Articoli | 01 September 2004 | Autore: David Giardino

MDR - Fabio Barboni: una storia all'americana

Trentacinque anni nel mondo dei ricambi auto, passando dalla borsa di rappresentante alla presidenza della MDR, una delle più importanti realtà della distribuzione ricambi auto della Toscana.

Quando si sente parlare di “self-made man” si pensa immediatamente agli Stati Uniti d’America, paese unico per possibilità di affermazione, nel quale un individuo con volontà e capacità può affermarsi rapidamente, ripetendo all’infinito il mito Americano. Con molta più difficoltà ciò può ripetersi anche in Italia. Il percorso lavorativo di Fabio Barboni ne è un esempio, per questo lo abbiamo recentemente intervistato.

Ci spiega quali sono stati i passi fondamentali della sua crescita professionale?
Ho iniziato nel settore dell’auto nel 1965 come rappresentante con la Vitaloni, specchi retrovisori. Nel 1975 ho aperto il deposito della Vitaloni insieme ad un socio. Abbiamo nel tempo aumentato le referenze per sviluppare il nostro lavoro nella distribuzione di ricambi auto. Nel 1991, a seguito della decisione mia e di mio fratello Stefano di abbandonare la nostra partecipazione in questa azienda, è nata la MDR. Abbiamo da subito iniziato a lavorare nel settore del ricambio con materiale in gomma della Pirelli, ammortizzatori della Osrav, pompe acqua della Graf, guarnizioni Guarnitauto. Poi, con il passare del tempo, essendoci maggiormente affermati, abbiamo iniziato a trattare i prodotti della Valeo. Nel 1995 con l’acquistato della Falbor, ci siamo specializzati nel settore elettrico che noi non trattavamo. Nel 1999 un’ulteriore fusione per incorporazione fra MDR e Interricambi, azienda specializzata in materiale frenante e prodotti per macchine asiatiche e giapponesi. Abbiamo così iniziato a distribuire i prodotti della Japanparts, Behr, Thomson, Zaffo, Brecav, ecc…. Oggi MDR è una S.p.A., gestita da un consiglio di amministrazione, del quale fanno parte oltre a me anche mio fratello Stefano ed il Sig. Giancarlo Gialli.

Lei che ha vissuto il mercato da molte prospettive, cosa trova sia cambiato da quando ha iniziato a lavorare?
E’ cambiato tutto da allora. Un tempo il mercato era molto meno maturo di oggi. Il circolante era più ristretto ed era più facile gestire il magazzino, sia per il distributore regionale sia per il ricambista. Oggi questo tipo di lavoro è molto cambiato. Nessun ricambista è in grado di avere degli assortimenti completi, per le ragioni legate al numero dei codici aumentato a dismisura per seguire il circolante molto frammentato.
Ogni ricambista ha la necessità di avere alle spalle realtà come la nostra, che riesce in poche ore a consegnare il prodotto richiesto dalle officine. Consegniamo sia con i nostri automezzi che con dei padroncini in tutta la regione, due volte al giorno. Proprio per essere sempre più vicini ai nostri clienti dal 1997 abbiamo aperto una filiale a Perugia per la distribuzione dei nostri prodotti a tutti i ricambisti dell’Umbria.

Come avviene il flusso degli ordini?
Quando si apre l’azienda tutti gli ordini del giorno prima sono evasi, non esistono programmazioni di sorta, ogni giorno è una nuova sfida.

Quindi un lavoro molto faticoso….
La professione del distributore regionale è diventata un lavoro di servizio; più efficiente e veloce è, maggiore è il successo.
Inoltre è diventato un mestiere molto difficile; magazzini sempre più grandi per rispondere prontamente alle richieste giornaliere e per consentire ai produttori di programmare le loro consegne. Consegne di tre settimane sono oggi impossibili da gestire e ti obbligano a fare magazzino se vuoi servire quella referenza. In tutto movimentiamo circa 50.000 codici in tutto il settore della meccanica, mentre trattiamo solo marginalmente la carrozzeria.

Quali sono i fattori di maggior rischio nel suo lavoro?
La concorrenza è sempre più alta, la nascita in regione di un consorzio di concessionari auto ha aumentato la pressione sulla nostra clientela. Inoltre le campagne offerte dalle case auto sono sempre molto accattivanti e a basso costo. La nostra fortuna è che al momento non sono sempre ben organizzati.

