News | 04 June 2014 | Autore: Francesco Giorgi

Mercato auto: maggio torna in calo
Nonostante a livello europeo il settore dell’auto stia conoscendo un momento di relativa lieve ripresa, in Italia il mercato del “nuovo” a maggio ha fatto segnare una battuta d’arresto, che arriva dopo cinque mesi di moderata crescita. E’ quanto evidenziano i dati resi noti nelle scorse ore dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti secondo quanto risulta dall’Archivio Nazionale dei Veicoli. Più nel dettaglio, a maggio sono state immatricolate 131.602 autovetture: questo significa il 3,83% in meno rispetto allo stesso mese 2013 (è da segnalare che ad aprile il “monte immatricolazioni” è stato di 119.548 unità, vale a dire +2,32%  rispetto ad aprile 2013).

Sempre a maggio, i trasferimenti di proprietà di auto usate (dati degli Uffici provinciali della Motorizzazione) sono stati 349.883, cioè il 9,99% in meno se confrontato con i dati di maggio 2013 (per paragone, ad aprile 2014 sono stati invece registrati 357.966 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di +5,12% rispetto ad aprile 2013, durante il quale ne furono registrati 340.515).
In termini percentuali, a maggio il volume globale delle vendite (481.485 autovetture) ha interessato per il 27,33% autovetture nuove e per il 72,67% auto usate.

Nel periodo gennaio-maggio 2014, la Motorizzazione ha in totale immatricolato 628.719 autovetture, con una variazione di +3,15% rispetto al periodo gennaio-maggio 2013, durante il quale ne furono immatricolate 609.505. Nello stesso periodo di gennaio-maggio 2014 sono stati registrati 1.787.417 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di -1,66% rispetto a gennaio-maggio 2013, durante il quale ne furono registrati 1.817.569.

Riguardo alla diminuzione delle immatricolazioni registrata a maggio, il dito va puntato su diversi fattori: dall’attuale nuova stagnazione dell’economia nazionale, alla notevole delusione scaturita dagli incentivi all’acquisto di veicoli nuovi, annunciati con clamore ad aprile e subito andati esauriti; ma c’è anche l’appuntamento elettorale dello scorso 25 maggio: l’attesa per il risultato delle urne – sostiene il Centro Studi Promotor - è da sempre nel nostro Paese un fattore di freno delle decisioni di acquisto, ma ancor più lo è stata nella recente consultazione elettorale svoltasi in un clima di grande incertezza e preoccupazione.

Dunque, anche il mercato dell’auto è in fase di stagnazione. La piccola ripresa registrata nei mesi scorsi (soprattutto tra la fine 2013 e l’inizio 2014) è da considerarsi come un rimbalzo. Tuttavia, il Centro Studi Promotor evidenzia come nei prossimi mesi la domanda di auto potrebbe trarre elementi di sostegno da un ulteriore miglioramento del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese alimentato dalla nuova situazione determinatasi con il risultato elettorale delle europee. Sulla caduta della domanda di auto ha influito in maniera determinante la contrazione dell’economia reale, ma un impatto notevole lo hanno avuto anche elementi psicologici, come la preoccupazione per il futuro che ha determinato un calo della domanda di auto molto superiore alla contrazione dell’economia reale. Rispetto ai livelli ante-crisi il Pil è infatti in calo del 9%, la produzione industriale scende del 24,6%, ma le immatricolazioni di autovetture sono crollate del 48%. Una crescita della fiducia potrebbe quindi dare un contributo per far uscire le immatricolazioni dalla situazione di stallo in cui si trovano anche prima che abbiano effetto i provvedimenti già varati dal Governo per sostenere i salari.

Riguardo ai consumi, questi sono ovviamente cruciali perché il mercato dell’auto regga: a questo proposito – sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente di Centro Studi Promotor – preoccupano le recentissime raccomandazioni all’Italia della Commissione Europea, ed in particolare preoccupa l’invito a trasferire ulteriormente carico fiscale sui consumi. La Commissione Europea, sostiene Quagliano, nell’adottare queste raccomandazioni dimostra un parziale recepimento del messaggio venuto con grande forza dalle urne, ma mantiene l’impostazione regressiva che ha caratterizzato la sua azione. Tassare i consumi è l’esatto contrario di quello che occorre per rilanciare le economie italiana ed europea che stanno vivendo innanzitutto una crisi di domanda, come nella grande depressione del ‘29. Tassare i consumi è un’indicazione – si augura il Centro Studi Promotor – che il Governo non seguirà perché sarebbe in netto contrasto con la manovra degli “80 euro in più in busta paga” e contribuirebbe a rinviare ulteriormente le attese di ripresa dell’economia in generale e del mercato dell’auto in particolare.

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