Articoli | 01 October 2006 | Autore: Tommaso Caravani

Speciale trasmissioni - Trasmissioni meccaniche: un affare da grandi?

I volumi dei ricambi per le trasmissioni meccaniche diminuiscono: la causa principale è una sempre maggiore complessità tecnologica, che prolunga la durata dei componenti, per fortuna ci sono sempre giunti e semiassi…

Il mercato dei ricambi per le trasmissioni meccaniche sta vivendo un momento difficile. A dirlo sono i principali protagonisti del mercato di frizioni e ingranaggi, mentre giunti e semiassi, rappresentano ancora un valido business.
Le motivazioni che spiegano l’erosione di volumi di questi componenti sono tra quelli classici che caratterizzano il mercato dei ricambi: tecnologia e prezzi.
I nuovi modelli di cambi automatici, l’utilizzo di materiali sempre più resistenti e un generale abbassamento dei prezzi, e conseguentemente, una generalizzata riduzione della marginalità stanno inducendo molti produttori a spostarsi verso altre linee di prodotto.
C’è però un “ma”. Nonostante il mercato stia effettivamente contraendosi, le vendite degli indipendenti sono diminuite in maniera più drastica nei confronti del rispettivo andamento del comparto. Si è quindi verificata una migrazione di componenti dalla classica distribuzione indipendente verso le reti autorizzate e le concessionarie. Vediamo il perché e quali sono gli effettivi cambiamenti che il mercato indipendente sta subendo.

Il mercato degli indipendenti
La frizione è considerato un bene di consumo, che si sostituisce per usura del materiale di attrito ogni certo numero di chilometri. È quindi relativamente semplice avere una visione globale del numero di frizioni che si potrebbero sostituire ogni anno. Diciamo “potrebbero”, perché la realtà è molto diversa da questa ipotetica visione: le nuove tecnologie e la sempre più massiccia presenza di cambi di velocità automatizzati, stanno variando notevolmente le durate di questi organi e fare delle previsioni diventa difficile.
Inoltre, l’automazione spinta porta con sè un altro grave problema: l’accessibilità da parte del mondo della riparazione indipendente ai componenti comandati elettronicamente. Se il sistema è sempre più complesso difficilmente una officina poco preparata sarà in grado di riparare un cambio danneggiato. È a questo punto che si può effettuare qualche considerazione in più sul mondo del ricambio per trasmissioni: il cambiamento interessa, infatti, proprio la formazione del personale e il supporto che l’azienda produttrice di ricambi può dare al riparatore indipendende. In quest’ottica, la vera mutazione consiste di una sempre maggiore crescita dei componentisti che operano in primo impianto con grandi numeri, a discapito dei piccoli. Questo perché per avere il know-how sulle nuove tecnologie installate in primo impianto, è fondamentale avere grandi budget da investire in ricerca e sviluppo; non solo per produrre il componente di primo equipaggiamento, ma anche per realizzare un prodotto destinato al mercato indipendente dell’aftermarket.
Un esempio di quanto difficile sia questo settore è rappresentato dal fatto che un’azienda come LuK presenti, in occasione di Automechanika, il proprio kit di ingranaggi del cambio per il mercato indipendente e contemporaneamente gli storici produttori di ruote dentate per l’aftermarket abbiano da tempo spostato i propri investimenti e produzione verso settori più redditizi, come ad esempio quello del veicolo industriale.

La rete ufficiale
Sono quindi gli autorizzati a beneficiare maggiormente dell’innalzamento tecnologico dei sistemi di trasmissione. Un vantaggio accompagnato da politiche di prezzo decisamente al ribasso e una presenza sempre più competitiva sul mercato. In questo senso il regolamento Monti, la “famigerata” BER, non ha portato i benefici sperati dal legislatore. La difficoltà di passaggio delle informazioni ha penalizzato fortemente questo comparto, non tanto sul piano del ricambio in sè, quanto sul passaggio delle informazioni di carattere elettronico. Le case, nel senso stretto della legge, sono, infatti, in regola. Passando le specifiche tecniche dei singoli componenti rispettano perfettamente le regole, ma non le esigenze degli autoriparatori. La vera difficoltà è rappresentata, infatti, dalla gestione elettronica e dai codici di accesso alle centraline. Gli strumenti di autodiagnosi per gli indipendenti sono progettati e realizzati grazie al reverse engineering, una pratica che consente di risalire alla gestione e ai parametri della centralina, direttamente dalla vettura, mentre gli strumenti monomarca sono già pronti al lancio del nuovo modello. Inoltre, il vantaggio per un’officina, autorizzata o concessionaria, deriva dal dover lavorare su un solo tipo di prodotto, quello, appunto, del marchio esposto, da cui ricevono formazione e informazioni in tempi rapidi.

Giunti e semiassi, un mercato ancora “indipendente”
Nonostante la tendenza del mercato, per quanto riguarda i ricambi prettamente inerenti al cambio quindi, il settore sembra destinato a un futuro da “riparatori ufficiali”. La trasmissione di una vettura è però affidata a molti elementi e tra il motore e le ruote si trovano anche altri componenti il cui mercato continua a essere favorevole per gli indipendenti. Si tratta dei semiassi e dei giunti omocinetici. Certo, questa tipologia di ricambi interessa prevalentemente le auto a trazione anteriore (quindi i grandi volumi) ed è meno legato al discorso usura. Infatti, per rompere un giunto omocinetico occorrono centinaia di migliaia di chilometri, che si riducono solo nel caso di un utilizzo su strade in pessime condizioni. In questo caso l’Italia è sicuramente una nazione dal sistema viario non perfettamente “liscio”, ma la situazione generale tende comunque a migliorare.
Altro fattore che può rappresentare, nel bene e nel male, un rallentamento di questo mercato, è stata la patente a punti. Se, infatti, i giunti e i semiassi difficilmente si danneggiano con l’uso, è altresì vero che sono tra i primi candidati alla rottura in caso di incidente. La patente a punti, che dalla sua introduzione ha fatto decrescere il numero totale degli scontri tra vetture, ha inciso sul numero dei ricambi venduti.
Tuttavia, il vantaggio di questo prodotto è proprio nella sua durata. Le case automobilistiche statisticamente riescono a intervenire sempre meno sulle vetture con una certa anzianità, quelle cioè in cui questi componenti sono maggiormente a rischio, a tutto beneficio del comparto indipendente.
Per gli indipendenti quindi si tratta di un terreno relativamente fertile, su cui però non è possibile commettere errori. In particolare la fiducia su questo genere di ricambi è abbastanza alta, ma un cliente che dopo la sostituzione di un semiasse o di un giunto omocinetico deve recarsi nuovamente in officina, rappresenta un danno per tutto il comparto. In questo senso il distributore, il ricambista e l’officina stessa hanno una importante responsabilità: verificare la qualità dei prodotti venduti. Siano essi nuovi o rigenerati, infatti, è necessario un attento controllo, poiché sul mercato si trovano prodotti a basso costo che potrebbero allettare la filiera a tutti i livelli, con conseguenze disastrose.
Se infatti i prodotti a basso costo consentono nell’immediato un buon aumento di marginalità, finiscono per screditare le officine e i ricambi indipendenti; inoltre, una guerra sui prezzi finirebbe, nel tempo, col far diminuire la marginalità a tutti i livelli.

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