Articoli | 01 August 2023 | Autore: Tommaso Caravani

Ciro Ricambi: una crescita esponenziale

Quattro chiacchiere con Ciro Capossela, per conoscere la storia di un ricambista evoluto e cercare di capire dove sta andando il mercato della distribuzione e riparazione indipendente.


Nato come negozio di ricambi 28 anni fa, Ciro Ricambi oggi si sviluppa su quattro sedi in provincia di Napoli, cui si aggiungono delle partecipazioni in un’altra società ad Avellino e in un punto vendita nei sobborghi di Milano, precisamente a Pieve Emanuele (MI).

Abbiamo incontrato Ciro Capossela, titolare della società, che ci ha raccontato come è nata e si è evoluta la sua azienda e qual è la sua visione sul mercato di oggi e le sue dinamiche e le tendenze per il futuro dal punto di vista privilegiato di chi è stato per tanti anni presidente di Fe.n.c.a.r..

Per vedere la videointervista di Notiziario Motoristico a Ciro Capossela clicca qui.
 
Ci racconta brevemente come è nata e cosa è oggi Ciro Ricambi?
Dopo un’esperienza come dipendente, nel 1995 ho deciso di mettermi in proprio e ho aperto il primo punto vendita della Ciro Ricambi, a Saviano (NA), che si occupava prevalentemente di ricambi meccanici ed elettrici per auto.
Negli anni l’azienda è cresciuta e sono stati aperti altri punti vendita.

Nel 2009 ho deciso di dedicarmi anche al ricambio per autocarro aprendo una società ad hoc insieme ad altri soci. Nel 2022 ho rilevato il 100% di quella l’attività che è stata inglobata nella Ciro Ricambi.
Oggi quindi la Ciro Ricambi offre un servizio a 360 gradi, trattando tutti ricambi per auto e truck, dalla meccanica alla carrozzeria.

In particolare l’attività di carrozzeria è iniziata nel 2018, ma poiché ci è sembrato che il mercato non ci riconoscesse come fornitore, quando nel 2021 si è presentata l’occasione di acquistare uno storico negozio di ricambi di carrozzeria, abbiamo subito colto questa opportunità. Da marzo 2021 siamo dunque entrati a pieno titolo anche in questo ramo.
Successivamente abbiamo anche aggiunto il settore delle vernici, in cui crediamo molto e nel quale stiamo investendo tanto. Ad esempio stiamo investendo in un centro tecnico: nel 2022, infatti, siamo diventati concessionari per la Campania del marchio Cromax di Axalta, e insieme a loro abbiamo pensato di fare nella nuova sede che stiamo costruendo e in cui speriamo di trasferirci dopo l’estate, un centro tecnico dedicato proprio a questo con una carrozzeria dedicata alla formazione di verniciatori e carrozzieri.
 
La tendenza in atto negli ultimi anni nel mondo della distribuzione è quella di un consolidamento a livello nazionale, andando oltre ai confini regionali. Il ricambista fino a qualche anno fa era escluso da questa dinamica. Oggi invece ci sono tanti fenomeni di questo genere sul mercato che riguardano anche il ricambista, che cresce anche fuori regioni vuoi per aggregazione, vuoi per acquisizione o nuove aperture.
Come fa un ricambista a fare acquisizioni, perché è un’attività molto impegnativa anche a livello finanziario. Questo significa che il ricambista sta diventando sempre più un imprenditore?

Noi ricambisti che cerchiamo di crescere continuando a sviluppare sia i numeri sia l’azienda, tendiamo un po’ a guardare cosa fanno i grandi player della distribuzione, anche se ovviamente le proporzioni sono diverse, così come gli investimenti e finanziariamente cerchiamo di pianificare gli investimenti, proprio per non andare in sofferenza.

Il nostro obiettivo non è solo quello di aprire nuovi punti vendita in Campania, ma andare a conoscere e capire anche altri mercati, e questo lo puoi fare solo attraverso nuove aperture in zone nuove e diverse, portando la nostra esperienza e contestualizzandola nel territorio.
Sicuramente faremo qualche errore ma cercheremo di fare del nostro meglio.
 
A grande distanza (come fra Campania e Lombardia) si riesce a controllare i punti vendita?
Indubbiamente è necessario essere già strutturati dal punto di vista del controllo di gestione, poi sicuramente almeno nella fase di start-up è importante avere sul posto delle persone non solo fidate ma che condividono la stessa filosofia, che abbiano lavorato al tuo fianco per qualche tempo, in modo da trasferire su quel territorio il tuo know-how. Io stesso in una prima fase sono stato molto presente in Lombardia.
 
Una cosa che notiamo è che ogni filiale di un ricambista ha delle peculiarità dettate proprio dalle caratteristiche del territorio, dalle sue dinamiche, dalle sue abitudini e dal suo circolante. Quali sono le principali differenze che avete notato tra Lombardia e Campania, sia come modus operandi, sia come circolante?
Il circolante sicuramente ha delle differenze e infatti ci siamo fatti aiutare nello strutturare il magazzino.
Per quanto riguarda il modus operandi, per quello che ho sperimentato in questi mesi, io credo che la Campania sia assolutamente una palestra molto importante: se si riesce a lavorare in un certo modo qui, allora nelle altre regioni forse le difficoltà sono minori, almeno per certi aspetti, sicuramente ne incontreremo poi delle altre. Forse all’inizio c’è un po’ di diffidenza da parte dei clienti, ma poi passa; sicuramente noi abbiamo un’operatività diversa, un po’ più attenta, più dinamica per tutto ciò che è il nostro contesto.
 
