Articoli | 01 September 2007 | Autore: Tommaso Caravani

L’aftermarket in cifre - dati Osservatorio Autopromotec

Il mercato dell’autoriparazione si sta evolvendo: cresce la quota di export delle aziende produttrici di attrezzature, così come il numero di stazioni di servizio attrezzate, mentre la spesa complessiva degli italiani per la manutenzione fa segnare un +3,9%.

Gli ultimi dati arrivano direttamente dall’osservatorio Autopromotec, il centro di ricerca specializzato nella realizzazione di indagini di mercato sull’aftermarket automobilistico. Secondo il centro, l’Italia della riparazione sta cambiando, ma alcuni dati meritano qualche tentativo di interpretazione.
Iniziamo quindi con la spesa per la manutenzione: nel 2006 sono stati spesi in Italia ben 24.589 milioni per la manutenzione dell’auto (+3,9% rispetto al 2005), che equivalgono a una spesa media di 695 euro per ogni automobilista per la manutenzione e le riparazioni della sua autovettura.
Secondo il centro di ricerca, a pesare sulla spesa di manutenzione sono l’andamento dei prezzi dei ricambi e dell’attività di manutenzione e riparazione, che complessivamente sono cresciuti del 2,9%. Un altro elemento che inciderebbe sulla crescita della spesa è l’incremento del parco circolante; nonostante, infatti, l’Italia abbia già una densità automobilistica molto rilevante, il parco circolante continua a crescere e per il 2006 l’Osservatorio Autopromotec ha stimato un incremento di circa il 2%.

+2,9%: a vantaggio di chi?
Vi sono tuttavia anche fattori che contribuiscono a contenere la crescita della spesa. Innanzitutto il progresso tecnologico che ha fortemente investito il settore dell’automobile consente di ridurre le esigenze di manutenzione; inoltre, l’accelerato rinnovo del parco circolante fa aumentare il peso delle vetture più giovani. Questi due elementi stanno portando a una tendenziale diminuzione del numero medio di interventi di officina all’anno per ogni auto. D’altra parte, per questi interventi, quando comunque vi è l’esigenza di eseguirli, le operazioni da compiere sono più complesse e ne deriva quindi una spinta alla crescita della spesa. Ci sono poi da considerare i costi dovuti alla sempre maggiore presenza dell’elettronica e la conseguente sempre maggiore difficoltà di effettuare le riparazioni. Infine le revisioni: nonostante siano in pochi a effettuarle, questo tipo di controlli ha aumentato sensibilmente la necessità di mantenere in efficienza il veicolo.
Sembrerebbe quindi che tutto coincida, ma c’è un punto che non è stato considerato nel computo della spesa: la ridistribuzione di questo danaro. Grazie a mezzi quali l’estensione della garanzia, infatti, molti proprietari di automobili sono costretti a recarsi presso la rete ufficiale della casa per effettuare i tagliandi di manutenzione. In questo caso, però, la spesa, a parità di prestazioni è spesso superiore, e non di poco, a un equivalente intervento effettuato presso la rete indipendente. Questo dato quindi potrebbe avere un significativo impatto sulla spesa complessiva, che quindi vedrebbe ridimensionato, almeno per il canale indipendente, il trend di crescita.

Officine: crescono soprattutto le stazioni di servizio
Se, infatti, i dati relativi alla spesa sono in crescita, il numero di officine è invece stabile. Sempre secondo il centro, sono oramai 84.500 le aziende italiane del settore dell’autoriparazione. La rete sul territorio nazionale è costituita da 27.400 meccanici, 7.800 elettrauto, 18.130 carrozzieri, 6.540 gommisti, 3.820 concessionari automobilistici e 20.810 stazioni di servizio attrezzate. Nonostante il dato complessivo, ma anche quello dei relativi sottocomparti, sia tra i più elevati in Europa, guardando tra le singole attività si nota come solamente la crescita delle stazioni di servizio attrezzate compensi il generale calo di tutte le altre attività.

Le attrezzature “tirano” sempre
Chi invece non sembra conoscere crisi è il mercato delle attrezzature, che in Italia registra una crescita del 2,1%, specialmente legata alla necessità, per gli autoriparatori, di dover operare con gli strumenti adeguati sulle nuove e sempre più tecnologiche vetture. Anche sui mercati internazionali l’Italia dell’attrezzatura continua a mantenere un ruolo di primo piano, non solo per quanto concerne le classiche attrezzature meccaniche, ma anche per ciò che concerne l’elettronica, al punto che dei 3.650 milioni che fattura il comparto, ben il 68% è destinato all’export, prevalentemente verso i mercati auto europei.

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