
Età media a 13 anni, costi di manutenzione in crescita del 33% e un aftermarket sempre più centrale per garantire mobilità e sostenibilità.
Il mercato automobilistico italiano continua a muoversi in una direzione chiara: meno immatricolazioni di auto nuove, più veicoli che restano in circolazione a lungo e una manutenzione che diventa sempre più centrale.
Un contesto complesso per gli automobilisti, ma che rafforza il ruolo strategico dell’aftermarket, chiamato a garantire continuità, affidabilità e soluzioni economicamente sostenibili.
Secondo un’analisi condotta da ACtronics, l’invecchiamento del parco circolante e l’aumento dei costi di riparazione stanno modificando profondamente le abitudini di guida e di manutenzione, aprendo nuovi spazi di crescita per officine, ricambisti e operatori del settore.
Auto più longeve: il parco italiano supera i 13 anni
I numeri parlano chiaro: a inizio 2025 l’età media delle autovetture in circolazione in Italia ha raggiunto i 13 anni (fonte ACI), contro i 7,9 anni del 2009 (UNRAE). In quindici anni il parco si è quindi “allungato” di oltre cinque anni, una dinamica che appare strutturale e non più congiunturale.Alla base di questo fenomeno ci sono diversi fattori: listini del nuovo in costante crescita, progressiva riduzione delle versioni entry-level e un potere d’acquisto che fatica a tenere il passo. Le auto moderne offrono più tecnologia, sicurezza ed elettronica, ma il rovescio della medaglia è una maggiore complessità tecnica e, spesso, una minore riparabilità “semplice”.
Il risultato è perciò un circolante più anziano, con chilometraggi elevati e una domanda crescente di interventi di manutenzione e riparazione.
Costi in aumento: ricambi e manodopera spingono la spesa
Parallelamente all’invecchiamento del parco, cresce il costo per mantenerlo efficiente. Negli ultimi dieci anni la spesa media annua per manutenzione e riparazioni è aumentata del 33% (Federcarrozzieri).Nello stesso periodo, i costi di ricambi, pneumatici e lubrificanti hanno segnato un +21,2%, con ulteriori incrementi tra il 2023 e il 2024.
Anche la manodopera segue la stessa traiettoria: la tariffa oraria media è passata da 55 euro nel 2015 a oltre 71 euro nel 2024, con un incremento del 29%. Un trend che accomuna l’Italia al resto d’Europa, dove i costi di riparazione continuano a crescere.
Per l’aftermarket questo scenario rafforza un dato di fatto: l’auto non si sostituisce, si ripara. Ma si ripara in modo sempre più selettivo e consapevole.
Cambiano le scelte degli automobilisti (e delle officine)
Di fronte a costi crescenti, gli automobilisti tendono a dare priorità agli interventi indispensabili, rimandando quelli estetici o non urgenti. Allo stesso tempo cresce l’attenzione verso soluzioni che consentano di contenere la spesa senza compromettere affidabilità e sicurezza.In questo contesto si inserisce la crescita dei ricambi rigenerati, soprattutto per i componenti elettronici.
Secondo GiPA, infatti, il 45% degli automobilisti italiani accetterebbe un ricambio rigenerato in base alla tipologia, mentre 1 su 10 lo preferisce senza riserve. Ancora più significativa la risposta del mondo professionale: il 66% delle officine indipendenti e il 78% di quelle autorizzate utilizzano già componenti rigenerati.
Una tendenza che risponde sia a logiche economiche sia operative, soprattutto su veicoli con diversi anni di vita.
Rigenerazione: risparmio reale e disponibilità dei ricambi
Secondo ACtronics, specialista europeo nella rigenerazione di componenti elettronici automotive, il risparmio medio rispetto al nuovo varia dal 50% all’80%.Alcuni esempi sono emblematici:
• Body control module Skoda Rapid: 149 euro rigenerato contro 446 euro nuovo.
• Selettore cambio gruppo Volkswagen (MQB): 149 euro rigenerato contro 615 euro nuovo.
Oltre al prezzo, la rigenerazione risolve un problema sempre più frequente nell’aftermarket: la disponibilità dei ricambi, soprattutto per veicoli anziani o per componenti fuori produzione. Un fattore chiave in un parco circolante che continua a invecchiare.
Qualità industriale e sostenibilità: non solo una questione di prezzo
La rigenerazione moderna non è una semplice riparazione. I componenti vengono smontati, analizzati, aggiornati nelle parti critiche e testati su banchi prova che simulano le condizioni reali di utilizzo.“Operiamo secondo standard industriali riconosciuti come ISO 9001 e ISO 14001, applicando metodologie APQP, EFMEA e PPAP. Ogni fase del processo è tracciata digitalmente”, spiegano da ACtronics.
A questo si aggiunge il beneficio ambientale: la rigenerazione consente di ridurre rifiuti e consumo di materie prime. Secondo l’azienda, ogni anno vengono risparmiati oltre 100.000 kg di materiali, un valore sempre più rilevante anche per la reputazione delle officine e degli operatori aftermarket.
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