News | 20 June 2014 | Autore: Francesco Giorgi

In Italia è “boom” di radiazioni per esportazione di autoveicoli

… Ma dove vanno a finire? E come? Questa pratica di per sé non darebbe adito ad alcuna critica, ma dietro a tutto questo c’è anche illegalità fiscale, di responsabilità civile e ambientale. Assodem (l’Associazione nazionale degli autodemolitori) chiede alle istituzioni che questo fenomeno venga regolamentato con maggiore chiarezza e rigore.

Oltre 700.000 veicoli, nel 2013, hanno varcato il confine nazionale diretti all’estero. Ed è un vero e proprio boom, quello delle radiazioni per esportazione. Un fenomeno che di per sé non nasconde niente di “strano”; tuttavia, il notevole aumento delle radiazioni per esportazione fa nascere diverse considerazioni: è infatti vero che la reimmatricolazione di un veicolo con targa estera permette, ad esempio, alle auto “di lusso” di continuare a circolare senza pagare il superbollo, ostacolare la notifica delle contravvenzioni; in più, i proprietari possono anche nascondersi al redditometro. E c’è di più: quante sono le autovetture ufficialmente senza più targa che poi non vengono più reimmatricolate all’estero, e che contribuiscono all’aumento di mercati illeciti dei ricambi e approvvigionano centri di raccolta non autorizzati?

Tutto questo viene sollevato da Assodem, l’Associazione di categoria degli autodemolitori di FISE Unire – Confindustria, che lancia un chiaro segnale d’allarme. “Il fatto che venga consentito di radiare, prima di esportare, dà luogo però a numerose ricadute negative - spiega a Anselmo Calò, presidente Assodem, in riferimento all’art. 103 del nuovo Codice della Strada, dove viene indicato che la richiesta di esportazione definitiva del veicolo all’estero può essere presentata prima che il veicolo stesso venga trasferito e immatricolato fuori confine, o in un momento successivo, cioè quando il veicolo è già stato trasferito e immatricolato, con nuove targhe estere, nel Paese straniero. - La cancellazione dell’auto dal registro, senza la contestuale iscrizione in un Pra estero, fa entrare il veicolo in una sorta di limbo. Da quel momento si interrompe l'obbligo del pagamento della tassa automobilistica. Così come viene meno la tutela di eventuali terzi danneggiati dalla circolazione del mezzo, che non ha più un intestatario”.

L’altra “voce” dello “strano” boom delle radiazioni da esportazione sulle quali punta il dito Assodem riguarda l’illecito smaltimento dei veicoli a fine vita. Le cifre comunicate dall’Associazione degli autodemolitori parlano chiaro: circa il 30 – 40% dei veicoli radiati per esportazione non circoleranno nel Paese di destinazione, ma passano il confine per venire demoliti all’estero: “Questo avviene soprattutto nel nord Africa e nell’est europeo – prosegue Calò - È facile comprendere che in questo modo la normativa ambientale risulta completamente disattesa. Inoltre vengono mortificati, sia moralmente sia economicamente, tutti i centri di demolizione professionali italiani che hanno investito per essere in regola e per rispettare la salvaguardia ambientale. Ci troviamo davanti a un fenomeno di concorrenza sleale, ma le istituzioni fingono di non vedere un’evidenza che coinvolge tutti, in termine di sicurezza, di gettito erariale e di mercato”.

C’è, poi, chi “saccheggia” i pezzi dai veicoli radiati per esportazione, direttamente in Italia: una pratica che Assodem ha riscontrato in questi ultimi mesi. Come funziona? Semplice: “Le auto vengono smontate in centri incontrollati da personale straniero – spiega il presidente Assodem - e i ricambi riutilizzabili sono successivamente esportati con fatturazioni di comodo, mentre le carcasse finiscono abbandonate o cedute in maniera poco trasparente a terzi”.

E pensare, dichiarano i vertici Assodem, che le istituzioni (Ministero dell’Economia, Ministero dell’Interno, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ACI) sono state a più riprese avvertite di questa situazione; tuttavia, non c’è stato alcun intervento in merito. E però, le soluzioni, indica Assodem, sarebbero semplici: “La domanda di radiazione per esportazione va consentita esclusivamente all’ultimo proprietario intestatario del veicolo, come già avviene in caso di radiazione per demolizione”. Per tracciare le transazioni economiche, “la radiazione per esportazione e la cessione del veicolo dovrebbero essere supportate da copia della fattura emessa secondo la disciplina Iva che regola l’esportazione (art. 8 e/o 41 del dpr n. 633/1972, ndr), qualora il cedente sia un soggetto passivo Iva, oppure da titolo equipollente nel caso di transazione fra privati”. Non solo: Assodem chiede che venga introdotto l’obbligo di fare pervenire al PRA le informazioni relative all’avvenuta reimmatricolazione del veicolo nel Paese di destinazione. Se questo venisse introdotto, si otterrebbe anche un ulteriore risultato: una più abbondante presenza sul territorio italiano di rottami ferrosi, materiali dei quali il nostro Paese risulta in deficit, tanto che per approvvigionarsene deve ricomprarli dall’estero.



Radiazione dei veicoli secondo le principali cause                  
                                                     

  2009 2010 2011 2012
Demolizione 1.750.149 1.349.212 1.029.592 978.948
Esportazione 493.547 559.640 623.843 733.132
Altre cause 20.503 35.504 42.591 42.053
Totale 2.264.199 1.944.356 1.696.026 1.754.133
 




 
>> Approfondimenti
Per saperne di più su Assodem


 
>> Approfondimenti normativi
Per consultare l’art. 103 del nuovo Codice della Strada (Obblighi conseguenti alla cessazione della circolazione dei veicoli a motore e dei rimorchi)

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