Articoli | 30 April 2011 | Autore: David Giardino

Pietro Paolo Patat, una vita in aftermarket

Da tanti anni in Bosch, Pietro Paolo Patat è un esperto del settore automotive. Lo abbiamo incontrato per confrontarci con lui sui cambiamenti del mercato e sulle risposte del gruppo Bosch alle nuove sfide.

Incontriamo Pietro Paolo Patat, oggi direttore commerciale automotive aftermarket Sud Europa di Bosch, per una chiacchierata sull'aftermarket indipendente e sul ruolo giocato da un gruppo come Bosch in questi anni. Da molto tempo conosciamo il signor Patat, ma la sua storia professionale all'interno del gruppo Bosch ci colpisce sempre, perché la sua ascesa ricorda le storie da “sogno americano” e viene da chiedersi se la sua è una carriera ripetibile o un'eccezione. In effetti, la possibilità di entrare a lavorare in un'azienda iniziando dalla base e raggiungere nel tempo i massimi livelli della gerarchia non è una eccezione in una società come Bosch. Questa azienda, infatti, non ha come scopo primario la ricerca della performance migliore e a tutti i costi, e permette così alle persone di costruirsi degli obiettivi a lungo termine. Quando una persona in Bosch ha una idea, una intuizione che necessita di anni per essere sviluppata prima di coglierne i frutti, questa persona ha il tempo necessario per attuarla. Questo, in Bosch, è ciò che fa la differenza.

Iniziamo la nostra chiacchierata proprio partendo dall'esperienza professionale di Patat.

 

Quali sono gli aspetti che ritiene siano maggiormente cambiati nel modo di lavorare da quando ha iniziato il suo percorso professionale in Bosch?

La velocità sicuramente. La velocità nell’adeguamento all’evoluzione è stata per certi aspetti stravolgente. Se penso a quando ho iniziato la mia carriera in Bosch, le novità tecniche che venivano illustrate durante le presentazioni erano pochissime. Per fare un esempio, prendiamo le applicazioni elettroniche su un veicolo: complessivamente erano forse una dozzina; poi, ogni anno si è aggiunto un componente comandato elettronicamente, dalla iniezione alla accensione, ma tutto con una certa progressione.

Oggi, invece, ogni giorno c’è una nuova applicazione elettronica ed è praticamente impossibile stare dietro a tutte le innovazioni tecnologiche applicate agli autoveicoli. Negli ultimi 10-15 anni questa evoluzione è stata davvero enorme. Una volta, il “vecchio” elettrauto aveva tutto il tempo di aggiornarsi e farsi un’esperienza, perché l'evoluzione era molto più lenta. Oggi, invece, non si ha più il tempo per “stare dietro” ai cambiamenti dell’elettronica e questo causa una forte frustrazione all'elettrauto di oggi che ne è consapevole.

 

Vuol dire che non ci sono autoriparatori in grado di correre alla giusta velocità per rimanere al passo con le innovazioni nel campo dell’elettronica applicata alla autovettura?

Non è proprio così, dipende dalla singola realtà. Questa capacità di aggiornamento, infatti, nasce all’interno dell’officina e dipende dalla sua organizzazione. L’officina dove lavora una persona sola difficilmente ha la possibilità di affrontare adeguatamente questa “corsa” e, non avendo il tempo materiale per aggiornarsi, l'autoriparatore è di fatto costretto a dedicarsi al parco circolante più datato o a riparazioni e manutenzioni più banali, o al limite ad applicazioni altamente specialistiche. Le officine che hanno una organizzazione sufficiente, invece, mandano i dipendenti a fare corsi di aggiornamento, una cosa che una volta non si faceva, ma che oggi è indispensabile proprio per il numero enorme delle informazioni da portare in officina. Normalmente il personale da formare è più giovane e ha una capacità e un approccio mentale più aperto sull’elettronica, perché figlio dei tempi e della generazione i-Pod, telefonini e community in internet.

 

Questo è ciò che avviene nei Bosch Car Service?

Io ritengo di sì. Con tutte le cautele del caso, conoscendo personalmente e frequentando i “vecchi” titolari di alcune officine del nostro network, posso dire che in generale hanno lasciato molto spazio alle nuove generazioni, ai loro figli e alle nuove leve entrate recentemente in officina, perché sono più adatti mentalmente a questo nuovo approccio tecnologico. Il fondatore dell’officina è diventato l’uomo di relazione con i clienti e con i fornitori, spiega i servizi e mantiene il rapporto di fiducia e confidenza con i clienti, lasciando la riparazione pratica alle persone più giovani e più operative per le ragioni già descritte.

