Articoli | 01 March 2005 | Autore: Tommaso Caravani

Trione Ricambi è di nuovo sulla breccia

Mentre il mondo della distribuzione tende a consociarsi in grandi strutture, c’è qualcuno che ha obiettivi ambiziosi e punta alla distribuzione nazionale.

Incontriamo Dario Romano, amministratore delegato della Trione Ricambi, distributore nazionale che esce da un periodo di crisi, ma che grazie all’acquisizione da parte del gruppo Cora…

Trione è una realtà storica del panorama italiano, ci può dare qualche indicazione sul gruppo e su come si è sviluppato negli anni?
L’azienda è stata fondata nel 1946 dalla famiglia Trione per distribuire le bronzine Trione direttamente ai rettificatori. Nell’immediato dopoguerra, infatti, l’idea fu quella di andare direttamente alle officine di rettifica, senza intermediari. A questo scopo fu fondata la Trione Ricambi creando due centri distributivi: uno a Milano, e uno a Roma, “Geres”, per la distribuzione delle bronzine Trione sul territorio nazionale.

Poi però alle bronzine sono stati affiancati altri prodotti…
Si, alle bronzine si è aggiunta la concessione dei prodotti Pirelli, nelle due aree di riferimento, Lombardia e Lazio. L’Industria Trione negli anni ’70 fu ceduta a una multinazionale americana. Conseguentemente, la Trione Ricambi priva della distribuzione delle bronzine, concentrò la propria attività sulla distribuzione dei prodotti Pirelli, affiancando famiglie di prodotto. La società è cresciuta e negli anni sono state acquisite altre aziende di distribuzione, fino a raggiungere, nel 1997, la copertura dell’intero territorio nazionale, a mezzo di filiali e depositi regionali.

Una crescita inarrestabile, poi però qualcosa è andato male…
La Trione Ricambi che ha visto sviluppare il suo giro d’affari sia sulla vettura sia sui veicoli industriali ha dovuto scegliere una sede più idonea e adeguata alle necessità del mercato. Il trasferimento nella sede prescelta e gli investimenti in nuove linee di prodotto sono avvenuti in un momento di crisi del mercato. La rottamazione delle auto ha portato a una sensibile diminuzione dei consumi e conseguentemente alla crisi che non ha risparmiato la Trione Ricambi.

Una struttura unica che copriva entrambe le competenze?
La struttura, alla luce della crisi predetta, è stata drasticamente ristrutturata. Il risanamento ha impegnato più anni e per poter fronteggiare le nuove e crescenti esigenze del mercato si è ritenuto di venderla al gruppo Cora, che ha garantito la continuità e il rilancio dell’azienda. Gli effetti dell’acquisizione da parte del gruppo Cora si possono verificare nell’affluenza di nuove famiglie di prodotto e una riorganizzazione commerciale tesa a un miglior controllo del territorio.

Cora e Trione, in questo caso due società che fanno lo stesso lavoro, non avete avuto problemi di sovrapposizione distributiva o con le linee di prodotti?
No, Cora è una realtà locale, una azienda molto competitiva che però opera prevalentemente nel Lazio, quindi la sovrapposizione sarebbe solo in questa regione. Tuttavia riteniamo che questa sia una opportunità piuttosto che un vincolo.

Al punto che oggi aprite una nuova sede: perché a Roma?
Questa che inauguriamo oggi (8 dicembre 2004) è una nuova sede; fino ad ora, infatti, avevamo solamente un deposito di logistica che copriva la distribuzione nel Lazio, un’area che consideriamo strategica e alla quale attribuiamo una grande importanza. Abbiamo investito molto e oggi inauguriamo una vera e propria filiale, con dipendenti, spazi e mezzi propri.

A proposito di realtà locali: il panorama che va delineandosi in Italia è composto di grandi consorzi, gruppi o altre forme similari di aggregazione di realtà regionali. In questo contesto voi vi proponete come indipendenti puri: è una scommessa o cercate partner?
Mi sentirei di affermare che non si tratta di nessuna delle due alternative: siamo indipendenti, ma in realtà abbiamo creato un gruppo a se stante. Sostanzialmente, il gruppo Cora ha acquisito Trione Ricambi facendo però sopravvivere entrambi i marchi. Le sinergie tra i due gruppi, inoltre, hanno fatto sì che l’uno traesse benefici dall’altro e viceversa, con risultati tangibili come il potenziamento di alcune linee di prodotto.

Molti gruppi, si stanno anche organizzando con reti di officine: è una direzione percorribile?
I nostri sforzi sono momentaneamente tesi solo alla riorganizzazione dell’azienda. Per il futuro non abbiamo certezze e, almeno per ora, non ci occupiamo ancora di questo aspetto, anche se in un prossimo futuro, terminata la riorganizzazione, riteniamo doveroso occuparcene.

I distributori, specialmente in questo periodo, devono affrontare numerose problematiche, dalla rottamazione con conseguente ricambio del circolante alla tendenza sempre più diffusa dei ricambisti a limitare le scorte di magazzino: voi come fronteggiate la situazione?
La nostra politica si fonda su una presenza diretta in ogni regione, con cui cerchiamo di aumentare la capillarità. Prima avevamo solo una filiale e dieci depositi in Italia, mentre ora, grazie alla nuova ristrutturazione, già contiamo tre filiali e 11 depositi. Alla storica sede milanese di Brugherio, infatti, si affiancano Padova, Brescia e Roma.

Dal momento che vi presentate come indipendenti puri, è impossibile non chiedervi cosa pensate della legge Monti a due anni dalla sua entrata in vigore: avete visto qualche effetto?
Al momento non si vedono effetti diretti connessi all’introduzione di questa legge. C’é sempre un esasperato bisogno di gestione del magazzino da parte di tutta la filiera; il ruolo rilevante è sempre quello svolto dal grossista, che deve avere a disposizione tutto il materiale in orizzontale per soddisfare la domanda.

Una domanda che non sembra segnare il passo della ripresa: come vede il mercato indipendente dei ricambi?
Lo vedo stabile, non ci sono evoluzioni rilevanti in nessun senso. Non credo ci saranno grosse variazioni, salvo che queste non derivino solo da peculiari situazioni del mercato, come acquisizioni, assorbimenti, e i consorzi, che fanno diminuire gli attori su un mercato sempre più saturo.

Nelle situazioni di depressione economica tuttavia un settore come il vostro dovrebbe trovare un piccolo spiraglio; se la moneta non circola il parco auto invecchia e il mercato dei ricambi potrebbe beneficiarne…
Queste sono ancora delle pie speranze. Noi ovviamente auspichiamo che si concretizzino a breve, perché per avere effetti durevoli ci vorrebbero anni. Inoltre, il discorso funziona solamente in linea teorica, poiché altri fattori intervengono a modificare questa situazione; un esempio per tutti è la lotta all’inquinamento, che con i probabili nuovi finanziamenti e incentivi potrebbe portare al rinnovo periodico del circolante. Ritengo quindi che bisogna avere il merito di una azienda efficiente ed efficace: è questo l’unico segreto per poter restare su questo mercato così depresso.

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