Articoli | 01 July 2006 | Autore: Tommaso Caravani

Ricambi rigenerati - Una fonte inesauribile: dell’auto non si butta via niente

I ricambi rigenerati vivono una seconda giovinezza: merito delle leggi sulla tutela ambientale e di una nuova carenza di ricambi per le auto di ultima generazione.

Sembrano nuovi, ma non lo sono. Si diceva che erano destinati a sparire dal mercato, oggi sono proposti direttamente dalle case. I ricambi di rotazione, o rigenerati, hanno stravolto tutte le previsioni che li riguardavano. Merito di una migliorata capacità delle aziende di rinnovare i prodotti e del loro costo inferiore, ma non solo. Le leggi sulla salvaguardia dell’ambiente hanno svolto un ruolo primario così come la quantità di modelli in circolazione. Non bisogna dimenticare, infatti, che solo da poco tempo le case stanno stabilendo sinergie comuni nell’utilizzo di componenti comuni, ma finora (e ancora) la personalizzazione dei prodotti è stata una delle armi a disposizione dei produttori per differenziarsi dalla concorrenza, che ha avuto, come conseguenza, una proliferazione senza controllo del numero di referenze.

L’Europa smonta l’auto
Si chiama direttiva 2000/53/CE del Parlamento Europeo e del consiglio dell’8 settembre 2000, relativa ai veicoli fuori uso. Questa direttiva comunitaria ha di fatto imposto norme ben chiare sul riciclo delle auto a fine vita. In particolare l’articolo 7 ha imposto agli stati membri dell’Unione, dal 1° gennaio di quest’anno di recuperare almeno l’85% del peso medio del veicolo, mentre quella destinata al riciclaggio è, almeno, dell’80%. Ogni paese può poi ridurre questi valori rispettivamente al 75% e 70% per vetture immatricolate prima del 1980. In sostanza la legge stabilisce che la maggior parte dei componenti di una vettura deve essere recuperata, sia come materiale per il riciclo, sia come componenti da re-immettere sul mercato.

Cultura artigianale per realtà semi-industriali
È proprio questa la parte che ha imposto, ai progettisti, di realizzare auto sempre più “pensate” per essere dimesse, con un alto tasso di riciclabilità. La conseguenza diretta di questa politica è che molte case hanno iniziato a proporre i propri ricambi rigenerati. Se i produttori sono chiamati direttamente in causa nel produrre auto facilmente riciclabili, è ovvio che cerchino di ampliare i propri guadagni in questo settore, ma è proprio qui che si scontrano con una importante concorrenza degli indipendenti.
Il rigenerato è, infatti, storicamente in mano agli indipendenti. Ma se in passato si trattava di piccole botteghe che rimettevano più o meno in ordine le varie parti delle vetture, oggi sono realtà industriali, che operano spesso con vere e proprie filiere di recupero e rigenerazione dei ricambi.

Il nuovo? È già rigenerato
Realtà tanto importanti da costituire spesso delle valide alternative per il completamento di gamme già esistenti. Il problema dei ricambi è, infatti, la copertura del circolante. Se un produttore non ha a disposizione un determinato ricambio, magari perché è poco conveniente produrlo, visti i volumi che potrebbe generare, spesso l’unico modo per effettuare la riparazione in maniera corretta è quella di ricorrere a un ricambio rigenerato. Se poi il modello è troppo raro, oppure si tratta di un’auto quasi nuova, di cui non esistono a listino tutti i ricambi, l’unica soluzione è quella di portare il componente in un centro di ricondizionamento.
Affinché per un’auto nuova esistano sul mercato di un buon numero di ricambi alternativi a quelli della casa, infatti, passano in media dai tre ai cinque anni. Se durante i primi due anni, il problema non si pone poiché la casa copre con garanzia di legge eventuali danni, il periodo tra che passa tra il termine della garanzia e la disponibilità di ricambi è una lacuna. Se durante questo periodo si manifesta un guasto, l’autoriparatore può incontrare difficoltà di reperimento di parti importanti, come un alternatore o una scatola sterzo, e allora una buona soluzione è rappresentata dai ricambi di rotazione.

Non sono tutti uguali
La parte di ricambio rigenerata rappresenta in realtà un’alternativa al nuovo anche in termini qualitativi. Se gli autoriparatori sono spesso scettici sulle effettive qualità tecniche di questi prodotti la realtà è differente. Per comprendere bene il mondo dei ricambi rigenerati è tuttavia necessario fare dei distinguo. E sì, perché quando si parla di ricambi di rotazione, non è così intuitivo comprendere a cosa ci si riferisce: le tipologie di ricambi rigenerati sono, infatti, molte, e molto diverse tra loro, sia per caratteristiche tecniche, sia per tipo di processo di rigenerazione. I ricambi elettrici, ad esempio, godono da molto tempo di una fiducia maggiore da parte dei meccanici; questo avviene perché per poter rigenerare un alternatore è sufficiente cambiare l’avvolgimento, un paio di cuscinetti e pochi altri componenti. L’operazione in sè richiede quindi, una certa accuratezza, ma non è paragonabile a quella richiesta, ad esempio, dal bilanciamento di un turbocompressore, o dalla verifica di planarità di una testata.
Da quanto detto, quindi, appare abbastanza chiaro che la differenza sostanziale sia tra i ricambi elettrici e quelli meccanici. Per questi ultimi, in generale, è bene affidarsi a officine meccaniche che possano contare su una buona preparazione tecnica e sugli strumenti adeguati, pena il rischio che il ricambio rigenerato non abbia le prestazioni che ci si aspetta.