Quindi vede nel concessionario il suo concorrente più agguerrito…
Sì e no. Sì, perché nel marchio dove è specializzato è sicuramente molto forte e ha delle condizioni molto basse. No, perché non potrà mai sostituire il lavoro che fa un distributore ben attrezzato. Siamo specializzati nel multimarca, cosa che loro non hanno mai fatto e che al momento non sanno fare.

Ci spiega la ragione per cui partecipate al network Giadi?
I gruppi come Giadi nascono appunto per dare una risposta credibile al mercato e per aiutare il ricambista generico ed il meccanico indipendente nel proprio lavoro. Solo con risposte adeguate alle sfide lanciate dai produttori auto si può consentire agli indipendenti di continuare a lavorare. Ecco perché ci vogliono leve finanziarie molto grandi. La partecipazione al network Giadi ci permette, inoltre, di confrontarci con i nostri colleghi delle varie regioni anche con una semplice telefonata.
Riusciamo così a capire delle dinamiche più ampie e si riesce a ragionare attraverso le esperienze altrui. Questa possibilità, che ritengo unica, ci permette inoltre di sviluppare progetti, come quello “officina”, che altrimenti non sarebbero possibili e neppure credibili.

Questi vostri sforzi vengono riconosciuti dal mercato?
Purtroppo non tutte le officine stanno capendo la necessità di un miglioramento delle capacità tecniche nel loro lavoro. Se non ci sarà una maggiore consapevolezza di investire in formazione e attrezzature, il mercato sarà inevitabilmente destinato a spostarsi sempre con maggiore rilievo nelle strutture delle case automobilistiche.

Che cosa fate per far passare questo messaggio?
Organizziamo serate di informazione; sfortunatamente, ancora oggi non sono molte le officine che partecipano con l’adeguata attenzione ai corsi di formazione organizzati dalle nostre strutture. Lo sviluppo tecnologico sulle autovetture rischia di far rimanere fuori mercato molte officine, relegandole alla possibilità di riparazione solo delle applicazioni più semplici come cambio olio, filtri e pastiglie. Se prosegue, questa mentalità porterà la riparazione indipendente ai margini bassi della riparazione auto.

Qual è il principale ostacolo che riscontrate?
Manca certamente il ricambio generazionale . Le strutture più giovani sono quelle più attente al cambiamento, quelle dove non c’è stato il ricambio generazionale sono ovviamente più sorde a qualsiasi investimento.

Con l’introduzione del regolamento Monti, ha notato particolari cambiamenti nel suo lavoro?
Al momento non riscontriamo nessuna variazione nel nostro lavoro, certamente non ha portato maggiori autovetture nuove nelle officine indipendenti. A prescindere della validità di un regolamento, bisogna che ognuno si assuma le proprie responsabilità e faccia del proprio meglio per migliorarsi. Le officine devono fare il salto di qualità di cui parlavo prima, i produttori di componenti devono informare il pubblico delle nuove possibilità offerte dalla Monti, noi dobbiamo fare il nostro meglio per far arrivare i ricambi in officina alle migliori condizioni possibili di prezzo.
Oggi noi cerchiamo di portare questo messaggio sino alle officine, speriamo che la maggior parte di esse siano pronte a raccogliere i nostri suggerimenti.

A che punto è il progetto officine proposto da Giadi in Toscana?
Il progetto officine verrà sviluppato in questa regione entro fine anno.

Qual è la previsione della sua attività per il futuro?
Nel futuro prevedo che si possa sviluppare maggiormente il nostro mercato con vendite di prodotti anche presso le reti autorizzate, soprattutto dove, con il ritiro dell’usato, vi sono numerose possibilità di richiesta di ricambi multimarca, dove noi siamo i più competenti del mercato.

E’ più importante la vostra professionalità o i marchi che distribuite?
Aziende importanti sono importanti almeno quanto la nostra professionalità. Senza marchi importanti sarebbe difficile far valere sul mercato la nostra professionalità. Sono due aspetti che vanno in parallelo.

Quali sono le strategie di crescita della sua attività?
Dobbiamo essere sempre più importanti e quindi la scelta di crescere attraverso l’acquisizioni di altre realtà regionali è una strategia che ancora oggi seguiamo.

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