Articoli | 26 March 2021 | Autore: David Giardino

Japanparts Srl: leoni d’Oriente

Le strategie vincenti di Japanparts Srl dall'asiatico all'europeo: ne parliamo con Luca Finetto, fondatore dell'azienda.


Abbiamo intervistato Luca Finetto, fondatore di Japanparts Srl, per sentire direttamente dal protagonista le notizie sulla direzione e le strategie implementate dall’azienda, che vanno dagli importanti investimenti industriali ad alcune scelte commerciali che hanno fatto parlare molto il mercato nel recente passato.
 
Quali sono i punti di forza che nel tempo hanno permesso a Japanparts di consolidarsi nel mercato italiano e internazionale?
Japanparts opera nel settore ricambi dal 1988; penso che sia stata una delle prime aziende in assoluto ad aver iniziato a importare dall’Asia.
La nostra esperienza ci ha insegnato negli anni a riconoscere i produttori affidabili distinguendoli da quelli pericolosi, così abbiamo potuto consolidare nel tempo il concetto dei tre pilastri su cui si fonda l’azienda: qualità, prezzo e servizio. Cardini sui quali tutte le aziende importanti dovrebbero costruire la propria reputazione, ma certamente non semplici da raggiungere.
Lavorare nei paesi orientali è un po’ come camminare in un campo minato, devi stare molto attento a come ti muovi e con chi fai affari...
Per avere un prodotto di qualità devi avere la forza commerciale di imporre degli standard qualitativi. Nel caso degli ammortizzatori, per esempio, noi chiediamo che tutti gli elementi che li compongono siano di massima qualità, dalle guarnizioni al lubrificante. Siamo noi che indichiamo i produttori dei componenti per i nostri ammortizzatori. Non ci accontentiamo che funzioni e basta. Non a caso quindi abbiamo un prodotto di grande qualità, riconosciuto da tutto il mercato.
 
Con la crescita delle famiglie di prodotto diventa sempre più necessario avere magazzini sempre più capienti; ci può dire quali sono i vostri progetti di sviluppo in proposito?
Japanparts Srl gestisce 40.000 referenze, 9 macro-famiglie e 158 famiglie di prodotto, negli attuali 65.000 mq di magazzino a Verona.
Abbiamo recentemente acquistato in prossimità dell’aeroporto Catullo di Verona un nuovo terreno per costruire altri 150.000 mq di magazzino. Gli investimenti considerevoli che stiamo affrontando dimostrano quanto sia importante per noi garantire il servizio ai nostri clienti, e quanto sia strategico per l’azienda avere a disposizione sempre tutti i ricambi delle macro-famiglie che trattiamo, che ricordo sono: filtri, frenante, frizioni, distribuzione, raffreddamento, giunti e cuffie, sospensioni, impianto elettrico, motore e rettifica.
Su queste macro-famiglie stiamo crescendo in codici, con particolare attenzione al circolante europeo, con kit che copriranno sempre meglio queste famiglie: distribuzione, catena distribuzione, frizione, volano, idraulica frizioni, pompe acqua, parapolvere ammortizzatori, sospensioni e bracci. Allargheremo le gamme di giunti, cuffie, crociere sospensioni, molle, ammortizzatori portelloni anche elettrici, prodotti gomma-metallo, e impianto elettrico.
Per quanto riguarda quest’ultima famiglia di prodotto, ricordo che la mia famiglia nasce come ricambista elettrico, quindi abbiamo la consapevolezza dell’importanza di questa macro-famiglia di prodotto; faremo importanti investimenti per crescere molto come gamma.
In più, quest’anno abbiamo introdotto il nuovo marchio J-Master, con il quale vogliamo dedicarci al completamento della gamma europea. Abbiamo iniziato con la linea filtri aria motore con 220 codici disponibili per i veicoli europei (ben 140 riferimenti sono stati inseriti a fine febbraio) e la gamma delle bobine.
 
