News | 03 December 2025 | Autore: Tommaso Caravani

​ADIRA: la nuova casa dell’aftermarket indipendente

Una riforma profonda della struttura interna, l’apertura a nuovi attori della filiera e un’identità più inclusiva: ADIRA si trasforma nella nuova casa dell’aftermarket indipendente italiano.


Il 22 ottobre 2025 ha segnato una data chiave nella storia di ADIRA. Durante l’assemblea straordinaria, la prima dal 2004, l’associazione ha approvato le modifiche al proprio statuto, aprendo un nuovo capitolo nella rappresentanza del mondo dell’aftermarket indipendente italiano.
 
Un passaggio che, come spiegano Piergiorgio Beccari, presidente, e Andrea Boni, vicepresidente, riflette l’evoluzione di un settore sempre più trasversale e interconnesso.
“ADIRA esiste da vent’anni”, ricorda Beccari. “Ma il contesto in cui operiamo è cambiato radicalmente: non esiste più una filiera lineare definita da soggetti distinti, ma un ecosistema che va dalla produzione dei ricambi fino alla gestione dei dati e alla formazione tecnica. Per questo era necessario aggiornare il nostro statuto e adattarlo al nuovo aftermarket”.

Dalla distribuzione all’ecosistema

L’associazione, nata nel 2004 per rappresentare la distribuzione indipendente, ha progressivamente ampliato il proprio raggio d’azione. “Oggi – spiega Boni – l’attività di ADIRA per la distribuzione è diventata la parte minoritaria. Passiamo gran parte del nostro tempo a interfacciarci con officine, produttori e fornitori di servizi. È lì che oggi si gioca l’equilibrio del mercato”.

Con il nuovo statuto, ADIRA potrà accogliere tra i propri soci anche produttori di componenti, enti e aziende di formazione, sviluppatori di dati e software, e fornitori di servizi per la filiera
Restano invece esclusi i costruttori di attrezzature, una scelta che evita sovrapposizioni  e mantiene chiara la distinzione dei ruoli associativi. “Non c’è uno scontro tra associazioni – precisa Beccari – ma una maggiore chiarezza. Ognuno opera nel proprio ambito”.

La riforma ha portato anche a un cambiamento dell’acronimo: nata come Associazione Distributori Indipendenti di Ricambi per Autoveicoli, ADIRA diventa ora Associazione Degli operatori Indipendenti della Rete Aftermarket, con l’obiettivo di rappresentare l’intera filiera dell’aftermarket indipendente, non più solo la distribuzione.

Governance e partecipazione

La revisione statutaria introduce nuove regole di governance per garantire trasparenza e inclusione. Il consiglio direttivo resta composto da nove membri, ma è prevista la figura degli uditori, rappresentanti dei componentisti che, superata la soglia di cinque aziende aderenti, potranno proporre un proprio delegato senza diritto di voto. “Abbiamo voluto rendere il sistema più aperto e partecipativo – spiega Beccari –. Domani il consiglio potrebbe anche non essere composto da soli distributori”.

Tra le novità anche due nuovi consiglieri: Giampiero Pizza, che subentra ad Adele De Paulis, e Lionel Zangari, in sostituzione di Massimiliano Carnevale
“L’obiettivo – continua Beccari – è portare in ADIRA sempre nuove competenze, tenendo anche in considerazione ciò che l’impegno associativo comporta per chi decide di partecipare. Oggi con questi nuovi ingressi, possiamo contare su una visione integrata e coerente con la trasformazione del mercato”.

Le priorità sul tavolo

Sul piano operativo, l’associazione sta lavorando su temi di grande attualità: Data Act, ricambio rigenerato, aggiornamento del regolamento sull’omologazione, cybersecurity, Euro 7 e nuova BER.

“Sono tutti argomenti che ricadono sotto il grande cappello della concorrenza e dell’accesso ai dati – precisa Beccari – e che toccano direttamente la sostenibilità del settore”.
A livello europeo, è FIGIEFA a seguire il dossier, ma in Italia il riferimento resta ADIRA. “Siamo noi a interfacciarci con le istituzioni nazionali – aggiunge Boni – perché nessun altro ha la stessa competenza tecnica e conoscenza diretta della filiera”.

Tra rappresentanza e politica industriale

Le criticità restano molte. “Il problema è che a Bruxelles nessuno vuole ammettere gli errori fatti nella stesura della nuova BER – sottolinea Roberto Rossi (CEO di Cati Spa e associato ADIRA) – e la battaglia per correggerli è tutt’altro che semplice”. Anche in Italia, la voce dell’aftermarket fatica a essere ascoltata.
 
“Le istituzioni – osserva Boni – hanno perso interesse verso l’industria. La politica guarda altrove, e questo indebolisce il sistema produttivo nazionale. La crisi del dialogo tra governo e Stellantis è un esempio evidente”.
In questo contesto, ADIRA rivendica il ruolo centrale del settore indipendente nel garantire accessibilità alla mobilità. “L’auto resta un bene essenziale – sottolinea Boni –. L’aftermarket ha la responsabilità di mantenerla accessibile, sostenibile e sicura, anche in un contesto economico difficile”.

Un nuovo posizionamento

Il rinnovamento di ADIRA non è solo statutario, ma identitario. “Vogliamo rappresentare tutti gli operatori che condividono i nostri valori e la visione di un mercato libero e concorrenziale – spiega Beccari –. Chi non condivide questi principi non può far parte dell’associazione”. 

Da qui anche il nuovo claim: “Dove l’aftermarket conta”, che riassume la missione di un’associazione pronta ad affrontare la prossima fase di evoluzione del settore.
Parallelamente, l’associazione ha presentato anche un instant book, una fotografia del momento che vive oggi l’aftermarket italiano. 

“Non è solo un’analisi di mercato – conclude Boni – ma un documento che prova a raccontare i cambiamenti della società, della mobilità e del lavoro. Perché capire dove va l’aftermarket significa, in fondo, capire dove sta andando il Paese”.

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