pressioni elevate, significa che anche la guida avviene in condizioni fuori dall’ordinario; ad esempio l’utente potrebbe trovarsi su una discesa particolarmente ripida per un lungo periodo, oppure la guida è di tipo sportivo, fatto sta che in ogni caso le condizioni sono molto impegnative per il sistema frenante e per il pilota stesso; un eventuale cedimento in questi casi ha sicuramente effetti disastrosi, e può portare a gravi conseguenze.
Sostituire i freni: la centralità dell’autoriparatore
Anche l’usura incide sull’efficienza della frenata. In questo caso però le nuove tecnologie hanno migliorato molto la situazione. Il sensore di usura segnala all’automobilista la necessità di sostituire le pastiglie prima che queste abbiano tutto il materiale di attrito consumato e frenino, come si diceva un tempo, a ferro. Ugualmente la revisione, che dopo i primi quattro anni diventa biennale, ha migliorato la situazione, ma se le pastiglie beneficiano di queste importanti novità, ancora c’è molto da fare per gli altri componenti: come ad esempio i dischi.
Secondo le ultime stime, infatti, circa il 70% degli automobilisti sostituisce i dischi freno quando questi hanno oramai uno spessore sotto la soglia di sicurezza.
A favorire questa maggiore deperibilità hanno contribuito, ancora una volta, il miglioramento delle prestazioni dei materiali di attrito delle pastiglie e il maggiore utilizzo di tutto l’impianto. I dischi si consumano di più e più rapidamente; basti pensare che nei primi anni novanta il rapporto di sostituzione era di un disco ogni quattro pastiglie, un disco cioè durava per la sostituzione di quattro serie di pastiglie. Oggi il rapporto è circa dimezzato e un disco ha la durata di circa due serie di pastiglie. Va però considerato che la durata di entrambi è molto migliorata in termini chilometrici e che il costante aumento del traffico fa sì che vengano sollecitati più del normale.
Se, quindi, l’elettronica supporta la sostituzione delle pastiglie è sempre vero che il compito di persuadere l’automobilista a check-up approfonditi sull’efficienza di tutto l’impianto spetta sempre all’autoriparatore. Solo quest’ultimo può far comprendere l’importanza della sostituzione dei dischi o del liquido freni.
Il business officina
Stando ai dati forniti dai diversi produttori, il mercato frenante in Italia vale circa 10 milioni di serie di pastiglie e 1,2 milioni di coppie di dischi freno vendute in un anno, numeri che comprendono sia la quota IAM sia quella OES, cioè indipendenti e con marchio della casa auto. Nel difficile computo degli introiti di un’officina è stato calcolato che la quota di fatturato relativa all’impianto frenante vale circa il 15% - 20%. Si tratta quindi di una parte importante e da non sottovalutare. Tuttavia, il mercato sembra rimanere stabile anche per ciò che concerne le entrate delle officine, soprattutto per ciò che riguarda dischi e pastiglie, mentre una lieve flessione interessa e interesserà sempre di più la parte idraulica dell’impianto. La maggiore qualità costruttiva di questi elementi ha fatto sì che la loro durata sia notevolmente maggiore rispetto al passato.
Le officine, quindi, potrebbero stare tranquille: il mercato non subirà grandi oscillazioni, se si esclude un leggero aumento dovuto alla crescita del circolante e all’aumento dell’età media dello stesso. Ovviamente, la situazione non è così stabile; il mercato aftermarket sta da tempo attraversando un momento di subbuglio, dovuto in larga parte all’attenzione che le case auto stanno sempre più dimostrando nei confronti di questo settore. È tutto ciò che ruota attorno al sistema frenante o più in generale a ogni prodotto definito fast moving, e quindi in grado di movimentare grandi numeri, a interessare le case auto. Non a caso proprio su questi prodotti si concentrano le offerte maggiori, con prezzi sempre più spesso concorrenziali rispetto a quelli praticati dagli autoriparatori indipendenti.
Il mercato ha finora retto all’offensiva, grazie a campagne promozionali di controllo e di sostituzione a basso costo, ma per il futuro c’è da aspettarsi una politica sempre più aggressiva, che tende a portare le vetture presso le officine autorizzate anche dopo il normale periodo di garanzia (settore in cui le case ancora detengono la maggior parte dei tagliandi).

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