La pandemia da Covid-19 ha comportato una crisi delle materie prime e numerose difficoltà alle importazioni dalla Cina; per questo motivo ci saranno alcuni operatori che andranno in rottura di stock e altri che avranno problemi a reperire alcuni componenti per completare i propri prodotti. Sarà così anche per Japanparts?
Certamente ci sono dei problemi; bisogna affrontare costi spesso quadruplicati dei container, la mancanza di vettori per il trasporto e mediamente dei tempi raddoppiati per le consegne. A questa difficoltà si aggiunge l’incremento dei costi delle materie prime, così come la mancanza sul mercato di alcuni componenti.
Tutta questa situazione porterà prima o poi a delle conseguenze che si faranno sentire, soprattutto quando il mercato uscirà dallo stallo procurato dalla contingente crisi sanitaria.
In Japanparts stiamo lavorando per incrementare il flusso degli approvvigionamenti dei nostri magazzini in Italia per garantire il servizio anche nel prossimo futuro. Chi non ha la forza finanziaria per farlo andrà sicuramente incontro a dei problemi.  
 
Per recuperare marginalità molti operatori della distribuzione stanno inserendo delle gamme di prodotto a marchio privato. Lei conosce molto bene il mercato e la produzione orientale, che opinione ha di queste operazioni?
L’ho già detto: comprare in Cina o in Oriente in generale sembra una cosa facile, ma è un campo minato. Molti non sanno bene a che costi e rischi si esporranno semplificando troppo questo lavoro. Immagino che al termine di questa crisi sanitaria non saranno più così numerosi come oggi gli operatori che avranno un proprio marchio privato credibile. 
 
Recentemente ha introdotto dei listini a prezzo netto, sullo stile dei paesi del nord est europeo; ci può commentare questa scelta?
Japanparts è stata a volte criticata per avere un listino al pubblico troppo basso e che non lasciava marginalità ai ricambisti nella vendita. La nostra politica commerciale di oggi risolve questo problema, lasciando nelle mani degli operatori lo spazio di guadagno che vorranno e sapranno ricavare.
 
Ritiene che il partner commerciale di Japanparts sarà sempre il distributore nazionale o regionale, oppure il proliferare dei private label porterà inevitabilmente a un conflitto di interessi?
Il nostro partner commerciale è da sempre il distributore. Abbiamo sempre voluto costruire assieme ai nostri partner le condizioni di sviluppo migliori per il business di entrambi.
Cerchiamo aziende che vogliano trattare tutte le nostre 158 famiglie di prodotto; per fare questo permettiamo a chi volesse farne richiesta di aggiungere alla loro disponibilità anche quella del nostro magazzino di Verona, con la logica dei magazzini virtuali stellari.
Questa è una opportunità importante, che speriamo alla fine tutti comprendano e richiedano. Ci piacerebbe che le aziende con cui lavoriamo capiscano le opportunità che offriamo e che sappiano coglierle sino in fondo.
La ricerca di marginalità con l’inserimento di private label potrebbe rivelarsi una illusione per molti. Sarebbe meglio per tutti ragionare seriamente assieme e trovare una strada comune di interessi. 
 
Japanparts è una azienda padronale che si confronta con un contesto industriale fatto da multinazionali. In un ambiente competitivo sempre più difficile quali saranno le aziende capaci di competere meglio?
Il CDA Japanparts risponde velocemente a tutte le questioni alle quali viene sottoposto.
La nostra azienda, che lavora e produce in Italia, è sottoposta, come tutti gli imprenditori di questo paese, a numerosi ostacoli come la burocrazia e i costi spesso non competitivi rispetto ad altri paesi della comunità europea. Faccio riferimento alla Polonia e ad altri paesi dove la manodopera e la tassazione sono molto diverse dalle nostre. Ciononostante noi riusciamo a essere competitivi su tutti i nostri prodotti.
C’è poi un altro fenomeno tipico di noi italiani che fatico a capire; ci sono operatori che preferiscono acquistare da aziende estere, come per esempio tedesche o francesi, pagando molto di più un ricambio, senza che il prezzo ne giustifichi una superiore qualità se non la provenienza. Sarebbe più opportuno privilegiare sempre aziende locali, così come per esempio fanno gli operatori tedeschi e francesi nei loro paesi, quando siamo noi a provare a vendere il nostro prodotto da loro.
 
Come considera i grandi gruppi internazionali di distribuzione e il costo che comporta entrare come fornitore a pannello?
A ogni investimento dell’azienda deve corrispondere un ritorno in termini di sviluppo di business; la promessa iniziale dei gruppi di distribuzione era questa e ha funzionato.
Oggi capita sempre più spesso che l’attività principale di queste realtà sia reclutare nuovi distributori per aumentare la loro fee da richiedere. Mi pare che si sia persa così l’essenza principale alla loro adesione.


Nella foto di apertura: Luca Finetto, fondatore di Japanparts.

 

 

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