Ciro Ricambi è stata un’azienda che ha contribuito a sviluppare in Campania il mondo dell’associazionismo e dei consorzi, prima come CRC (Consorzio Ricambisti Campani) poi come Fe.n.c.a.r. (Federazione Nazionale Consorzi Autoricambisti Regionali); una modalità che non è molto presente al nord. In base alla tua esperienza anche come presidente di Fe.n.c.a.r., a cosa è dovuta questa differenza?
Come Fe.n.c.a.r. abbiamo provato a contribuire a formare dei consorzi al nord, ma ci sono esigenze molto diverse rispetto a quelle della Campania e del Centro Sud in generale. Credo che la più importante sia nelle dimensione dei ricambisti: hanno più difficoltà a consorziarsi perché hanno dimensioni molto grandi e dunque esigenze da big player. Forse non hanno trovato un progetto o una personalità che faccia da collante, per superare la prima fase, perché io credo che poi l’associativismo, per come lo abbiamo sviluppato noi, possa portare solo delle opportunità.
 
Quanto hanno portato realtà come CRC e Fe.n.c.a.r. a un ricambista come Ciro Ricambi?
Io penso sinceramente che la mia azienda debba tutto a quello che abbiamo sviluppato come CRC prima e Fe.n.c.a.r. dopo. Questo per tanti motivi, ma fondamentalmente grazie a CRC, Fe.n.c.a.r. e Novagroup, abbiamo avuto l’opportunità di entrare in contatto con i componentisti e questo ci ha permesso di acquisire tanto know-how e indicazioni su dove potesse andare il mercato in futuro; cose che da semplice ricambista non sono così accessibili o comunque vengono un po’ filtrate, perché la filiera fa bene il suo lavoro e non tutto arriva al nostro livello. Importantissima quindi la comunicazione con i colleghi e il rapporto con chi il mercato lo fa e lo farà.
Oltre ovviamente a un discorso di marginalità.
 
Il punto di contatto con l’autoriparatore sono i ricambisti: quali cambiamenti avete notato in questo settore?
Io penso che le cose non stiano proprio così. O meglio: è vero che il ricambista è l’interfaccia privilegiata dell’autoriparatore ma è anche vero che oggi come oggi non è più solo lui, ma che gran parte dei grandi distributori oramai si interfaccia costantemente con gli autoriparatori medio-alti.
I nostri concorrenti più importanti sui centri multiservice, sulle officine top, sono oramai i distributori, non più i ricambisti, di qualunque livello.
Quindi se è vero che i ricambisti servono un po’ tutte le realtà riparative, grandi e piccole, su quelle che faranno il mercato nei prossimi anni e cioè i centri multi service, i nostri primi concorrenti saranno i piccoli, medi e grandi distributori.
 
Secondo voi quindi il settore della riparazione tende verso i grandi centri multiservice o ci sarà ancora spazio per realtà piccole e medie?
In alcune zone d’Italia sicuramente le realtà medio piccole continueranno a sopravvivere per tutta una serie di motivi. Innanzitutto per una questione logistica e per la forma mentis dell’utente finale, almeno per quanto riguarda la Campania.
Mentre per quello che è il grosso del lavoro e che sviluppa già i grandi numeri, cioè quello che passa per le società di noleggio, le assicurazioni quello sarà – come già lo è – l’obiettivo dei grandi distributori.
 
Fino a qualche anno fa il primo concorrente per la filiera indipendente era il concessionario e il mondo della riparazione legato ai dealer. Oggi che molte concessionarie hanno chiuso e di conseguenza la rete di assistenza è molto diradata, quale impatto ha avuto questa situazione sul settore della riparazione indipendente e dei ricambisti? C’è stato un effettivo trasferimento?
Sicuramente, per due motivi. Primo perché è molto cresciuto il mondo delle flotte, che porta anche a noi le auto appena uscite dalla concessionaria. Se infatti l’auto acquistata dal privato rimane legata al mondo della concessionaria per i primi due o tre anni di garanzia, l’auto del noleggiatore che è convenzionato con la rete indipendente arriva subito e questo ci aiuta a portare lavoro anche nelle nostre strutture.

In secondo luogo questo è vero per quanto riguarda il mondo della meccanica. Per il settore carrozzeria e qui intendo la parte dei ricambi di carrozzeria, le case auto la fanno ancora da padrone, il ricambio originale è ancora preferito.
 
Però è vero che oggi molti distributori propongono anche il ricambio originale…
Certamente, però si tratta sempre di ricambi che passano attraverso le piattaforme dei grandi gruppi di concessionari, come ad esempio per le placche di Stellantis.
Sicuramente è molto migliorato per noi questo aspetto, e confermo che per quanto riguarda le officine autorizzate è calata la richiesta di ricambi originali.
 
Cosa diresti a un’officina e cosa a un distributore?
All’officina che solo noi possiamo dargli il servizio che merita, al distributore di continuare a fare il suo mestiere e di evitare di andare all’officina.

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