
L’Unione Europea ha aperto un bando per la digitalizzazione del settore automotive. Un tentativo di intervenire sul terreno decisivo del software automobilistico, ma anche una scelta necessaria, che arriva mentre il dibattito europeo sull’intelligenza artificiale entra nella sua fase più delicata.
L’Unione Europea torna a interrogarsi sul futuro dell’automobile affrontando un tema che oggi orienta, più di ogni altro, le strategie dei costruttori: la transizione verso il veicolo software-defined, cioè la digitalizzazione completa delle vetture.
La pubblicazione del bando DIGITAL-2026-AI-09-AUTOMOTIVE, avvenuta il 4 novembre 2025 e parte del programma Digital Europe, riflette la volontà di Bruxelles di costruire un’infrastruttura tecnologica che permetta all’industria europea di non restare ai margini in un contesto in cui Stati Uniti e Cina hanno assunto da tempo una posizione di forza.
Il bando non nasce da un impulso improvviso, ma dall’esigenza di proporre un quadro più omogeneo e collaborativo per lo sviluppo del software di bordo, delle piattaforme di intelligenza artificiale e dei sistemi connessi. Il percorso europeo su questi temi è stato finora frammentato, ostacolato da approcci nazionali diversi e da una struttura industriale non sempre pronta a fare massa critica. Il nuovo strumento tenta, quindi, di creare una base comune, invitando costruttori, fornitori, software house e centri di ricerca a cooperare su architetture condivise, sistemi di validazione, modelli di AI, piattaforme cloud e sistemi di cybersecurity integrata.
Il sostegno economico è rilevante, ma sicuramente non all’altezza della sfida (il progetto Digital Europe ha una dotazione di circa 8 miliardi di euro e, all’interno di questi, c’è anche la parte automotive. In ogni caso i progetti finanziabili sembrerebbe che abbiano un limite massimo di 3,5 milioni, ben poca cosa rispetto agli investimenti necessari in questo settore). I progetti selezionati potranno contare su un sistema di finanziamenti garantiti, con contributi europei che copriranno una parte dei costi e una durata media di due o tre anni.
La cifra sufficiente stanziata è già di per sé pensata solo per sviluppare soluzioni dimostrative e piattaforme di riferimento, non per colmare da sola il divario tecnologico con le grandi aree extra-UE, dove gli investimenti annuali sulla sola componente software raggiungono ordini di grandezza superiori.
Un altro elemento centrale è il contesto normativo. Mentre il bando promuove sperimentazione e interoperabilità, l’Europa sta definendo un quadro regolatorio molto articolato: AI Act, Data Act, Cyber Resilience Act e le disposizioni già in vigore incidono direttamente sul modo in cui l’intelligenza artificiale può essere integrata nel veicolo. La sfida sarà trovare un equilibrio tra l’esigenza di garantire sicurezza e diritti degli utenti e la necessità di non rallentare l’innovazione con processi troppo complessi. Il bando va nella direzione di un approccio più pragmatico, ma dovrà convivere con un ambiente regolatorio che richiederà tempi certi e una forte capacità di coordinamento.
Per l’industria automotive il bando rappresenta un’occasione per lavorare su standard comuni e su piattaforme software non più costruite in maniera isolata, ma pensate come risorse condivisibili da più attori. L’obiettivo è favorire una maggiore interoperabilità e ridurre la duplicazione degli sforzi, un problema strutturale di un’industria che, per decenni, ha preferito soluzioni proprietarie difficilmente conciliabili con l’auto connessa e aggiornabile.
Per l’aftermarket, le implicazioni sono meno immediate ma non meno rilevanti. La crescente centralità del software modificherà le modalità di diagnosi, aggiornamento e gestione delle funzionalità veicolo, con un impatto diretto sulle competenze richieste, sulle interfacce disponibili e sulla possibilità di accedere a funzioni che in molti casi resteranno sotto controllo dei costruttori. Il bando non affronta questo aspetto, ma pone le basi di un dibattito che nei prossimi anni diventerà inevitabile.
Nel complesso, DIGITAL-2026-AI-09-AUTOMOTIVE è un segnale politico e industriale importante. Non elimina le difficoltà strutturali della filiera europea, né può da solo compensare anni di ritardi, ma indica una direzione più chiara e una volontà di affrontare in modo organico il tema del software come infrastruttura critica del veicolo del futuro. Sarà la capacità dell’industria europea di cogliere questo stimolo – e di collaborare oltre le tradizionali divisioni – a determinare quanto questa iniziativa riuscirà a incidere davvero.
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