Articoli | 22 June 2022 | Autore: Tommaso Caravani

Speciale Circular Economy: il ricambio che non muore mai

Il ricambio rigenerato rappresenta ancora oggi un prodotto dalle grandi potenzialità, ma non pienamente sviluppato; le cose però potrebbero cambiare...


Nel corso dell’ultimo ventennio abbiamo scritto e riscritto di come il ricambio rigenerato rappresenti una delle grandi opportunità del mondo dell’aftersales. Nonostante oramai tutti i produttori di auto e i principali componentisti (Tier 1 e 2) abbiano una propria linea “reman”, senza contare l’enorme offerta di piccoli, medi e grandi produttori di ricambi rigenerati indipendenti, il ricambio di seconda mano, seppure riportato a nuovo, non ha ancora raggiunto la popolarità che merita nel mercato e rappresenta ancora, troppo spesso, una scelta secondaria rispetto al nuovo.

Il perché è presto detto: per quanto un ricambio rigenerato sia di fatto equivalente a uno nuovo, restano alcune problematiche riguardo la tracciabilità delle carcasse, oltre al fatto che, in generale, sia gli automobilisti, ma anche molti autoriparatori, sono diffidenti rispetto a questi prodotti.
Senza contare l’impatto della gestione dei resi delle carcasse, ancora oggi il vero e proprio punto dolente del ricambio rigenerato. 

L’incidenza delle materie prime

Eppure qualcosa sta cambiando. Al di là delle indicazioni della Comunità Europea e più in generale della tendenza al “green” che pervade anche il settore automotive, uno dei fattori che maggiormente sta portando il ricambio rigenerato alla ribalta è anche la mancanza di componenti e l’aumento delle materie prime.
Pandemia e contesto geopolitico hanno infatti notevolmente limitato l’approvvigionamento dall’Estremo Oriente ed è quindi tornato conveniente sfruttare qualsiasi tipo di ricambio purché disponibile.

Senza contare che uno dei maggiori trend di rigenerazione riguarda proprio l’elettronica, la cui mancanza di chip ha di fatto paralizzato le forniture negli ultimi tempi.
Il rigenerato, insomma, assume una nuova connotazione di ricambio ecologico e con disponibilità potenzialmente illimitata, tanto che anche molte flotte di noleggio, che in generale hanno auto con un’anzianità che difficilmente supera i quattro anni, stanno iniziando a utilizzarli per le proprie flotte. Laddove, infatti, il ricambio nuovo non sia disponibile, qualsiasi soluzione utile a ridurre il tempo di fermo del mezzo è ben accetta, purché il prodotto sia affidabile e la filiera di approvvigionamento efficiente. 

Il ritorno della meccanica

Ma se l’elettronica è la nuova frontiera e già si parla di rigenerare anche le batterie dei veicoli elettrici e ibridi (sia Mild hybrid sia Plug-in), anche la meccanica è tornata a giocare un ruolo da protagonista nel mondo della rigenerazione.
Per comprenderlo è stato sufficiente fare un giro al padiglione 21 dell’ultima edizione di Autopromotec. Rispetto alle ultime edizioni di questa manifestazione (oramai tre anni fa), infatti, l’interesse è stato notevole, sia per numero di aziende espositrici sia per numero di visitatori.

Tra i prodotti più esposti sicuramente la parte motore, che rappresenta ancora oggi una valida alternativa al nuovo: i motori rigenerati permettono di risparmiare in maniera importante e hanno una gestione paradossalmente più semplice dei motori nuovi, che spesso sono venduti “semi- completi”.
Senza contare che, al di là dello specifico padiglione, tutti i componentisti di primo livello hanno una propria linea di rigenerato che viene offerta in parallelo al prodotto nuovo. 

Una gamma sterminata

In ogni caso, il numero di parti rigenerabili di una vettura è veramente ampio. E le aziende che operano in questo settore garantiscono ormai un alto grado di specializzazione.
A differenza di un mondo del ricambio nuovo, dove oramai la tendenza è quella di diventare fornitori assoluti, nel mondo del rigenerato sopravvive ancora una certa verticalità: chi si occupa dei componenti elettrici difficilmente rigenera anche motori e viceversa.

Storicamente la rigenerazione nasce con due filoni principali: i motori e le parti elettriche (più in generale motorini e alternatori). Tra questi, i secondi rivestono ancora oggi un ruolo di primaria importanza in questo mercato, mentre i primi, dopo anni di crisi del settore, stanno rapidamente tornando in auge. Il perché è presto detto: un componente elettrico che si guasta è facilmente riparabile, non necessita di particolari tecnologie e i danni che può riportare sono difficilmente di grave entità.