Impossibile distinguerli dal nuovo
Se però l’officina che si occupa della rigenerazione è seria e ben preparata, il risultato è che il prodotto finale sarà quasi indistinguibile da uno nuovo. Ma non è solo una questione estetica. Se, infatti, il prodotto, una volta smontato, lavato, riverniciato, rimontato e ingrassato, è esteticamente uguale a quando è uscito dalla fabbrica, è bene sottolineare come anche la sostanza sia stata perfettamente ripristinata.
Durante le lavorazioni di ripristino di un componente, infatti, sono sostituite tutte le parti soggette a usura con componenti nuovi, ragion per cui, l’unico elemento che rimane del pezzo originario è la carcassa. Una volta rimontato il tutto, poi, sono numerosi i controlli cui viene sottoposto il ricambio prima di essere reimmesso sul mercato.

Arrendersi al reso
Paragonabili al nuovo o meno, esteticamente perfetti o meno che siano, i ricambi rigenerati vivono perché esiste un mercato di parti smontate dalle vetture e riconsegnate al momento del ritiro del pezzo ricondizionato. Il reso alimenta quindi il circolo vizioso grazie al quale è possibile avere sempre a disposizione ricambi di tutte le marche. Eppure, proprio il reso, rappresenta il più grande limite e problema di questo particolare mercato.
Non sempre, infatti, gli autoriparatori riconsegnano le carcasse, con il risultato che possono verificarsi degli ammanchi nell’offerta.
Se il veicolo è di recente produzione poi, la difficoltà di reperire il componente su cui effettuare la rigenerazione è anche maggiore, e la riconsegna della carcassa assume un ruolo fondamentale.

Casa “amara” casa
Oltre al problema “carcasse”, bisogna considerare che da qualche anno a questa parte esiste un uovo e scomodo concorrente per le officine di rigenerazione indipendenti: la casa auto. Fiutato il business, infatti, i produttori di vetture non si sono lasciati pregare per cogliere al volo questa nuova opportunità di competere sul mercato. Oggi pressoché tutte le case auto hanno una loro linea di ricambi rigenerati, di cui non sempre fanno una grande pubblicità. Il problema è legato all’immagine del marchio. Se, ad esempio, si prova a visitare il sito internet di una casa auto come Mercedes, o Audi, bisogna faticare un po’ per trovare la sezione in cui sono presentati i ricambi di rotazione. Una volta trovata però, scopriamo che le case puntano tutto sul completamento di gamma e sulla qualità dei ricambi rigenerati, tutti definiti originali e tutti con le stesse garanzie del prodotto nuovo.

Quattro esempi in differenti settori
Secondo quanto traspare dalle tendenze di mercato, il ricambio rigenerato è destinato a crescere sempre più nel mondo dell’automotive. Tuttavia, per renderci conto di cosa sia possibile ricondizionare, abbiamo voluto approfondire la tematica attraverso alcune aziende di comprovata serietà che proponiamo in ordine alfabetico.

Creat
Nata nel 1949 questa società rigenera alternatori e motorini di avviamento. Uno dei problemi maggiori secondo la direzione dell’azienda è proprio il reperimento delle carcasse. Per questa ragione la vendita del nuovo avviene con addebito della carcassa, cui segue una nota di accredito al momento della restituzione effettiva. I prodotti Creat sono coperti da 12 mesi di garanzia.

Diesel Line
Realtà veneta specializzata nella distribuzione di ricambi per pompe di iniezione Diesel, è ora presente sul mercato internazionale con il programma scambio chiamato D.A.G. Si tratta di un vasto assortimento di pompe di iniezione Diesel ricondizionate e di iniettori completi, che garantiscono agli autoriparatori di rispettare i preventivi fati ai clienti e di disporre del prodotto ancora prima di intervenire sull’automezzo. L’azienda trevigiana ricondiziona circa 2.200 pompe iniezioni l’anno, un lavoro che richiede precisione e preparazione; i prodotti sono venduti con una garanzia di sei mesi. La resa della carcassa, invece, non è contestuale all’acquisto, ma deve avvenire entro trenta giorni dal ricevimento della merce.

General Ricambi
Realtà oramai quasi industriale, questa azienda del lodigiano rigenera molti componenti meccanici. Per dare un’idea di cosa voglia dire una produzione semi-industriale, basti pensare che in un anno vengono rigenerati circa 33.000 semiassi al mese, 20.000 giunti, 4.000 scatole guida, 4.000 pinze freno e 1.000 pompe idroguida, che vengono riproposti al mercato con o senza la restituzione della carcassa e una garanzia di 24 mesi o 50.000km.

Redat
Quando si affronta la meccanica di precisione non si può non citare questa azienda della provincia di Torino. Da oltre 20 anni nel settore dei turbocompressori, Redat rigenera alcune migliaia di turbocompressori l’anno rendendo il prodotto lavorato indistinguibile da quello nuovo. Non solo, questa azienda propone anche una serie di equilibratrici e attrezzi specifici per chi ha intenzione di iniziare a riparare turbocompressori per conto proprio. Tutti prodotti rigenerati hanno una garanzia di sei mesi e la resa deve essere contestuale all’acquisto.

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