News | 06 November 2012 | Autore: Francesco Giorgi

Componentistica auto: 2011 OK, inizio 2012 un po' giù di tono

Come anticipato da molte aziende anche durante l'ultima edizione di Automechanika, Anfia e Autopromotec ufficializzano un 2011 sostanzialmente positivo per la filiera della componentistica automotive. Più delicato il 2012, dove qualche conforto viene dall'export. Per il futuro: investire sulle competenze

Se la crisi dei mercati continua a manifestare le proprie conseguenze fra le Case auto, l’indotto di componentistica e aftermarket “tengono”, soprattutto riguardo ai valori dell’esportazione. Lo rivela una recente rilevazione effettuata da Anfia e resa nota da Promotec, relativo all’andamento del comparto nel 2011 e al preventivo per il 2012.

Nel complesso, rivela il documento, il 2011 è stato un anno positivo, anche considerata l’inversione di tendenza che si è registrata nella seconda parte dell’anno, che ha causato una relativa diminuzione del fatturato a causa dell’aggravarsi della crisi economica.

Anche se si tratta di aride cifre, questo conferma che il concetto di mobilità conosce un progressivo cambiamento. Se si tratta di riparazione e manutenzione, l’automobilista è più attento, sceglie con più cura le offerte, i prezzi, i servizi e la qualità dei ricambi. Dal canto loro, la filiera aftermarket (aziende di produzione, ricambisti, officine) si adegua di conseguenza.

Dati alla mano, il fatturato 2011 del comparto componentistica automotive nazionale (una realtà stimabile in circa 2500 aziende e 179 mila addetti, circa 1 su 7 rispetto al milione 200 mila lavoratori dell’intera filiera automotive nazionale) si attesta a 41,8 miliardi di euro. Di questi, 35,5 miliardi fanno riferimento al settore autovetture.

La crescita in termini percentuali rispetto al 2010 è del 3,5%; il “segno positivo” sui ricavi paragonato al 2008 è addirittura dell’85%.

Fra le “voci” che concorrono a portare l’indicatore sul segno “più”, è da sottolineare l’importanza dell’esportazione. Il comparto parti e accessori automotive, infatti, nel 2011 ha evidenziato un aumento del 25,9% della bilancia commerciale; in termini monetari, questo vuol dire un saldo in positivo di 7,3 miliardi di euro rispetto al 2010.
Complessivamente, il valore delle esportazioni per il 2011 supera i 19 miliardi di euro (11,8 miliardi il saldo delle importazioni).

Lievemente in flessione il saldo relativo al primo semestre 2012, che paragonato ai primi 6 mesi 2011 evidenzia un calo dell’1,7%, tuttavia, il saldo della bilancia commerciale gennaio – giugno 2012 resta in attivo del 4,5%, anche perché l’import ha conosciuto una contrazione del 9,3%.

Nel complesso, il valore del mercato italiano ricambi aftermarket per autoveicoli 2011 (esclusi pneumatici, lubrificanti, vernici, accessori e attrezzature d’officina), riferito ai prezzi di listino applicati dalle Case auto , è di 16,1 miliardi di euro. Di questi, 8,6 miliardi fanno riferimento a componenti meccaniche ed elettroniche; i restanti 6,5 miliardi per le parti carrozzeria.

E’ interessante notare come, dal punto di vista dell’offerta, la ricambistica “ufficiale” prodotta dalle Case auto e l’offerta di componenti dai fornitori OE (ricambi originali o equivalenti) sia, sostanzialmente, simile: 40% dalle Case auto, 45% dalle aziende di produzione ricambi OE. Il restante 15% va ascritto alla produzione di ricambi “adattabili” (va notato che nello specifico, se si tratta di parti carrozzeria la quota detenuta dalle Case auto è mediamente più alta).

Per il futuro? Lo studio di Anfia e Promotec indica che lo sviluppo di tecnologie più eco friendly (una su tutte: l’evoluzione delle normative Euro sulle emissioni e il regolamento UE sui valori di CO2 per autovetture – obiettivo 95 g/km per il 2020 – e veicoli commerciali leggeri – target 147 g/km entro lo stesso anno) resta un caposaldo per la tecnologia automotive dei prossimi anni. Il progressivo aumento di modelli a propulsione “pulita”, unito al debutto sul mercato di componenti di primo equipaggiamento dai cicli di vita più lunghi, contribuiranno a rendere il mercato dei ricambi aftermarket ancora più complesso; di conseguenza, le competenze tecniche degli operatori dell’autoriparazione dovranno essere ancora più profonde.

 
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