News | 08 March 2024 | Autore: David Giardino

Asso Ricambi unisce quattro puntini in un giorno che non c’è

Assemblea Consorzio Assoricambi, Roma, 29 febbraio – 1 marzo: un incontro molto stimolante, che ha dato importanti spunti di riflessione per meglio comprendere il mercato aftermarket e le sue dinamiche. Ecco il resoconto della convention.
 

A Roma, dal 29 febbraio al primo marzo, si sono riuniti nell’assemblea generale gli associati del Consorzio Assoricambi, insieme anche a partner e fornitori del Consorzio.
Due giornate dense di attività, caratterizzate da momenti di aggiornamento, analisi e condivisione delle attività consortili presenti e future e degli scenari di mercato e delle sue ultime innovazioni.

L’assemblea degli associati del Consorzio Assoricambi, infatti, è diventato nel tempo un incontro imperdibile, grazie alla lungimiranza del presidente Andrea Camurati e del CDA di perseguire un percorso ad alto valore per la crescita imprenditoriale e intellettuale dei suoi partecipanti.

A seguito di una mattina dedicata alla approvazione del bilancio ed alla condivisione dei numeri di grande soddisfazione, dove Giampiero Pizza, direttore generale del Consorzio Assoricambi, ha esposto le prestazioni 2023 del gruppo e delle prospettive e della strategia 2024, nel pomeriggio si è voluto, come ormai è abitudine, dare “un colpo d’ala” alla qualità dell’incontro, coinvolgendo delle testimonianze di grande valore.

Il 29 febbraio “un giorno che non c’è”, così lo descrive Umberto Seletto all’apertura dei lavori pomeridiani, citando alcuni dei personaggi più noti nati in questo giorno che si ripete nel calendario solo ogni quattro anni.

Ecco dunque la sintesi della convention dal titolo “Collegare i puntini per un nuovo impatto generazionale” organizzato da Asso Ricambi.

Puntino 1: l’efficienza e il valore del tempo

Il primo puntino lo mette Aurelio Pagani, amministratore delegato di Cierrefe, che espone alla platea il punto di vista di un grande distributore di ricambi OES nell’orbita Stellantis. Dall’alto dei suoi 100 milioni di fatturato, Pagani spiega alla platea che non potendo negoziare a monte le condizioni di acquisto dei ricambi e avendo un listino prezzi imposto a valle, non può che trovare reddittività nei processi aziendali, cercando di renderli il più efficienti possibili.

Con soli 54 dipendenti, e un efficace e-commerce B2B, questo lavoro porta all’azienda un margine operativo lordo dell’11%: davvero un grande successo.

Fa riflettere, inoltre, l’affermazione di Pagani che fa rifiutare le telefonate di chi cerca uno sconto piuttosto che un possibile dialogo sul livello di servizio; “si perde troppo tempo alla ricerca di sconti su valori che non hanno un significato economico, mentre il tempo impiegato ha un costo decisamente superiore”, spiega l’amministratore delegato di Cierrefe.


Puntino 2: il passaggio generazionale e il piacere del lavoro

Il secondo puntino lo segna Bernardo Bertoldi, che oltre a essere professore associato presso l’Università di Torino, ha anche altre autorevoli cariche che permettono alla lettura di inserirlo immediatamente fra coloro che ne sanno parecchio in materia di Family Business Management.

La sua testimonianza, condivisa con sapiente capacità espositiva, ha permesso di portare l’attenzione della platea sul ricambio generazionale e su come affrontarlo nelle imprese nel tentativo di dare continuità al business familiare.

La metafora dei cavoletti di Bruxelles. A tutto ci si abitua, così quando devi dimagrire e la tua dieta è fatta di un mese di cavoletti di Bruxelles, allora la disperazione sembra poter prendere il sopravvento; invece, dopo un mese, trovi che alla fine ti piacciono. Il professor Bertoldi ha voluto spiegare in questo modo assai divertente un principio poco noto, cioè quello che a un primo approccio di insofferenza e disagio nell’applicarsi, tanto nel lavoro quanto nello studio, segue un cambiamento importante quando la persona, resistendo in questa situazione, acquisisce nozioni e sicurezza, sino ad apprendere e governare la materia, passando così infine dalla fatica al piacere.