 

Il nome Bosch evoca fiducia nell’automobilista, moltissima elettronica che vive nel motore ha il nome Bosch ben evidente. Questa notorietà è sufficiente all'officina indipendente per competere sullo stesso livello con i riparatori autorizzati della casa auto?

L’appeal del marchio della casa auto rappresenta indubbiamente una forza difficile da contrastare e sarà sempre una forte attrattiva sia per l’officina sia per l’automobilista. Negli ultimi anni abbiamo visto comunque diminuire il numero delle officine autorizzate. Questo fenomeno è dovuto a numerose concause, non ultima la polverizzazione dei marchi del circolante, che ha reso difficile la copertura nazionale per ogni singolo costruttore. Inoltre, capita spesso che l'elevato costo da sostenere per l'autorizzazione non sia ripagato a causa del limitato numero di veicoli. Questi due aspetti hanno lasciato spazio all'adesione a network come i Bosch Car Service. Le nostre officine, infatti, possono competere anche a livello di notorietà con le autorizzate, proprio perché il marchio Bosch è molto conosciuto e apprezzato, non solo da parte dei professionisti del settore, abituati a trovare “sotto il cofano” della maggior parte delle autovetture del circolante componenti del nostro brand, ma anche da parte degli automobilisti, che riconoscono il ruolo di Bosch nel mercato.

 

Dal primo Regolamento di esenzione per categoria del 2002 (Regolamento Monti) ad oggi con il nuovo 461/2010, si può affermare con certezza che sono aumentati gli interventi di manutenzione ordinaria dei veicoli ancora in garanzia nei primi due anni di vita presso le reti indipendenti e in particolare presso i riparatori della rete Bosch?

Non ho dati analitici per rispondere a questa domanda. I Bosch Car Service sono delle realtà indipendenti e non sono tenuti a fornirci queste informazioni, anche se alle volte lo fanno spontaneamente. La sensazione che ho, raccolta durante gli incontri che abbiamo con le officine, è che queste abbiano investito molto nel proporre il servizio tagliandi anche ai clienti con autovetture nuove. Ritengo che si tratti di un giusto approccio, che viene da una condizione psicologica di “vantaggio”: non avendo soggezione di alcuna natura rispetto ai colleghi autorizzati, i meccanici BCS si sentono a pieno diritto di poter operare sulle vetture anche di ultima generazione. Fare esperienza su veicoli nuovi permette anche di maturare per primi delle capacità riparative che altri colleghi non hanno e quindi di essere più competitivi nel mercato. Riparare o manutenere veicoli nuovi, inoltre, dà la possibilità di lavorare per le società di noleggio e le flotte, che hanno in portafoglio dei veicoli “freschissimi”.

 

È cambiata la percezione da parte delle flotte nei confronti dei ricambi di qualità equivalente per la manutenzione e riparazione dei veicoli?

Ci sono sempre meno ostacoli all’utilizzo di ricambi di qualità equivalente a quelli della casa auto. L’importante è che il prodotto e l’azienda che li propone abbiano caratteristiche qualitative di primo equipaggiamento. Nel caso specifico, Bosch è sicuramente una scelta privilegiata.

 

Ci sono ancora delle tensioni con il mercato autorizzato per quanto riguarda il riconoscimento della garanzia in caso di tagliandi “fuori casa” e difettosità riscontrate sul veicolo?

Innanzitutto bisogna distinguere tra casa auto e concessionarie. Se, infatti, il rapporto con le case costruttrici non presenta tensioni di alcun tipo, perché queste conoscono perfettamente le leggi e i regolamenti che governano il mercato della riparazione, con alcuni concessionari a volte il rapporto è più teso, a causa di alcuni atteggiamenti che risalgono ai tempi precedenti al 2002. Spaventare l’automobilista qualora si rivolga alla rete indipendente per la manutenzione ordinaria è un comportamento ancora all’ordine del giorno. Ovviamente la questione ci disturba, ma non ci intimorisce, e tutte le volte che riusciamo, interveniamo adeguatamente. In ogni caso, più il concessionario interviene in modo “aggressivo” con la propria clientela, più la stessa perderà fiducia e preferirà rivolgersi alla rete indipendente.

 

La crisi economica ha contribuito a ridurre l'acquisto di veicoli nuovi e a rilanciare la vendita di auto usate. Più manutenzione che sostituzione. La riparazione lavora meglio con la crisi?