Il mercato dei componenti elettrici rigenerati è, quindi, uno dei segmenti che ha maggiormente successo, tanto che molte aziende oggi prevedono il reso del componente smontato successivamente all’invio del ricambio rigenerato.
Per i componenti meccanici, il discorso è invece più complesso e merita un’analisi maggiore e più approfondita. Ogni prodotto ha, infatti, un suo processo di lavorazione, che richiede macchinari e competenze specifiche. Iniziamo analizzando il cuore della vettura, ossia il motore.

Il mercato dei motori revisionati opera in prevalenza sul prodotto che viene consegnato: questo perché i costi di magazzino, viste le grosse dimensioni e la scarsa rotazione, sarebbero davvero elevati. Questo fenomeno, in realtà, è però in diminuzione, specie per i veicoli recenti.
Quando infatti un propulsore ha dei difetti noti, oppure è soggetto a utilizzi gravosi (come per esempio nel caso dei veicoli commerciali leggeri), molte aziende hanno iniziato a strutturarsi con un magazzino di propulsori “pronti” per la consegna, abbattendo in maniera sostanziale i tempi per gli autoriparatori.
Rimanendo nei dintorni del gruppo termico, un posto di rilievo per la rigenerazione, spetta poi ancora ai turbocompressori. Un gruppo di sovralimentazione revisionato consente un risparmio importante rispetto al corrispondente nuovo, garantendo un’efficienza equivalente. Nonostante negli anni passati molti produttori di primo impianto abbiano affermato che i nuovi turbocompressori non fossero revisionabili, infatti, il mercato ha trovato soluzioni e tecnologie in grado di farlo, al punto che oggi il business del turbo revisionato è tornato florido e rappresenta una quota importante del mercato.

Le altre parti di una vettura che destano grande interesse e offrono grandi volumi di ricambi sono le scatole sterzo, sempre più sollecitate anche a causa dell’intervento degli ADAS, i semiassi e gli alberi di trasmissione. Anche le pinze freno sono oggetto di revisione: una volta sostituiti pompanti e gommini, infatti, la pinza è irriconoscibile dall’equivalente nuova. 

Rigenerato non significa “usato”

Allargando lo spettro dell’analisi, la criticità nell’approvvigionamento delle materie prime sembra aver sdoganato anche un nuovo tipo di ricambi: quelli usati.
In questo caso praticamente ogni singolo pezzo dell’auto è disponibile, ma è bene precisare quali siano sostanzialmente le differenze tra un ricambio rigenerato e uno “usato”.
Al di là delle normative di legge, che trattano differentemente i due prodotti, la questione è in realtà molto pratica: i ricambi usati sono smontati e venduti, quelli rigenerati, sono smontati, controllati, revisionati completamente sostituendo tutte le parti soggette a usura e reimmessi sul mercato.

Per fare un parallelo noto ai più: un conto è comprare un telefono usato da un conoscente, su cui non vi è alcuna garanzia, un altro è comprarne uno “ricondizionato” dal produttore o da un’azienda specializzata, che ha ricontrollato tutti i componenti e sostituito le parti consumate. 

Le nuove tendenze e gli scenari possibili

Ma cosa accadrà in futuro? Viste le premesse, il ricambio rigenerato sembra destinato a essere sempre più presente nel mercato dell'autoriparazione e probabilmente alcuni fenomeni esterni incideranno notevolmente sulla sua diffusione. Dopo anni di rincorsa al veicolo nuovo e più recente, infatti, il parco auto italiano è drammaticamente invecchiato nel corso degli ultimi tre anni, rendendo sempre più importante il fattore risparmio nella gestione del veicolo.

Anche le flotte di noleggio hanno dovuto affrontare la crisi dell’auto e spesso oggi sono costrette ad aumentare la durata dei contratti di noleggio o, in alcuni casi, a lanciare prodotti nuovi, come il noleggio dell’usato. Tutte tendenze che portano i gestori delle flotte a dover rivalutare la manutenzione dei propri mezzi su orizzonti più ampi e che probabilmente incideranno anche nel tipo di ricambi utilizzati.

Infine, segnaliamo come Oltreoceano esistano ormai da anni anche private label generalisti che offrono nella propria gamma anche i ricambi rigenerati, un trend che probabilmente non tarderà ad arrivare anche in Italia.

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Tags: ricambi rigenerati economia circolare

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