
I dati raccolti nell’indagine annuale di ANFIA e Camera di commercio di Torino indicano un momento di difficoltà per le imprese della componentistica automotive nazionale, tranne che per i settori aftermarket e motorsport.
In sintesi, i dati complessivi delle aziende del settore registrano un calo nel 2024 destinato a proseguire, anche se i comparti aftermarket e motorsport per ora tengono e registrano anche una crescita.
2024: un settore in contrazione
Il 2024, infatti, ha segnato la fine di una fase di crescita per le 2.134 imprese italiane del comparto della componentistica automotive, che complessivamente hanno registrato un fatturato annuale direttamente riconducibile al settore automotive di circa 55,5 miliardi di euro, con una contrazione dei ricavi totali pari al -6,0%.I cali più marcati hanno riguardato i fornitori di moduli e integratori di sistemi (-8,2%), gli specialisti (-7,0%) e i subfornitori delle lavorazioni (-6,8%). Anche le imprese di Engineering & Design e i subfornitori hanno chiuso l’anno in negativo, con una flessione rispettivamente del 3,8% e del 3,7%.
In controtendenza, le performance positive per gli specialisti del motorsport (+1,2%) e dell’aftermarket (+0,6%), che hanno anche registrato l’aumento più significativo del numero di addetti, in un contesto generale di contrazione dell’occupazione.
Guardando alle dinamiche del fatturato del 2024, la filiera automotive ha affrontato un anno difficile, segnato da una produzione di autoveicoli ai minimi storici in Italia e dalla transizione verso la mobilità elettrica, con evidenti ripercussioni sul fatturato.
Il dato più significativo riguarda la quota delle imprese che hanno dichiarato una contrazione del giro d’affari: il 62% rispetto al 36% del 2023, con il saldo complessivo tra aumenti e riduzioni sceso a -31% (-36% in Piemonte), contro il +16% dell’anno precedente.
Tra le categorie di fornitori, solo gli specialisti dell’aftermarket hanno registrato un saldo positivo tra dichiarazioni di aumento e di riduzione del fatturato (+14%), confermandosi come il cluster meno condizionato dal contesto di cambiamento, trovandosi ad operare prevalentemente per il parco veicolare circolante.
Previsioni 2025: pessimismo e incertezza
Come riporta il comunicato riassuntivo redatto da ANFIA, “se i dati del 2024 evidenziano la fase critica della filiera, anche le attese per il 2025 delineano un quadro fortemente segnato dal pessimismo.Chiamate a esprimere le previsioni per il 2025, l’insieme delle imprese italiane si mostrano fortemente pessimiste, con prospettive peggiori rispetto a quelle dello scorso anno. Solo il 20% prevede un aumento del fatturato, mentre il 63% stima una riduzione”.
Meglio la situazione per le imprese dell’aftermarket, che “guardano al futuro con previsioni sfavorevoli meno cupe”.
Un pessimismo che trova le sue radici nel contesto internazionale, visto come sempre più sfidante e carico di incertezze.
Le strategie di sviluppo delle imprese continuano a essere fortemente influenzate dalle politiche delle case automobilistiche europee (per l’86% rilevanza almeno media, per il 66% alta) e dall’instabilità economica mondiale (l’86% rilevanza almeno media, il 56% alta).
Cresce l’attenzione verso l’ingresso delle case automobilistiche cinesi in Europa, con la possibile apertura di nuovi stabilimenti, considerata di alta rilevanza dal 52% degli operatori (il 39% lo scorso anno), così come aumentano i timori legati ai cambiamenti nelle politiche commerciali internazionali: l’introduzione di dazi preoccupa ora in modo rilevante il 47% delle imprese, rispetto al 32% della rilevazione precedente.
A questi fattori, si aggiungono timori connessi alla riduzione della domanda e all’incertezza dei volumi produttivi (di elevata rilevanza per il 72% delle imprese), nonché, in termini operativi, la difficoltà da parte delle imprese nel farsi riconoscere aumenti dei costi di produzione da parte degli OEMs (il 50%).
Il commento
Massimiliano Cipolletta, presidente della Camera di commercio di Torino, commenta così i dati dell’Osservatorio: “Il settore automotive vive in un contesto di grande incertezza a causa di diversi fattori concomitanti: crisi internazionali, transizione energetica, mutamento degli equilibri mondiali con la rapida avanzata dell’area asiatica, modifica delle politiche commerciali con l’introduzione di dazi.
In un quadro così complesso, le nostre aziende, dopo anni di relativa crescita, subiscono nel 2024 e prevedono per il futuro contrazioni dei ricavi ed effetti sull’occupazione, più accentuati proprio in Piemonte.
Tutte le strategie indagate, dagli investimenti in R&S alla realizzazione di partnership per l’innovazione, dallo sviluppo di nuovi powertrain all’inserimento dell’Intelligenza Artificiale, vivono una fase di attesa in un mercato della mobilità dal futuro non del tutto delineato”.
Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA, nel suo intervento sottolinea la necessità di modificare l’approccio a livello europeo nella transazione energetica, per tornare ad avere un ruolo di primo piano.
“La formula attuale, che segue un approccio mono-tecnologico centrato sull’elettrico, sta danneggiando i componentisti europei, i cui prodotti coprono all’incirca il 60% del contenuto tecnologico dei veicoli ICE prodotti in UE, ma solo il 40% circa quando si tratta di veicoli elettrici, con il rischio, secondo CLEPA, di perdere fino al 23% del valore aggiunto al 2030.
Auspichiamo, quindi, che la revisione in corso del regolamento UE sui target di riduzione delle emissioni di CO2 degli autoveicoli leggeri vada nella direzione di un approccio tecnologicamente neutrale, che valorizzi il contributo dei carbon neutral fuels - soluzioni tecnologiche innovative già disponibili in grado di salvaguardare competenze industriali e posti di lavoro – al raggiungimento degli obiettivi. Riteniamo, inoltre, che debba essere accompagnata da adeguate e proporzionate misure di protezione della manifattura europea, anche a salvaguardia del valore aggiunto generato dalla produzione continentale di auto, sistemi e componenti”.