A nessuno piace lavorare con la crisi economica; assolutamente. Nel mercato che non si sviluppa, la principale attenzione non è investire, ma trovare il modo di comprimere le spese. Questo atteggiamento rallenta i progetti, la spinta innovativa, gli investimenti. Gli effetti si ripercuotono su tutta la filiera della riparazione a tutti i livelli.

 

Ma la riparazione non è un mercato definito anticiclico?

Su questa definizione avrei qualche dubbio, poiché se l’automobilista non ha soldi da spendere, rinuncia anche alla manutenzione del veicolo e non solo all’acquisto del nuovo. Quando si vendono bene i veicoli nuovi, si vende altrettanto bene la manutenzione. Anche il nostro mercato è influenzato dall’andamento economico generale. Per esempio, le statistiche dei consumi dei carburanti negli anni di crisi dimostrano in modo evidente un minor utilizzo dei veicoli e di conseguenza una minore necessità di manutenzione.

 

Come ha attraversato Bosch questi anni di crisi?

Abbiamo lavorato molto con i nostri clienti, costruendo se possibile un rapporto sempre più stretto. Abbiamo allacciato nuove relazioni con nuove aziende grazie probabilmente alla forza che Bosch rappresenta e alla necessità che queste aziende avevano di poter inserire i nostri prodotti all’interno della loro gamma.

 

Secondo Lei la filiera della distribuzione indipendente ha affrontato la crisi con strutture e investimenti adeguati?

La realtà italiana è ancora troppo polverizzata in piccole e medie aziende familiari. Questa caratteristica è difficile da cambiare. Il superamento di questa realtà con aziende più grandi ed efficienti permetterebbe di rispondere meglio alla esigenza del mercato di reperire sempre il prodotto necessario. Laddove il titolare è troppo presente impedisce indirettamente lo sviluppo dell'azienda, non potendosi occupare contemporaneamente e con la stessa efficacia di tutte le incombenze necessarie allo sviluppo dell’azienda. In Europa esistono realtà da centinaia di milioni di euro di fatturato con magazzini adeguati che riescono a supportare tutti i tipi di clienti. In Italia queste realtà ancora mancano, mancano le dimensioni adatte.

Perché allora altre esperienze europee faticano a farsi spazio nel nostro mercato che ha un circolante fra i più grandi?

Non è facile farsi spazio in Italia, e la situazione economica globale non ha certo reso più semplice per le grandi realtà europee fare i necessari investimenti nel nostro paese. Secondo me è solo una questione di tempo. Sino ad oggi abbiamo assistito solo a timidi tentativi, che non potevano dare di più. Di certo non sarà così per sempre.

 

La recente crisi politica dei paesi nordafricani e la conseguente tensione sul prezzo del petrolio e sulle materie prime in generale porterà delle conseguenze anche sui listini dei componenti Bosch?

Sicuramente avremo degli impatti sui prezzi dei nostri prodotti nei prossimi mesi.

Però su alcune famiglie di prodotti le case costruttrici hanno abbassato i listini.

È vero. In alcuni casi si tratta di promozioni specifiche, altre volte di prodotti di qualità diversa dall’originale e destinati al mercato indipendente.

 

È finito il “periodo d’oro” della vendita dei ricambi auto?

Il ricambio è un prodotto che genera margine, ma è sempre una questione di dimensioni e di efficienza. Negli anni 70 con pochi codici si muovevano grandi volumi e gli aumenti di listino da soli rappresentavano già un guadagno per chi aveva quei prodotti a magazzino. Oggi i ricambi diventano obsoleti molto più velocemente ed è necessario un maggior numero di codici per dare un servizio di qualità.

 

Nella Sua carriera ci sono scelte che non rifarebbe?

L’azienda per la quale lavoro da così tanto tempo mi ha permesso di fare alcune sperimentazioni che nel tempo non hanno portato i risultati sperati. A prescindere dal successo di alcune iniziative, che non hanno comunque mai alterato in alcun modo l’andamento dell’azienda, queste esperienze hanno permesso di percorrere altre strade e tentare percorsi innovativi, dando spazio alla creatività e al talento delle persone. Da questo approccio, possibile in questa azienda, sono nate e nascono ancora iniziative di successo, che vengono poi adottate anche dai nostri colleghi in altri paesi europei. La nostra capacità di sperimentare e di innovare è la caratteristica maggiormente invidiata dai colleghi internazionali.

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