Il suo suggerimento dunque è quello di non concedere ai propri figli l’opportunità di cercare il proprio futuro in ciò che si ritiene che siano più dotati, ma piuttosto di insegnarli la “cultura del lavoro duro”, che sia applicata allo studio o a qualsiasi altra disciplina. In altre parole, è difficile che piaccia ciò che non si sa fare, ma una volta imparata bene, qualsiasi attività sarà un piacere farla. Un altro puntino.

Puntino 3: l’importanza di sbagliare

Il terzo puntino è nelle mani di un ospite di eccezione Oscar Farinetti, che attraverso una affascinante esposizione, ha trasferito alla platea importanti spunti di riflessione sulla sua esperienza professionale fatta di successi, ma anche di insuccessi e di “gestione delle imperfezioni”.

Il suo dialogo immaginario con un grande della storia, Leonardo da Vinci, che Farinetti considera il più grandi degli ottimisti; il motto di Leonardo “Godo in sovrappiù a provarci che a farcela” vuole testimoniare quanto l’entusiasmo nella ricerca di nuove soluzioni o di imprese impossibili diano al genio grande entusiasmo, anche se alla fine non si dovesse trovare una soluzione per riuscire nell’impresa.

Emblematiche sono le macchine per volare di Leonardo, mai riuscite, ma l’idea di allora irrealizzabile per tecnologie e conoscenze, ha portato nel tempo l’uomo a impadronirsi anche del cielo.
È grazie ai geni, agli ottimisti, a quelli che non si arrendono mai che l’essere umano ha fatto nuove scoperte, ha avuto successo sugli altri animali; così deve essere l’imprenditore, curioso e intraprendente, capace di fiutare l’aria che cambia e cambiare per tempo.

“Le dieci mosse” suggerite da Oscar Farinetti sono contenute in un prezioso libro omaggiato agli associati (e gentilmente anche a chi scrive) “10 mosse per affrontare il futuro” mette a disposizione dei lettori una serie di puntini “attraverso il piacere e la bellezza”. Da leggere.


Il quarto e ultimo “amaro” puntino

Non conoscevo Ivano Trombino, ma conosco un suo prodotto: l’amaro Jefferson, l’amaro importante dal 1871. La sua storia è buona quanto il suo prodotto; Ivano Trombino, che ha fatto sino ai 35 anni l’agente di commercio, ha deciso di riprendere una attività di famiglia, dedicandosi alla produzioni di liquori.
La crescita attraverso lo studio. Questo radicale cambio di vita non è stata una scelta frutto di improvvisazione; Trombino si è infatti iscritto alla Università di Scienze e Tecnologie Erboristiche, una triennale dove oggi è anche docente. Così, perseguendo una idea e una passione, ha potuto mettere a frutto le sue esperienze, facendo nascere nel distretto dove opera, Montalto Uffugo (CS), più di 60 produttori locali.

La sua testimonianza ci trasferisce alcuni spunti su cui riflettere attentamente. Il mondo dei liquori è governato da grandi aziende, da qualità media e dalla abitudine di essere servito gratuitamente nei ristoranti dopo cena. Non certamente un settore facile da scalare quindi.

Ivano Trombino sceglie una sua strada, fatta di qualità e di prodotto; esclude gli aromi artificiali, lo zucchero e ogni prodotto non estratto direttamente dalle essenze naturali del suo territorio; non lo regala ai ristoranti, ha un marketing distintivo e dissuasivo. In pochi anni i suoi prodotti sono riconosciuti da un pubblico di cultori sempre più ampio.

Va segnalata la capacità di Giampiero Pizza di riconoscerne la qualità fra i primi, così come è il primo ad aver portato questa esperienza di successo nel nostro settore.


 

Photogallery

Tags: Asso Ricambi

Leggi anche