Opinioni | 12 May 2018 | Autore: David Giardino

Pochi gli indizi, tanti i colpevoli
Il 2018 non sembra essere un anno brillante per la riparazione dei veicoli; lo dicono le statistiche di vendita dei ricambi, che fanno intravedere un primo rallentamento dei volumi e non solo del valore. Questa situazione si può ricondurre a una serie di concause tutte orientate a giustificare un minor afflusso in officina.

Il rallentamento del nuovo immatricolato negli anni più bui della crisi ha creato di fatto una mancanza di veicoli dai 4 ai 6 anni di anzianità, anni in cui l’automobilista è più predisposto ad abbandonare la rete di assistenza autorizzata per quella indipendente. Se contro i numeri non si può combattere, certamente, come in tutti i settori, sono gli imprenditori più capaci nel gestire la propria attività a subire meno le conseguenze inevitabili di un calo strutturale del mercato, raccogliendo i clienti di coloro i quali se li fanno sfuggire.

La mobilità per gli automobilisti è un valore difficilmente alienabile, per cui la rapidità degli interventi (se programmati) e la disponibilità di mezzi di cortesia, sono quei differenzianti che creano valore e fidelizzazione. La manutenzione delle autovetture e la loro riparazione dovrà sempre meglio interpretare l’esigenza dei clienti di mobilità e coloro che sapranno proporre servizi adeguati a questa esigenza saranno sempre i protagonisti della riparazione, puntando più sulla propria capacità di fare impresa che sulle giustificazioni procurate da tendenze e numeri.

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